Wikileaks, negata l'estradizione negli Usa per Julian Assange. Il Messico gli offre asilo

Mondo
©Ansa

La giudice distrettuale londinese Vanessa Baraitser ha negato l'istanza per estradare il fondatore di WikiLeaks e ne ha ordinato il rilascio per il rischio di suicidio. "Continueremo a chiedere la sua estradizione", afferma il portavoce del dipartimento di Giustizia Usa. Il 49enne attivista australiano negli Stati Uniti rischia il carcere a vita, mentre non si placano le denunce per la detenzione a cui è sottoposto a Londra. Il Messico intanto gli offre asilo politico

Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, non potrà essere estradato negli Stati Uniti. Lo ha deciso la giudice distrettuale londinese Vanessa Baraitser che ha respinto l'istanza americana con un verdetto di primo grado, contro il quale con ogni probabilità arriverà il ricorso di Washington. "È a rischio suicidio", ha spiegato la giudice Baraitser, che ha motivato la sua decisione citando le condizioni di salute mentale di Assange, ritenute da quando è detenuto a Londra molto precarie da diversi medici e dai suoi legali. Gli Usa continueranno a chiedere la sua estradizione, afferma in un comunicato il portavoce del dipartimento di Giustizia Usa, Marc Raimondi. "Sebbene siamo estremamente delusi dalla decisione finale della corte - spiega - siamo lieti che gli Stati Uniti abbiano prevalso su ogni questione di diritto sollevata. In particolare, la corte ha respinto tutti gli argomenti del signor Assange riguardanti la motivazione politica, il reato politico, il giusto processo e la libertà di parola. Continueremo a chiedere l'estradizione di Assange negli Stati Uniti". Intanto il Messico, secondo fonti ufficiali, ha offerto asilo politico ad Assange. Il fondatore di WikiLeaks rischia oltreoceano una condanna a 175 anni di carcere: è accusato negli Usa di violazione dell'Espionage Act (contestato per la prima volta in un caso di pubblicazione di documenti riservati sui media) per aver contribuito a svelare dal 2010 documenti segreti del Pentagono relativi a crimini di guerra in Afghanistan e Iraq. Documenti forniti dall'ex militare Chelsea Manning, condannato negli Usa e poi graziato da Barack Obama (LA STORIA DI ASSANGE). 

Le motivazioni del verdetto

Il verdetto, letto dalla giudice Baraister nella sede della corte londinese di Old Baileys, è stato accolto dalle lacrime di Stella Morris, avvocata sudafricana dei diritti umani  e compagna di Assange, e dal suo abbraccio in aula con Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di WikiLeaks. Baraister si è detta persuasa della "buona fede" degli inquirenti americani, anche se ha respinto le contestazioni della difesa contro i timori di un processo iniquo negli Stati Uniti. Ma ha negato comunque l'estradizione, definendo insufficienti le garanzie date dalle autorità di Washington a tutela dal pericolo di un eventuale tentativo di suicidio del fondatore di WikiLeaks. "Stabilisco che l'estradizione sarebbe troppo oppressiva per ragioni di salute mentale e ordino il suo rilascio", ha concluso la giudice. Per ora Assange resta in custodia in attesa dell'indicazione - in giornata - di una cauzione sulla base della quale potrà essere scarcerato nelle prossime ore, in modo da aspettare l'esito dei possibili ricorsi da libero cittadino.

Assange è in condizioni di salute non buone

Dopo l'arresto a Londra nell'aprile 2019 - dove si era rifugiato presso l'ambasciata dell'Ecuador - Assange è detenuto in stato di carcerazione cautelare, e in condizioni di salute precarie secondo i suoi difensori e alcuni medici, nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, alle porte di Londra. La sua difesa ha denunciato fin da subito le imputazioni come infondate, come frutto di vendetta politica e sottolinea che una sua estradizione costituirebbe un pericoloso precedente per la libertà di stampa.

LONDON, ENGLAND - MAY 19: Julian Assange gestures as he speaks to the media from the balcony of the Embassy Of Ecuador on May 19, 2017 in London, England.  Julian Assange, founder of the Wikileaks website that published US Government secrets, has been wanted in Sweden on charges of rape since 2012.  He sought asylum in the Ecuadorian Embassy in London and today police have said he will still face arrest if he leaves. (Photo by Jack Taylor/Getty Images)

approfondimento

Julian Assange, dall’asilo al sì all'estradizione: tappe della vicenda

La preoccupazione per lo stato di salute

Le denunce per lo stato di salute di Assange e la sua detenzione non sono infatti mai venute a mancare: nel 2019, a novembre, 60 medici avevano scritto una lettera aperta al ministro dell'Interno britannico sulle condizioni di salute di Assange affermando di temere per la sua salute mentale e fisica all'interno del carcere. I suoi legali hanno più volte denunciato che il loro assistito non ha potuto visionare documenti e prove riguardanti il suo caso, per via delle poche visite concesse loro in carcere.

Gli appelli per Assange

La compagna di Julian, Stella Morris, che gli ha dato due figli nei 7 anni da lui trascorsi da rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, ha bollato nei giorni scorsi la possibile estradizione come "politicamente e legalmente disastrosa" per la reputazione del Regno Unito. Lo stesso ha detto Kristinn Hrafnsson, giornalista investigativo islandese e attuale direttore di WikiLeaks; e denunce contro la detenzione e il procedimento legale a cui è sottoposto Assange sono venute da Amnesty International, Reporters Sans Frontières, da una commissione Onu, nonché da figure pubbliche, politici, celebrità, sostenitori dell'ex primula rossa australiana.

Mondo: I più letti