Afghanistan, i talebani sono a Kabul. Si svuotano ambasciate. Caos all'aeroporto

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Media e testimoni parlano di spari nelle strade e all'aeroporto. I talebani: ordinato l'ingresso in città per evitare il caos. Sostengono di voler consentire una via sicura a chiunque decida di andarsene. Ma dicono: non ci sarà un governo di transizione. In corso le operazioni per il rientro del personale dell'ambasciata italiana e dei connazionali con un ponte aereo. La Russia non evacuerà il suo staff

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I talebani sono arrivati a Kabul e hanno permesso ai loro combattenti di entrare nelle aree della capitale che sono state evacuate dalla polizia e dalle altre forze dell'ordine per "mantenere la legge e l'ordine (AFGHANISTAN: TUTTI I VIDEO - LO SPECIALE). La decisione è stata presa per evitare il rischio di furti e rapine in assenza di polizia e altro personale di sicurezza", ha affermato il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid. Poche ore dopo i comandanti talebani hanno preso il controllo del palazzo presidenziale a Kabul e un loro rappresentante ha reso noto che presto verrà dichiarata la nascita dell'Emirato islamico dell'Afghanistan dal palazzo presidenziale. Sono state segnalate sparatorie in diverse parti della città. Lo riportano testimoni oculari e media. L'ambasciata Usa in Afghanistan ha diramato l'allerta dicendo che "l'aeroporto di Kabul è sotto tiro" e riferisce di spari nello scalo della capitale dove si è scatenato il caos. Secondo la Bbc che cita testimoni, la gente corre sulla piste pur di riuscire a salire sugli aerei e lasciare il Paese. 

I talebani non vogliono un governo di transizione

I talebani avevano garantito di non voler prendere la capitale "con la forza" e ci sarà un passaggio pacifico dei poteri. Si era parlato di un governo di transizione dopo l'addio del presidente Ghani, che ha già lasciato già il Paese "per evitare un bagno di sangue". Il presidente si è trasferito in Tagikistan insieme ai suoi stretti collaboratori, tra cui il vicepresidente Amrullah Saleh. I talebani hanno detto alla Reuters che non ci sarà alcun governo di transizione e che si aspettano un passaggio completo del potere nelle loro mani. Intanto, come riporta la Bbc, molta gente sta scappando da Kabul anche in auto, causando lunghe code di traffico in uscita dalla città. Nella capitale, ieri è iniziata l'evacuazione del personale delle ambasciate (FOTO). L'Italia ha avviato le procedure di rimpatrio e predisposto un ponte aereo. È in corso l'imbarco del volo all'aeroporto di Kabul. Cinquemila soldati garantiscono l'evacuazione degli americani. Anche questi - ha assicurato il presidente Usa Joe Biden - lasceranno il Paese entro fine mese e il ritiro (previsto entro il 31 agosto) non subirà ripensamenti. Il capo della Casa Bianca ha poi avvertito i talebani: se metteranno a rischio il personale Usa o la missione diplomatica, "riceveranno una rapida e forte risposta militare". La Russia, invece, non evacuerà la sua ambasciata. Per la NATO, una soluzione politica alla situazione "è più urgente che mai". (L'APPROFONDIMENTO: L'AFGHANISTAN VISTO DALLE DONNE DI RAWA).

I talebani arrivati a Kabul

I leader talebani avrebbero ordinato ai combattenti di evitare violenze e consentire un passaggio sicuro a chiunque decida di andarsene. Il ministro dell'Interno afghano ad interim, Abdul Sattar Mirzakwal, ha fatto sapere che ci sarà un "pacifico passaggio di poteri verso un governo di transizione". Ipotesi scartata dai talebani. Un ospedale di Kabul ha reso noto su Twitter che "più di 40 persone" sono rimaste ferite in scontri alla periferia della capitale afghana e sono state ricoverate. I talebani hanno rivendicato anche il controllo della base aerea e della prigione di Bagram, alla periferia di Kabul. Il complesso, arrivato a contenere fino a 10mila soldati, è stato una delle basi più importanti nell'offensiva contro i talebani e al-Qaeda per circa 20 anni fino al mese scorso, quando l'esercito americano è partito.

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I talebani conquistano Jalalabad

Kabul era l'ultima grande area urbana rimasta sotto il controllo del governo: insieme a lei c'erano una manciata di città minori, sparse e lontano dalla capitale, senza grande valore strategico. In dieci giorni i talebani hanno preso il controllo della maggior parte del Paese: con la capitolazione di Mazar-i-Sharif, Maymana e Jalalabad - quinta città più grande dell'Afghanistan - sono arrivati a 26 i capoluoghi di provincia caduti in mano ai talebani. Le milizie sono entrate a Jalalabad, nell'Afghanistan orientale, domenica mattina, senza combattere. “Ci siamo svegliati questa mattina con le bandiere bianche dei talebani in tutta la città. Sono entrati senza combattere", ha confermato all’Afp un residente. Sui social è arrivata anche la rivendicazione dei talebani: "Pochi istanti fa, i mujaheddin sono entrati a Jalalabad, la capitale della provincia di Nangarhar. Tutti i quartieri sono ora sotto il loro controllo", ha detto Zabihullah Mujahid, uno dei loro portavoce. Parla anche delle conquiste di Ghani Khel e Surkhrud, anch'esse nella provincia di Nangarhar. In tutti e tre i centri, secondo il portavoce, i guerriglieri non hanno incontrato resistenza. La conquista di Jalalabad consente ai talebani il controllo delle arterie stradali che collegano l'Afghanistan al Pakistan. Più tardi il portavoce dei talebani ha annunciato che anche Bamiyan è caduta: la città e la sua valle sono famose per i Buddha distrutti proprio dai talebani 20 anni fa, nel 2001.

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Ponte aereo per il rientro in Italia

E mentre la situazione nel Paese precipita, le ambasciate si svuotano. A Kabul, infatti, la situazione già da ieri si era fatta talmente critica che le cancellerie occidentali hanno rotto gli indugi, disponendo l'evacuazione del personale diplomatico. Anche l'Italia ha dato il via alle operazioni di rimpatrio del proprio staff, pur mantenendo un presidio dell'ambasciata all'aeroporto della capitale afgana (come stanno facendo la maggior parte delle altre ambasciate). L'ambasciata italiana a Kabul, secondo quanto si apprende, ha inviato una mail a tutti i connazionali lanciando un appello a rientrare. “Facendo seguito agli inviti formulati a lasciare il Paese", si legge nella mail, "visto il grave deterioramento delle condizioni di sicurezza, viene messo a disposizione dei cittadini italiani un volo dell'Aereonautica militare nella giornata di oggi 15 agosto alle ore 21.30 circa dall'aeroporto di Kabul". L'ambasciata ha invitato quindi "a lasciare il Paese" sfruttando questo ponte aereo. Il personale dell'ambasciata e i cittadini italiani che hanno risposto all'appello della Farnesina si stanno imbarcando all'aeroporto di Kabul. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto sapere che sta seguendo, in raccordo con l'unità di crisi della Farnesina e l'ambasciatore a Kabul, le operazioni di rientro in Italia dei connazionali. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha dichiarato che il governo "farà di tutto" per fare tornare in Italia in sicurezza i concittadini in Afghanistan. Il capo del Viminale ha anche detto che il rapido precipitare della situazione "comporterà un'accelerazione dell'accoglienza" degli afghani che hanno collaborato con gli italiani in Afghanistan e ha previsto "un ulteriore flusso di migranti" provenienti dal Paese, che potrebbe anche fare aumentare la preoccupazione legata "al rischio terrorismo".

Evacuazioni dei collaboratori afghani dei ministeri di Difesa e Esteri

Il team militare italiano sta anche lavorando all'evacuazione di tutti i collaboratori afghani dei ministeri di Difesa ed Esteri, "nel più breve tempo possibile, attraverso un ponte aereo assicurato con voli commerciali il 16 agosto e dal 17 proseguirà con aerei KC767 dell'Aeronautica Militare". A farlo sapere è lo Stato Maggiore della Difesa, che informa che il dispositivo militare del Comando operativo di vertice interforze "rimarrà operativo presso l'aeroporto di Kabul fino all'imbarco dell'ultimo collaboratore, fino a quando le condizioni di sicurezza lo consentiranno" e lascerà l'Afghanistan con un C130 dell'Aeronautica Militare.

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Cominciato rimpatrio Usa

La smobilitazione da Kabul è generale. I britannici stanno utilizzando i soldati per proteggere il rimpatrio dello staff diplomatico rimasto. Gli Stati Uniti hanno inviato 5mila marines, di rinforzo a quelli già sul terreno, per evacuare 30mila persone entro il 31 agosto, al ritmo di migliaia ogni giorno. Secondo la Cnn, tutto il personale dell'ambasciata americana, compresi gli alti funzionari, lascerà Kabul nelle prossime 72 ore. La maggior parte dei diplomatici statunitensi andrà all'aeroporto della capitale afghana e poi tornerà in America, mentre un piccolo numero di membri del personale, incluso l'ambasciatore, rimarrà per ora all'aeroporto della città. Biden, asserragliato nei giorni di Ferragosto a Camp David con tutto il suo entourage, intanto conferma di non voler fare dietrofront sul ritiro delle truppe militari dall'Afghanistan, che lasceranno il Paese entro fine mese. 

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L’avvertimento di Biden ai talebani

Il presidente ha spiegato che "un anno o cinque anni in più di presenza militare Usa non avrebbe fatto la differenza se l'esercito afghano non può o non vuole tenere il suo Paese. E una presenza americana senza fine nel mezzo del conflitto civile di un altro Paese non è accettabile per me: non passerò questa guerra a un quinto presidente". Biden ha poi messo in guardia i talebani che "ogni loro azione sul terreno che mette a rischio il personale Usa o la nostra missione riceverà una rapida e forte risposta militare". Intanto, il segretario di stato Usa Antony Blinken ha parlato col presidente afghano Ashraf Ghani (che ieri aveva annunciato di aver avviato "consultazioni" per trovare rapidamente una soluzione politica che garantisca "pace e stabilità"), discutendo "l'urgenza degli attuali sforzi diplomatici e politici per ridurre la violenza".

Chiusa l'ambasciata tedesca, Russia non evacuerà il suo staff

La Germania ha chiuso la sua ambasciata a Kabul e ha chiesto ai cittadini tedeschi di lasciare il Paese. "La situazione della sicurezza è peggiorata drasticamente. L'ambasciata tedesca a Kabul è chiusa dal 15 agosto", si legge sul sito del ministero tedesco. Anche Danimarca e Norvegia hanno annunciato la chiusura temporanea delle sedi o la riduzione delle attività al minimo. La Russia, invece, ha deciso che non evacuerà la sua ambasciata nella capitale afghana.

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