
Terrorismo, rapporto Europol: il rischio maggiore arriva dai "lupi solitari"
Nell’ultimo report annuale dell'ufficio europeo di polizia, le azioni individuali sono indicate come la minaccia principale: si tratta di individui spesso autoradicalizzati che fanno riferimento a “reti” locali, senza collegamenti diretti ad al-Qaeda e Daesh

Sono “Lupi solitari”, individui spesso autoradicalizzati che fanno riferimento a “reti” locali, senza collegamenti diretti ad al-Qaeda e Daesh. Questo l'identikit dei terroristi jihadisti disegnato da Europol nel suo ultimo rapporto annuale intitolato “Terrorism Situation and Trend Report" 2020 (Foto: Ipa)
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La minaccia più grande, al momento, continua a essere rappresentata da azioni individuali: nel 2019, secondo Europol, tutti gli attacchi portati a termine in Europa, con dieci vittime, sono stati commessi da terroristi che agivano da soli. Mentre tutti gli attentati sventati - il doppio - coinvolgevano più persone (Foto: Ipa)
Il report di Europol
Le attività che vedono impegnati individui e reti jihadiste in Europa "mirano a facilitare il terrorismo, direttamente o indirettamente, attraverso il finanziamento, la radicalizzazione e il reclutamento". Reti che però attualmente "mancano di una strategia comune" e soffrono della carenza di leader carismatici (Foto: Ipa)
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L’identikit sembra corrispondere proprio a quello di Brahim Aoussaoui, l'attentatore che il 29 ottobre, a Nizza, ha ucciso tre persone. (Foto: Ipa)
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Queste reti, scrive Europol, "forniscono spazi per attività sociali e religiose in cui gli individui possono radicalizzarsi. E più questi spazi sono chiusi, più possono funzionare come “camere dell’eco", in cui i partecipanti "affermano reciprocamente convinzioni estreme senza contraddittorio" (Foto: Ipa)

Il reclutamento di terroristi avviene solitamente "attraverso network informali di amici e familiari" e "attraverso i social media": affidarsi a parenti riduce il pericolo di tradimento e fughe di informazioni mentre il ricorso a Internet garantisce l’anonimato. (Foto: Ipa)

Europol ribadisce che "non esiste alcun segno di utilizzo sistematico dei canali dell’immigrazione irregolare da parte di organizzazioni terroristiche”. Un problema potenzialmente ben maggiore appare quello legato ai 'foreign fighter' ma fino ad oggi quelli tornati in Europa sono decisamente meno di quanto si temeva. (Foto: Ipa)

Dopo la sconfitta militare di Daesh, un consistente numero di combattenti stranieri in realtà risulta 'disperso': molti hanno perso la vita sul terreno di battaglia, altri sono finiti in prigione, altri ancora hanno trovato e cercato riparo nel nord est della Siria o in Africa. (Foto: Ipa)

L’Europol mette in guardia anche da un altro pericolo: i foreign fighter sono stati privati dei loro documenti di identità originali, inseriti "in un fondo comune che potrebbe essere utilizzato per inviare uomini del Daesh in Europa”. (Foto: Ipa)

Gli investigatori e gli analisti - impegnati a monitorare continuamente i media, i social e il web - hanno osservato, ma solo in alcuni Paesi, una diminuzione del volume di propaganda jidahista: laddove questo accade, i 'fiancheggiatori' autoproducono contenuti o riciclano vecchi materiali

Da Daesh e al-Qaeda continuano però ad arrivare appelli a compiere azioni contro gli infedeli ed Europol teme che gruppi islamici radicali possano sfruttare a loro vantaggio anche i più vulnerabili tra i richiedenti asilo. (Foto: Ipa)

Un po’ ovunque, resta forte la minaccia rappresentata dalla radicalizzazione nelle carceri, destinata anzi a lievitare proporzionalmente al numero crescente di rimpatriati. (Foto: Ipa)

Molte delle donne partite dall'Europa per partecipare al conflitto non si sono limitate al ruolo di mogli e madri e a preoccupare ora sono essenzialmente il loro alto grado di radicalizzazione e la loro capacità di muoversi all'interno dello spazio Schengen. (Foto: Ipa)

Un discorso ancora più complesso riguarda i loro bambini, spesso "gravemente traumatizzati dall'esposizione a convinzioni radicali e brutali atti di violenza". (Foto: Ipa)

Va infatti "tenuto conto del fatto che molti hanno ricevuto un addestramento militare, durante il quale è stato loro insegnato come uccidere e come usare una grande varietà di armi". (Foto: Ipa)