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Stop all'export di vaccini in Australia, ecco come funziona il sistema Ue

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©Ansa

L'Italia ha potuto bloccare l'export delle dosi AstraZeneca grazie a un meccanismo dell’Unione europea attivo dal 30 gennaio, quando Bruxelles aveva deciso di agire in risposta all'annuncio della riduzione delle forniture proprio da parte della casa anglo-svedese. Le norme sono in vigore almeno fino al 31 marzo, sono esclusi Paesi con basso reddito

Il meccanismo Ue che ha permesso all'Italia di bloccare l'export delle dosi di vaccino di AstraZeneca destinate all'Australia è attivo dal 30 gennaio scorso, quando Bruxelles aveva deciso di agire in risposta all'annuncio della riduzione delle forniture proprio da parte della casa anglo-svedese (COVID: LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI). Il regolamento riguarda solo gli accordi di acquisto anticipato siglati dalla Commissione Ue fino ad oggi con sei case farmaceutiche: Pfizer-BioNtech, Moderna, AstraZeneca, Sanofi, Johnson & Johnson, CureVac (LO SPECIALE VACCINI).

I Paesi coinvolti

Secondo la mappatura degli impianti fatta dalla Commissione Ue, tra produzione e infialamento, sono 9 i Paesi in Europa coinvolti nella produzione dei vaccini del portafoglio europeo, con stabilimenti in Germania, Belgio, Olanda, Francia, Italia, Spagna, Austria, Repubblica Ceca e Svezia. Prima di esportare i vaccini Covid-19, le norme Ue - in vigore fino al 31 marzo ma prorogabili - prevedono che le aziende con impianti nel territorio comunitario presentino una richiesta di autorizzazione. Eccezioni sono consentite nel caso in cui si vogliano fare spedizioni o donazioni a Paesi a medio-basso reddito.

Come funzionano le autorizzazioni

Il processo di autorizzazione, che riguarda spedizioni del vaccino finito o di qualsiasi prodotto essenziale per la sua produzione, prevede che le aziende facciano domanda alle autorità competenti dello Stato membro dove i medicinali sono prodotti. La richiesta deve includere dati sull'export di vaccini dell'azienda dal 30 ottobre 2020, il numero di dosi distribuite in Ue dal primo dicembre 2020, e la previsione di produzione stimata. I criteri su cui uno Stato membro decide circa il via libera o l'eventuale blocco all'export sono il rispetto dei contratti, la fornitura di tutte le informazioni richieste, il fatto che ritardi o carenze di produzione siano ripartiti proporzionalmente tra l'Ue e le destinazioni di esportazione. Gli Stati membri adottano poi la loro decisione finale in conformità all'opinione fornita dalla Commissione Ue.

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Chi sono first movers

L'Australia, Paese al quale era destinato il lotto di 250mila dosi di vaccino AstraZeneca la cui esportazione è stata bloccata dall'Italia con il beneplacito dell'Unione europea, fa parte del gruppo dei "primi della classe" mondiali nella gestione di pandemia e vaccino. Il cosiddetto “First mover group” è un gruppo di Stati senza particolari legami geografici, politici o economici che si riconoscono come "simili" nell'approccio alla lotta contro la pandemia, per lo studio di soluzioni che non strozzino l'economia con restrizioni eccessive e allo stesso tempo evitino che ritardi e inefficienze contribuiscano all’ulteriore diffusione del Covid nella popolazione. L'alleanza, nata la scorsa estate, comprende cinque Paesi europei: Austria, Danimarca, Grecia e Repubblica Ceca, membri Ue, e la Norvegia che non ne fa parte, ai quali si aggiungono Israele, Singapore, Australia e Nuova Zelanda. I leader di questi Stati sono convinti che le organizzazioni internazionali, in primis Oms e Ue, siano state lente nel dare una risposta all'epidemia.

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Il caso dell’Australia 

L'Australia, che ha una popolazione di 25 milioni di abitanti, ha avuto pochissimi casi di Covid-19, ma ha ordinato oltre 100 milioni di dosi. In particolare, l'accordo con AstraZeneca - alla quale ieri è stato bloccata la spedizione dall'Italia di un lotto di 250mila dosi - prevede la consegna di 53,8 milioni di fiale. Australia ha cominciato la sua campagna di vaccinazione la scorsa settimana, usando il vaccino Pfizer/BioNTech. Oggi è previsto l’inizio dell'inoculazione con il vaccino AstraZeneca. In Australia si registrano 20 persone ricoverate per Covid, solo una delle quali è in terapia intensiva. Guardando ai numeri complessivi, i contagi totali sono meno di 30mila. L'Australia ha stipulato accordi per la fornitura di vaccini contro il Covid, investendo più di 3,3 miliardi di dollari: 10 milioni di dosi arriveranno da Pfizer/BioNtech; 53,8 milioni di dosi da AstraZeneca, di cui 3,8 milioni dall'estero e 50 milioni prodotte in territorio australiano; 51 milioni di dosi da Novavax. Il governo di Canberra, infine, ha aderito al programma Covax, gestito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, per favorire un accesso rapido, giusto ed equo ai vaccini.

L'Australia: "Perso solo un lotto da un Paese"

Intanto l'Australia ha minimizzato l'impatto della decisione dell'Italia di bloccare l'esportazione di 250mila dosi di vaccino. "Si tratta di un lotto da un un Paese", ha detto un portavoce del Ministero della Salute australiano all'Afp e la spedizione del vaccino AstraZeneca dall'Italia "non è stata presa in considerazione nel nostro piano di distribuzione per le prossime settimane". L'Australia ha già ricevuto 300mila dosi AstraZeneca. Il lotto, insieme alle forniture Pfizer, dovrebbe durare fino a quando la produzione interna di AstraZeneca non sarà aumentata. Il primo ministro australiano Scott Morrison ha spiegato che "in Italia, le persone muoiono al ritmo di 300 al giorno. E quindi posso certamente capire l'alto livello di ansia in Italia e in molti Paesi in tutta Europa. Sono in una situazione di crisi senza freni. Questa non è la situazione in Australia. Questa particolare spedizione non era quella su cui avevamo fatto affidamento per il lancio della campagna vaccinale, e quindi continueremo senza sosta".

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L'Australia ha però chiesto alla Commissione Europea di riesaminare la decisione dell'Italia di bloccare una spedizione del vaccino Covid-19 di AstraZeneca, pur sottolineando che le dosi mancanti non influenzerebbero il programma di inoculazione australiano. "L'Australia ha sollevato la questione con la Commissione europea attraverso più canali, e in particolare abbiamo chiesto di rivedere questa decisione", ha detto il ministro della Salute australiano Greg Hunt. Da Bruxelles però arriva un netto rifiuto: la decisione sul blocco è stata presa e in Ue non c'è intenzione di tornarci sopra. La compagnia farmaceutica può comunque avanzare una nuova richiesta per la fornitura a Canberra, che verrà analizzata sulla base del meccanismo sul controllo e la trasparenza dell'export.

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