Afghanistan, Biden: “Credibilità Usa non a rischio". Telefonata con Draghi. È caos a Kabul
MondoIl presidente Usa è tornato a parlare dell'evacuazione dalla capitale afghana: "Gli Stati Uniti sono l'unico Paese a poter organizzare un'operazione del genere e rispetteranno i loro impegni". “Dal 14 agosto – ha aggiunto – gli Usa hanno evacuato circa 13mila persone”. Ma ha ammesso di non sapere quanti americani sono rimasti nel Paese o dove si trovano. Poi ha ribadito: “Qualsiasi attacco all’evacuazione avrà una risposta immediata”. Colloquio telefonico tra Draghi e Biden su rifugiati e aiuti alla popolazione
Il presidente Usa Joe Biden è tornato a parlare dell'Afghanistan, in particolare dell'evacuazione dei cittadini americani e delle loro famiglie, dei richiedenti il visto speciale di immigrazione e degli afghani vulnerabili. "Gli Stati Uniti sono l'unico Paese al mondo a poter organizzare un'evacuazione del genere e rispetteranno i loro impegni", ha detto Biden parlando alla Casa Bianca. E ha ribadito: “Qualsiasi attacco alle operazioni di evacuazione all'aeroporto di Kabul avrà una risposta immediata”. Poi il colloquio telefonico con il premier italiano Mario Draghi su rifugiati e aiuti alla popolazione.
Allo scalo di Kabul intanto è ancora caos, ma il Pentagono ha fatto sapere che l'operazione di evacuazione degli americani dall'aeroporto di Kabul è ripresa dopo una lunga interruzione. Intanto il portavoce del Pentagono John Kirby ha spiegato che "sappiamo che al Qaeda e l'Isis sono ancora presenti in Afghanistan" (GLI AGGIORNAMENTI SULL'AFGHANISTAN LIVE - LO SPECIALE - TUTTI I VIDEO).
Biden: evacuazione da Kabul è "una delle più difficili della storia"
"Faremo tutto quello che possiamo per dare una evacuazione sicura agli americani e agli afghani che sono in pericolo perché hanno collaborato con le forze estere. Vi garantisco che mobiliterò tutte le risorse necessarie. Siamo in costante contatto con i talebani, per garantire la sicurezza degli americani e dei civili”, ha spiegato Biden. “Dal 14 agosto – ha detto – gli Usa hanno evacuato dall'Afghanistan circa 13mila persone, oltre ad aver facilitato altri voli charter”. Il presidente ha aggiunto che gli Stati Uniti hanno quasi 6mila soldati sul terreno, ma ha ammesso che non sanno esattamente quanti americani sono rimasti in Afghanistan o dove si trovano. Ha poi riferito di non avere indicazioni che cittadini Usa siano bloccati dai talebani mentre tentano di raggiungere l'aeroporto di Kabul. Biden ha sottolineato che l'evacuazione dalla capitale afghana è "una delle più difficili operazioni di ponte aereo della storia" e ha affermato che non è in grado di garantire "l'esito finale" di questa rischiosa operazione. Il presidente ha poi escluso che gli alleati Usa stiano sollevando "la questione della nostra credibilità" e ha ribadito che gli Stati Uniti non hanno più alcun interesse nazionale in Afghanistan dopo la sconfitta di Al Qaida.
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I numeri
Dopo le promesse di aiuto, sono centinaia di migliaia gli afghani che hanno lavorato con gli Usa ancora nel limbo, costretti a nascondersi dalla vendetta talebana in attesa di un visto per l'America. Con Biden sempre più pressato perché si velocizzino al massimo le procedure. Si calcola che in tutto siano 300mila i civili afghani che in 20 anni hanno collaborato con gli Stati Uniti. Di questi, 15mila sono già entrati negli Usa con le loro famiglie grazie a un visto speciale. Visto ancora in sospeso invece per altri 18mila afghani, mentre per tutti gli altri è notte fonda.
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Le pressioni su Biden
Biden, finito nell'occhio del ciclone, è stato costretto ancora una volta a difendersi in tv davanti al suo Paese e al mondo intero, per tentare di spiegare non solo quanto accaduto con la caduta di Kabul, ma anche un'evacuazione che assume contorni sempre più drammatici col passare delle ore. Le pressioni sul presidente Usa sono fortissime, sia in patria che da parte degli alleati. Tra questi ultimi Emmanuel Macron, che invoca la "responsabilità morale" verso quelle centinaia di migliaia di afghani che in 20 anni di guerra hanno aiutato le truppe della Nato e i diplomatici occidentali: "Non possiamo abbandonarli", il suo appello in una telefonata con l'inquilino della Casa Bianca. Appello che per qualcuno suona più come un monito. Del resto la linea difensiva di Biden sembra ormai vacillare, con le indiscrezioni che rafforzano la tesi di un'amministrazione Usa consapevole di quanto stesse accadendo, con la rapida e inarrestabile avanzata dei talebani. Tesi che getta un'ombra sulla Casa Bianca e alimenta più di un sospetto sul fatto che il presidente non abbia detto tutta la verità. La versione ufficiale dei fatti - più volte ripetuta anche dal Pentagono, dal Dipartimento di stato e dai vertici delle forze armate - è che nessuno prevedeva un epilogo così devastante, con i talebani che hanno conquistato Kabul in soli undici giorni. Ma a smentire questa narrativa arriva anche uno scoop del Wall Street Journal, che ha tirato fuori un cablogramma dai toni drammatici inviato il 13 luglio scorso direttamente al segretario di stato Antony Blinken da una ventina di diplomatici dell'ambasciata Usa a Kabul. Un memo interno che già metteva in guardia sul probabile collasso della capitale nel giro di poco tempo, a causa della rapidissima avanzata talebana e dell'altrettanto rapido disfacimento delle forze di sicurezza afghane. Un chiaro messaggio che ora imbarazza non poco il capo della diplomazia americana e che difficilmente - sostengono in molti - non è stato condiviso con il presidente e i vertici del Pentagono.
I talebani hanno picchiato cittadini americani
Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, parlando con alcuni deputati in un briefing online ha detto che cittadini americani sono stati picchiati da talebani a Kabul. Lo riferisce su Twitter Andrew Desiderio, reporter del sito Politico, il quale afferma che diverse persone che hanno partecipato al briefing hanno citato l'affermazione di Austin, che ha anche definito la vicenda "inaccettabile". Per Desiderio, "questa affermazione contraddice molte cose dette da Biden, per il quale gli americani non avevano grandi difficoltà ad arrivare all'aeroporto di Kabul".
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La situazione all’aeroporto di Kabul
Intanto, dall’aeroporto di Kabul sono ripresi dopo una pausa i voli americani: lo stop era stato deciso perché la base di Al Udeid in Qatar - dove sono diretti gli aerei - sta raggiungendo la sua massima capacità di accogliere altri afghani, visto che ce ne sono già 8mila. Nello scalo della capitale cresce il caos (FOTO): si parla di 10mila persone che cercano di prendere voli di evacuazione. Le continue tensioni hanno spinto i militari a usare i lacrimogeni per disperdere la folla che tentava di accedere all’area dopo che il Pentagono aveva annunciato che le operazioni di evacuazione sarebbero state accelerate. I soldati hanno anche sparato in aria, secondo un funzionario occidentale. E mentre si recava all'aeroporto per provare a lasciare il Paese, un cittadino tedesco è stato colpito da un proiettile: non è in pericolo di vita e sarà presto rimpatriato. "È un suicidio venire all'aeroporto, è come se fosse la fine del mondo", ha raccontato un ex cooperante della Commissione Ue in un video dallo scalo di Kabul. E la ressa è tale che i governi non sanno su quali aerei si trovano i loro cittadini evacuati, ha denunciato la ministra degli Esteri olandese Sigrid Kaag. "In questo momento non abbiamo un'immagine chiara di quale aereo abbia imbarcato la nostra gente o i cittadini di altri Paesi europei o alleati della Nato o del personale afghano. Nessun Paese la ha", ha detto. La ministra della Difesa spagnola Margarita Robles, per descrivere la situazione di caos all’aeroporto, ha raccontato che una persona evacuata su un aereo spagnolo ha perso il contatto con una delle figlie, che "è rimasta a Kabul".
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La Nato ai talebani: “Permettere il passaggio sicuro per chi vuole lasciare il Paese”
Vista la situazione, la Nato ha avvertito i talebani. “Ci aspettiamo che permettano il passaggio sicuro per tutti gli stranieri e gli afghani che vogliono lasciare il Paese", ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg. La "priorità assoluta" e "più urgente" in questo momento, ha spiegato, resta quella di trasferire fuori dall'Emirato islamico i cittadini internazionali e locali che hanno lavorato per gli Alleati. "Gli aerei ci sono. E ci sono anche Paesi disposti a dare accoglienza, ma la cosa davvero, davvero, difficile" soprattutto per gli afghani, è riuscire a raggiungere ed entrare nello scalo di Kabul, ha aggiunto nella conferenza stampa al termine della riunione con i capi delle diplomazie. I miliziani, secondo i racconti dal terreno, controllano le strade e nell'aeroporto fanno da filtro e respingono le persone in fuga, dopo averle schedate. La richiesta che si leva dall'Alleanza è anche lo stop alla violenza unita a una "profonda preoccupazione per le segnalazioni di gravi violazioni e abusi dei diritti umani". Nel medio e nel lungo termine, la preoccupazione è evitare che il Paese torni a essere porto franco per quelle organizzazioni che come al Qaeda hanno sferrato attacchi sanguinari contro l'Occidente. "Non permetteremo ai terroristi di minacciarci ancora dall'Afghanistan", ha avvertito Stoltenberg.
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