Afghanistan: talebani vicini a Kabul, presa anche Mazar-i Sharif. Parte rimpatrio italiani

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Le milizie a 11 km dalla capitale, dopo aver conquistato le ultime roccaforti quasi senza combattere. Ghani: consultazioni in corso per fine guerra. Si svuotano le ambasciate. Avviate le procedure per il rientro in Italia del personale dell'ambasciata a Kabul, a disposizione dei cittadini italiani un volo dell'Aereonautica il 15 agosto. Anche Usa iniziano evacuazione. Biden avverte: "Risponderemo a ogni azione che mette a rischio nostro personale". Allarme sfollati: già oltre 250mila. Il Canada ne accoglierà 20mila

In Afghanistan prosegue l'avanzata dei talebani verso Kabul, quasi senza combattere (AFGHANISTAN: TUTTI I VIDEO - LO SPECIALE). Le milizie continuano a conquistare altre città, tra cui Mazar-i Sharif, e hanno raggiunto il distretto di Char Asyab, a soli 11 chilometri a sud della capitale afghana. Alcuni media, tra cui Sky News e fonti di intelligence, riferiscono di un blackout totale a Kabul, mentre già sarebbero in corso i combattimenti tra i talebani e le forze governative. Secondo al Al Arabiyaa, la prigione di Pul-e-Charki, la maggiore dell'Afghanistan, è già in mano ai ribelli e i detenuti, circa 5 mila, sono in fuga. Il presidente del Paese, Ashraf Ghani, sempre per Al Arabiya, starebbe valutando le dimissioni mentre sono in corso, come aveva annunciato nel pomeriggio, "consultazioni rapide" per porre fine alla guerra. Ma l'Afghanistan rischia una nuova "guerra civile", con scontri possibili anche tra diverse fazioni talebane. E cresce il numero degli sfollati: finora sono almeno 250mila. Il Canada si è detto pronto ad accogliere 20mila rifugiati afghani che rischiano di subire la vendetta dei talebani (L'APPROFONDIMENTO: L'AFGHANISTAN VISTO DALLE DONNE DI RAWA).

Gli Usa schierano 5mila soldati per "rientro sicuro"

Intanto, le ambasciate si svuotano: avviate le procedure per il rimpatrio dei cittadini italiani, iniziata l'evacuazione anche degli americani. "Abbiamo comunicato ai rappresentanti dei talebani a Doha, attraverso il nostro comando, che ogni azione da parte loro sul terreno in Afghanistan che mette a rischio il personale Usa o la nostra missione (diplomatica, ndr) riceverà una rapida e forte risposta militare Usa", ha avvertito Joe Biden. Il presidente ha autorizzato il dispiegamento di circa 5mila soldati per un ritiro "ordinato e sicuro" del personale americano e alleato, nonché degli afghani che hanno aiutato l'esercito americano.

Conquistata Mazar-i Sharif

Tra le zone conquistate oggi c'è Mazar-i Sharif, quarta città afghana, roccaforte di forze tradizionalmente ostili ai jihadisti. Secondo voci non confermate, da qui sarebbero scappati anche i signori della guerra Abdul Rashid Dostum e Atta Muhammas Noor, che avrebbero dovuto difendere la città. Mazar-i-Sharif, città strategica nel nord dell'Afghanistan, è la capitale della provincia di Balkh. Fonti locali hanno riferito all'Ansa che i talebani hanno preso possesso della città dopo che i militari dell'esercito regolare hanno lasciato la locale caserma. I talebani hanno quindi rilasciato dei detenuti dalle carceri. Secondo il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, la città è stata conquistata completamente. Nelle ultime 24 ore sono quindi cinque i capoluoghi provinciali caduti nelle mani dei jihadisti, dopo Logar, Paktika, Kunar e Paktia e 10 distretti. I talebani controllerebbero quindi 26 su 34 province. Combattimenti sono segnalati anche intorno all'aeroporto di Kandahar, la seconda città del Paese, nel sud, conquistata due giorni fa dai talebani.

Leader anti-talebani fuggiti 

Il signore della guerra afghano Abdur Rashid Dostum e Ata Muhammad Noor, leader di Jamiat-e Islami, entrambi nemici giurati dei Talebani che avrebbero dovuto difendere la città settentrionale di Mazar-i-Sharif  sono fuggiti dall'Afghanistan e si trovano ora in un "luogo sicuro": lo scrive lo stesso Noor sul proprio account Twitter. Il leader spiega che per un "complotto vile" le armi e gli altri equipaggiamenti della sua milizia e dell'esercito sono stati consegnati ai talebani. "Avevano orchestrato il piano per intrappolare il Maresciallo Dostum e me. ma non ha funzionato",. Nel messaggio si dice che loro due e altri membri della leadership della provincia di Balkh, di cui Mazar-i-Sharif è il capoluogo, si trovano in un posto sicuro. Secondo il giornalista ed esperto Bilal Sarwaray, l'impatto di questo sul morale del Paese e dell'esercito di Kabul, che stanno crollando, sarà "devastante".

 

Ghani: consultazioni in corso per fine guerra

Intanto, sono in corso "consultazioni" per trovare rapidamente una soluzione politica che garantisca "pace e stabilità" in Afghanistan, ha affermato oggi il presidente Ghani durante un discorso televisivo alla nazione. "Ho avviato consultazioni", che "procedono rapidamente", all'interno del governo, con leader politici, partner internazionali, per trovare "una soluzione politica che garantisca pace e stabilità al popolo afghano", ha sottolineato il presidente. La "rimobilitazione" delle forze armate afgane è una "priorità assoluta", ha aggiunto Ghani. "Nella situazione attuale, la rimobilitazione delle nostre forze di sicurezza e di difesa è la nostra massima priorità e seri passi vengono presi in questo senso".

La situazione nel Paese

Oggi è caduta anche la città di Sherana, capitale della provincia afghana di Paktika. Paktika è a sud di Kabul e confina con il Pakistan. Il portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid ha affermato che le forze talebane hanno preso la città e che le truppe governative si sono arrese. La caduta delle città avviene dopo che "la maggior parte delle autorità sono fuggite a Kabul" senza opporre resistenza. Era successo così anche giovedì a Ghazni, 150 chilometri a Sud-ovest di Kabul, consegnata ai jihadisti in cambio di un lasciapassare dal governatore, Mohammad Davud Laghmani, che poi è stato arrestato dalle forze governative mentre fuggiva. Scenario non diverso a Kandahar, nel Sud, seconda città del Paese e culla dei talebani. I massimi rappresentanti delle istituzioni governative hanno potuto andarsene in cambio della resa, e i talebani si sono messi al lavoro per riorganizzare il governo locale chiedendo a tutti gli impiegati pubblici di tornare regolarmente al lavoro, mentre solo i capi dei vari dipartimenti sono stati allontanati. A Herat, nell'Ovest del Paese, anche il leggendario signore della guerra Ismail Khan, che per decenni ha combattuto le forze d'invasione sovietiche e poi i talebani, si è lasciato catturare dagli insorti. "Stanno aumentando i feriti che arrivano nel nostro ospedale: 65 solo ieri, tanti i bambini. I talebani sono vicini e si respira grande preoccupazione in città: chi può prova a fuggire, gli aerei sono pieni", ha detto all'Ansa Alberto Zanin, medical coordinator dell'ospedale di Emergency a Kabul.

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Avviate procedure per il rientro degli italiani

"Ci stiamo preparando ad ogni evenienza anche quella dell'evacuazione, dobbiamo pensare alla sicurezza del personale della nostra ambasciata e dei nostri connazionali. Se sarà necessario, con l'importante aiuto della Difesa, porteremo tutti in sicurezza in Italia in tempi rapidi", aveva detto in giornata il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aggiungendo "non ci sarà un nuovo impegno militare, ma non possiamo pensare di abbandonare dopo 20 anni il popolo afghano". In serata, è stato reso noto che sono state avviate le procedure per predisporre il rientro in Italia del personale dell'ambasciata italiana a Kabul: rimarrà un presidio all'aeroporto di Kabul. L'ambasciata italiana ha mandato una mail a tutti i connazionali in Afghanistan lanciando un appello a rientrare. "Facendo seguito agli inviti formulati a lasciare il Paese", si legge nella mail, "visto il grave deterioramento delle condizioni di sicurezza, viene messo a disposizione dei cittadini italiani un volo dell'Aereonautica Militare nella giornata di domani 15 agosto alle ore 21.30 circa dall'aeroporto di Kabul". L'ambasciata invita quindi "a lasciare il Paese" sfruttando questo ponte aereo.

Gli Usa pronti a evacuare 30mila persone

Anche gli Usa hanno iniziato l'evacuazione della loro ambasciata a Kabul: secondo alcuni media americani, alcuni membri dello staff sono già arrivati all' aeroporto della capitale, protetto dalle truppe americane in vista dell'avvicinamento dei talebani. Sono circa 30mila - secondo le stime del Pentagono - le persone che gli americani intendono evacuare dal Paese entro il 31 agosto, data fissata da Joe Biden per il ritiro delle truppe. Entro la fine del weekend, gli Usa dispiegheranno 3mila soldati all'aeroporto di Kabul per garantire la sicurezza delle operazioni. Un secondo contingente di Marines è arrivato oggi, dopo quello di ieri. Gli Stati Uniti intendono evacuare "migliaia di persone al giorno", ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby. Circa 4.200 persone lavorano all'ambasciata statunitense nella capitale. In un primo momento, alcune fonti del Pentagono avevano dichiarato che Kabul non è sotto "una minaccia imminente", anche se si erano dette "preoccupate" dalla rapidità dell'avanzata dei talebani e "sorpresi" dalla scarsa capacità di resistenza dei militari afghani. "Se necessario aggiusteremo la scadenza del ritiro" delle truppe, previsto per il 31 agosto, per consentire l'evacuazione di migliaia di persone al giorno, avevano aggiunto. Più tardi, il sito Axios ha fatto sapere che l'amministrazione Biden si sta preparando alla caduta di Kabul e al ritiro di ogni presenza diplomatica nel Paese. Agli alti consiglieri di Biden, ha aggiunto, sembra sempre più probabile che gli Stati Uniti non manterranno una presenza diplomatica duratura in Afghanistan oltre il 31 agosto. "Non passerò questa guerra a un quinto presidente", ha fatto sapere in serata Joe Biden. "Un anno o cinque anni in più di presenza militare Usa non avrebbe fatto la differenza se l'esercito afghano non può o non vuole tenere il suo Paese. E una presenza americana senza fine nel mezzo del conflitto civile di un altro Paese non è accettabile per me", ha aggiunto in una nota diffusa dalla Casa Bianca.

Si svuotano le ambasciate

Anche la Germania ha deciso di ridurre al minimo il personale nelle proprie sedi diplomatiche. Altri Paesi hanno deciso per la chiusura, come la Danimarca e la Norvegia, mentre la Spagna ha già cominciato a portare via i suoi cittadini. Ma la Nato, ha fatto sapere il segretario generale Jens Stoltenberg, "manterrà la sua presenza diplomatica a Kabul". Il "nostro obiettivo resta quello di sostenere il più possibile il governo afghano e le forze di sicurezza", ha aggiunto Stoltenberg, mentre i partner dell'Alleanza si consultano sulla situazione. "Non volteremo le spalle all'Afghanistan - ha promesso Boris Johnson -, ma non esiste alcuna soluzione militare" all'avanzata dei talebani. E la Farnesina ha fatto sapere di essere in costante contatto con il Dipartimento di Stato Usa.

Si muove la diplomazia

Mentre si attende una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, emerge l'ipotesi di una possibile proposta di pace elaborata da non meglio precisati mediatori, che prevede le dimissioni del presidente Ghani e la formazione di un nuovo governo di coalizione in cui entrino anche i talebani, che hanno già promesso una "amnistia generale" per chi ha collaborato con l'attuale governo. La Russia sembra crederci. "I talebani non avranno la possibilità di prendere Kabul in un futuro prevedibile", ha affermato l'inviato di Mosca Zamir Kabulov, sottolineando che l'ambasciata russa non verrà chiusa. Ma il ministro della Difesa britannico si dice convinto che l'Afghanistan "sta andando verso una guerra civile", perché, come ha imparato a sue spese Londra fin dall'Ottocento, è "un Paese governato da signori della guerra e da diversi clan". Nel Nord, in particolare, resistono le forze del signore della guerra uzbeko e vice presidente della Repubblica Abdul Rashid Dostum, che Ghani è andato a incontrare qualche giorno fa a Mazar-i Sharif. Ma rese dei conti potrebbero avvenire anche tra le diverse fazioni in cui sono divisi i talebani. Tra queste, secondo diversi analisti, sembra aver guadagnato maggior potere negli ultimi tempi il gruppo facente capo a Sirajuddin Haqqani, che secondo un rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza dell'Onu farebbe anche parte della leadership di Al Qaida.

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