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Julian Assange, dall'incarcerazione al patteggiamento con gli Usa: le tappe della vicenda

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©Ansa

Nel 2010 WikiLeaks - fondata dall'attivista australiano - pubblica migliaia di documenti Usa sulle guerre in Afghanistan e in Iraq. Dopo aver vissuto per 7 anni nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, per evitare l'estradizione in Svezia sulla base di accuse per un reato sessuale, nel 2019 entra nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Le richieste per bloccare l'estradizione negli Usa all'inizio vengono rifiutate. Nel 2024 l'Alta Corte di Londra ribalta la decisione. Poi il patteggiamento con Washington

Dopo più di cinque anni, 1901 giorni in tutto, è tornato libero il fondatore di WikiLeaks Julian Assange: il 24 giugno 2024 ha lasciato il Regno Unito e il carcere di massima sicurezza di Belmarsh - vicino Londra - dove era stato incarcerato dopo aver raggiunto un accordo di dichiarazione di colpevolezza con la giustizia americana. L'accusa è di aver violato l'Espionage Act, contestato per la prima volta in un caso di pubblicazione di documenti riservati sui media, per aver contribuito a svelare dal 2010 documenti segreti del Pentagono relativi a crimini di guerra in Afghanistan e Iraq. "Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato", viene specificato da Wikileaks. Assange dovrebbe scontare 64 mesi di carcere, che verranno però compensati con quelli già trascorsi in prigione, diventando di fatto un uomo libero non appena ratificato l'accordo. Ecco la storia degli ultimi anni della vita dell’attivista australiano, dalla concessione dell’asilo politico al patteggiamento.

Il terremoto Wikileaks

Classe 1971, giornalista, hacker e programmatore, nel 2007 Assange è tra i promotori del sito web WikiLeaks che, tra le altre cose, rivela centinaia di migliaia di file segreti del governo statunitense sulle guerre in Afghanistan e in Iraq, sui rapporti delle ambasciate Usa e sulle schede dei detenuti di Guantanamo. Nel 2010 inizia un'inchiesta del Grand Jury di Alexandria, in Virginia, per la pubblicazione dei documenti riservati. Negli Stati Uniti viene bollato come “nemico pubblico”.

L’accusa di stupro e il rifugio in ambasciata

Il maxiprocesso per la diffusione di notizie riservate si interseca con un'altra causa. Nell’agosto del 2010, una donna accusa Assange di aver approfittato del sonno per stuprarla, senza preservativo. I due erano a Stoccolma per una conferenza. Lei afferma di avergli sempre rifiutato un rapporto sessuale non protetto. A dicembre l’australiano viene arrestato in Gran Bretagna e poi rilasciato su cauzione. Nel febbraio del 2011 Londra approva la richiesta di estradizione inoltrata dalla Svezia e invita Assange a presentarsi davanti a un tribunale per il 29 giugno 2012. Il 19 giugno Assange decide però di non presentarsi e chiede, invece, asilo all'Ecuador, che lo accoglie nella sua ambasciata a Londra. L'Ecuador, allora guidato dal presidente Rafael Correa, gli concede protezione perché ritiene fondate le preoccupazioni del fondatore di Wikileaks che l'estradizione in Svezia lo esponga al rischio di estradizione negli Stati Uniti.

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Il caso Russiagate

Nel 2017 intanto esplode negli Stati Uniti il caso Russiagate, un'inchiesta giudiziaria nata a seguito di sospette ingerenze da parte della Russia nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016. Secondo l'intelligence americana, l'organizzazione guidata da Julian Assange ha collaborato con il Cremlino per condizionare le elezioni. Il 13 novembre 2017 Donald Trump Jr. pubblica lo scambio di messaggi con WikiLeaks durante le presidenziali negli Stati Uniti. Due mesi prima era invece filtrata la notizia che il deputato repubblicano Dana Rohrabacher avesse proposto a Donald Trump di offrire l’immunità ad Assange in cambio della sua disponibilità a escludere che fosse stata la Russia a fornire a Wikileaks le mail hackerate ai democratici durante la campagna per le presidenziali.

L’arresto

Il 19 maggio 2017 la Svezia archivia le accuse. L’11 gennaio 2018 l'Ecuador afferma di aver concesso la cittadinanza ad Assange, chiedendo inoltre a Londra di riconoscerlo come diplomatico in modo da evitargli l'arresto e la probabile estradizione negli Stati Uniti dove deve rispondere della pubblicazione di documenti segreti militari e diplomatici nel 2010. Londra respinge la richiesta. Il presidente dell'Ecuador, Lenin Moreno, chiede "una soluzione positiva a breve termine". Il 6 febbraio 2018 il giudice britannico conferma il mandato di cattura. L’11 aprile 2019 l'Ecuador revoca l'asilo concesso ad Assange e l'ambasciata ecuadoregna a Londra lo espelle. Ad attenderlo le autorità britanniche che lo arrestano.

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Le incriminazioni negli Usa e la richiesta di estradizione negata

A maggio 2019 Assange viene incriminato negli Stati Uniti. A suo carico vengono presentati 17 capi d'accusa sulla base dell'Espionage Act per avere cospirato per ottenere informazioni classificate poi diffuse online. I documenti erano stati forniti dall'ex militare Chelsea Manning, condannato negli Usa e poi graziato da Barack Obama. Altissima la pena a rischio: 175 anni di carcere. Nel febbraio 2020 inizia il processo per l’estradizione negli Usa ma il 4 gennaio 2021, la giudice distrettuale londinese Vanessa Baraitser ha respinto l'istanza americana con un verdetto di primo grado. La giudice Baraitser motiva la sua decisione citando le condizioni di salute mentale di Assange, ritenute molto precarie da diversi medici e dai suoi legali. 

Il verdetto ribaltato e il sì all'estradizione

Undici mesi dopo, la vicenda giudiziaria di Assange si arricchisce di un nuovo capitolo, con l'Alta Corte di Londra che, ribaltando la sentenza di primo grado, dice sì all'estradizione del fondatore di Wikileaks. I giudici britannici accolgono il ricorso del team legale americano che si opponeva al no alla consegna dell'ex primula rossa sulla base di un asserito pericolo di suicidio legato - secondo una perizia - al prevedibile trattamento giudiziario e carcerario.

Dall'ordine formale di estradizione alla liberazione

Il 20 aprile 2022 la Westminster Magistrates' Court di Londra emette l'ordine formale di estradizione negli Usa per Assange. Soltanto poco tempo prima - era il 23 marzo 2022 - Assange si sposa in carcere con l'avvocatessa sudafricana Stella Morris, la compagna che gli ha dato due figli durante il periodo d'asilo nell'ambasciata ecuadoriana. Contro l'ordine di estradizione dei giudici londinesi vengono presentati vari ricorsi, tutti respinti. Poi viene presentato un appello della difesa all'Alta Corte di Giustizia britannica. Il 26 marzo 2024 viene rovesciato il no opposto in prima istanza all'ammissibilità di un estremo appello da parte della difesa. La decisione finale arriva nel maggio 2024. Ad Assange viene concesso un nuovo appello: la Corte si dice non soddisfatta delle assicurazioni vincolanti preventive fornite da Washington sulla tutela dei diritti di Assange in caso di estradizione. Prima che si procedesse, il 24 giugno l'attivista viene liberato dopo aver patteggiato direttamente con la giustizia Usa.

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