"Il Regno Unito non ha civiltà", grida mentre viene portato via dalla rappresentanza diplomatica di cui era ospite dal 2012. L'arresto su richiesta di estradizione Usa: l'accusa è pirateria informatica. Quito: "Asilo e cittadinanza revocate per le sue violazioni"
Julian Assange è stato arrestato. Il fondatore di Wikileaks e giornalista australiano è stato trascinato via di peso dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra, che gli ha revocato l'asilo politico concessogli nel 2012 (I 7 ANNI IN AMBASCIATA).
L'arresto, Assange: "Il Regno Unito non ha civiltà"
Come hanno mostrato le immagini trasmesse da tutte le emittenti, Assange - con in mano un libro di Gore Vidal - è stato arrestato dentro l'ambasciata dell'Ecuador: circondato da 7 uomini in abiti civili che gli hanno afferrato gambe e braccia, è stato trascinato fuori. Il giornalista è apparso invecchiato, con i capelli lunghi bianchi raccolti all'indietro, la folta barba bianca. Ha cercato di opporre resistenza e, in quegli attimi di concitazione, ha urlato: "Il Regno Unito non ha civiltà! Potete resistere! Il Regno Unito deve resistere!".
Le possibili conseguenze
"E' stato arrestato per aver violato la libertà condizionale ma anche per una richiesta di estradizione degli Usa", ha spiegato Jen Robinson, uno dei suoi avvocati. Assange è comparso nel primo pomeriggio davanti alla Westminster Magistrates' Court, il tribunale di Londra, è stato riconosciuto colpevole di aver violato nel 2012 i termini della cauzione: quando aveva deciso di rifugiarsi nell'ambasciata (sotto la protezione dell'allora presidente dell'Ecuador, Rafael Correa) e di non comparire di fronte a un giudice britannico che lo aveva convocato per conto della magistratura svedese nell'ambito di una controversa inchiesta per presunto stupro e molestie avviata contro di lui a Stoccolma e nel frattempo archiviata.
Ma la vera spada di Damocle resta quella dell'estradizione invocata dagli Usa. La richiesta di estradizione è stata "emessa nel 2017, per cospirazione con Chelsea Manning", la ex militare Usa che trafugò documenti riservati e li consegnò a Wikileaks nel 2010. Assange è infatti accusato dagli Usa di cospirazione finalizzata alla pirateria informatica. Se condannato, rischia sino ad un massimo di 5 anni.
Il ruolo dell'Ecuador
A spianare la strada all'arresto sono state le autorità dell'Ecuador che, dopo il recente rincorrersi di voci, gli hanno revocato l'asilo e la cittadinanza che gli era stata concessa nel 2018; è stato proprio l'ambasciatore ecuadoregno a chiedere l'intervento degli agenti. Il ministro degli Esteri dell'Ecuador, José Valencia, ha illustrato i 9 motivi della decisione. Tra questi, l'intervento negli affari interni da parte di altri Stati, il cattivo comportamento e la mancanza di rispetto nei confronti dell'Ecuador, le minacce di Assange contro lo Stato ecuadoriano e l'ambasciata, la posizione inalterabile del Regno Unito di non garantire un salvacondotto all'attivista e lo stato di salute di Assange come motivo di preoccupazione. Il presidente Lenin Moreno, sottolineando il comportamento "scortese e aggressivo" del fondatore di Wikileals, ha tuttavia assicurato di aver ricevuto garanzie da Londra che non verrà estradato verso un Paese dove rischia la pena di morte. La conferma è arrivata anche dal Foreign Office, mentre il premier britannico, Theresa May, ha sottolineato che "nessuno è al di sopra della legge".
Le reazioni
L'Onu ha denunciato la mossa di Quito, sostenendo che ha esposto l'attivista al rischio di gravi violazioni dei suoi diritti e ha annunciato una visita mentre si trova in custodia a Londra. Il sottosegretario agli Esteri italiano, Manlio Di Stefano, ne ha chiesto la liberazione, definendo il suo arresto "un'inquietante manifestazione di insofferenza verso chi promuove trasparenza e liberta' come WikiLeaks". Dura la reazione del Cremlino. Per la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, l'arresto è un duro colpo alla democrazia: "La mano della democrazia strangola la gola della libertà", afferma. La Russia intende anche sollevare la questione dell'arresto davanti alle organizzazioni internazionali. Commenta l'arresto di Assange anche Edward Snowden, ex analista dell'Nsa e gola profonda del Datagate esiliato a Mosca: "Questo è un momento buio per la libertà di stampa, le immagini dell'arresto finiranno nei libri di storia", afferma su Twitter (LE REAZIONI).
Wikileaks e le accuse all'Ecuador
La scorsa settimana Wikileaks aveva lanciato l'allarme su un imminente arresto di Assange e aveva accusato il presidente Moreno di avere ormai deciso di liberarsi di lui, imputandogli come scusa presunte violazioni degli impegni presi in cambio della concessione dell'asilo. E avanzando anche il sospetto che Moreno volesse piuttosto vendicarsi della pubblicazione recente di documenti su uno scandalo di corruzione e trasferimento d'ingenti somme in paradisi fiscali nel quale il presidente e suoi familiari risulterebbero pesantemente implicati. Secondo Wikileaks ci sono "la Cia" e altri poteri dietro la caccia ad Assange. L'organizzazione twitta una foto del suo fondatore e scrive: "è un figlio, un padre, un fratello. Ha vinto decine di premi di giornalismo ed è stato nominato per il Nobel per la pace dal 2010. Ma attori potenti, inclusa la Cia, sono impegnati per disumanizzarlo, delegittimarlo e imprigionarlo".
Le accuse ad Assange per la vicenda Wikileaks
Assange, al momento della fuga nella sede diplomatica ecuadoriana, era inseguito da una controversa denuncia per abusi sessuali presentata in Svezia e nel frattempo archiviata. Ma era rimasto formalmente sotto il tiro della giustizia britannica per non essersi presentato di fronte al giudice che avrebbe dovuto interrogarlo su richiesta proprio della magistratura di Stoccolma. Il timore di Wikileaks, comunque, rimane sempre che in realtà Londra lo voglia consegnare agli Stati Uniti, dove è bollato come un “nemico pubblico”. Negli Usa il fondatore di Wikileaks deve rispondere della pubblicazione di documenti segreti militari e diplomatici avvenuta nel 2010. Inoltre, le agenzie di intelligence americane ritengono che la Russia l'abbia usato come intermediario per diffondere le mail hackerate alla campagna presidenziale di Hillary Clinton nel 2016.