
Guerra Russia-Ucraina: Donbass, Crimea e Nato. Scenari di pace e compromessi possibili
Il presidente ucraino Zelensky ha detto che è possibile trovare una soluzione comune con Mosca sui territori separatisti nel Sud del Paese. Sulla Nato: "Ho raffreddato la questione dopo aver capito che non è disposta ad accettare l'Ucraina". Quali potrebbero essere le soluzioni per la fine del conflitto: il punto

Si aprono spiragli per poter raggiungere un compromesso e mettere fine al conflitto tra Russia e Ucraina. Finora i colloqui di pace tra le delegazioni dei due Paesi non hanno portato risultati concreti. Tuttavia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (in foto), in un’intervista alla Abc - pur parlando del rischio che il conflitto diventi una "guerra mondiale" - ha messo sul tavolo alcune questioni che fanno riflettere su come e perché potrebbe finire lo scontro
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DONBASS E CRIMEA - Tra le richieste che Putin muove all’Ucraina e a tutta la comunità internazionale c’è il riconoscimento del Donbass e della Crimea come territorio russo. La Crimea è stata annessa unilateralmente a sé da Mosca nel 2014, mentre nel Donbass sono nate le repubbliche separatiste e filorusse di Donetsk e Lugansk, al momento occupate dalle truppe di Mosca (in foto, carri armati in Crimea)
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Riguardo al Donbass, Zelensky ha detto che "sui territori temporaneamente occupati e le pseudo-repubbliche non riconosciute da nessuno tranne la Russia, possiamo trovare un compromesso su come vivranno questi territori"
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"Per me è importante sapere come le persone che vogliono essere parte dell’Ucraina vivranno lì. Mi interessa la loro opinione e quella di chi si vede come cittadino della Federazione Russa”, ha continuato il presidente ucraino, aggiungendo che “possiamo discutere in questo senso, così come su un compromesso sulla Crimea"
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Bisognerebbe quindi trovare un punto in comune che soddisfi sia Kiev che il Cremlino. Finora, la Crimea è riconosciuta come la 22esima repubblica della Federazione russa solamente da Corea del Nord, Cuba, Siria, Afghanistan, Venezuela e Nicaragua
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Donetsk e Lugansk sono invece state riconosciute come autonome dalla Russia lo scorso 21 febbraio. Nessun altro Stato si è mosso per ora in questa direzione, se non l’Ossezia del Sud, un altro territorio a riconoscimento limitato che si è auto-dichiarato, con l’appoggio russo, indipendente dalla Georgia. A differenza della Crimea, Mosca non ha ancora dichiarato le due repubbliche parte del suo territorio, ma Putin ha detto che il Donbass è “parte integrante della storia e della cultura russa”
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Una soluzione potrebbe quindi essere il riconoscimento internazionale delle repubbliche come territori autonomi, oppure – anche se l’ipotesi sembra più improbabile – come parte della Federazione russa
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NATO - Un altro tema su cui Zelensky ha aperto è l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. La questione è uno dei motivi che Putin ha sempre detto essere stati cruciali nella sua decisione di lanciare “un’operazione militare speciale” sul suolo ucraino
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Da anni Kiev, puntando a staccarsi dall’influenza geopolitica di Mosca e avvicinarsi all’Occidente, chiede di entrare nell’Alleanza Atlantica. Una richiesta che spaventa il Cremlino, che si troverebbe così a confinare con uno Stato membro dell’organizzazione militare rivale
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La Nato ha però sempre escluso “l’imminente ingresso dell’Ucraina”. Zelensky ha fatto adesso intendere che si può discutere anche sulla rinuncia di Kiev alla Nato

Zelensky negli scorsi giorni ha anche avanzato richiesta formale di adesione per diventare il 28esimo Stato membro dell’Unione europea. Putin non si è espresso, ma nemmeno questa sembra la strada della “neutralità” che chiede per mettere fine all’invasione dell’Ucraina. Sul punto, per ora, non è tornato nemmeno Zelensky

È quindi su Crimea, Donbass e la posizione di Kiev nella comunità internazionale che si giocherà la partita nei prossimi giorni. Secondo molti Putin, che parla anche di “demilitarizzazione” dell’Ucraina, punterebbe non tanto a occupare tutto il territorio ucraino, quanto più a instaurarvi una classe politica filorussa

Il nome sul tavolo sarebbe quello di Viktor Yanukovich (in foto), ex presidente ucraino rifugiatosi in Russia dopo le sanguinose rivolte di piazza Maidan del 2014, quando il popolo ucraino – su spinte filoeuropee – si ribellò contro la sua vicinanza a Putin