A Vienna non piace la misura sul tavolo riguardo lo stop all'avvio della stagione sciistica. E chiede che, in caso il divieto dovesse essere imposto da Bruxelles, il ristoro arrivi dall'Unione europea stessa. "Non posso condividere l'iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale", ha detto la ministra per il Turismo Elisabeth Koestinger
Un Natale senza vacanze sulla neve? A Vienna non piace l'idea proposto da Roma e, in caso lo stop allo sci dovesse essere imposto da Bruxelles, il ministro austriaco alle Finanze Gernot Bluemel e la ministra per il Turismo Elisabeth Koestinger hanno già fatto sapere che chiederanno un ristoro dell'Unione europea. "Non posso condividere l'iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale", ha detto Koestinger (CONTE LAVORA A INIZIATIVA UE PER LO STOP ALLO SCI - LE REGOLE PER GLI IMPIANTI - GLI AGGIORNAMENTI LIVE SUL COVID-19).
Austria: previsto un "ampio protocollo di sicurezza"
"I nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l'apres ski per esempio non sarà consentito”, ha fatto sapere ancora la ministra austriaca. La responsabilità dei contagi, secondo Koestinger, non è quindi da attribuire esclusivamente al turismo e agli esercizi pubblici. In ogni caso, se dovesse esserci un divieto dello sci a livello europeo, allora andrebbe garantito un risarcimento per un settore che dà lavoro a 700.000 persone, ha detto ancora la ministra. Il ministro delle Finanze Bluemel, intanto, ipotizza che uno stop peserebbe per circa 2 miliardi di euro e ha perciò proposto fondi diretti che lo Stato potrebbe redistribuire alle aziende interessate, oppure una riduzione del contributo che l'Austria versa all'Ue.
approfondimento
Covid, con impianti sciistici chiusi a rischio il 70% della stagione
Critiche anche dai gestori degli impianti italiani: a rischio 70% fatturato
Nel mentre, l'ipotesi di uno stop dell'inizio della stagione invernale a livello europeo, a cui il premier Conte sta lavorando, ha attirato le critiche anche all'interno dei confini nazionali. I gestori degli impianti di risalita italiani temono di bruciare il 70% de fatturato. L'allarme è dell'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) che riunisce in Italia 1.500 impianti. "Il Natale pesa un terzo della stagione - spiega Valeria Ghezzi, presidente di Anef - però quest'anno, vista la situazione, considerato che non ci saranno gli stranieri e che gli italiani viaggeranno di meno, in ogni caso saltare il Natale e aprire anche solo a metà gennaio vorrebbe dire perdere il 70 % della stagione, ammesso che si riesca ad aprire".