George Floyd, ancora proteste a Washington. Trump voleva schierare 10mila militari

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Dopo la grande manifestazione del 6 giugno, altre proteste alla Trump Tower di New York e davanti alla Casa Bianca., protetta da una rete alta 3 metri che la circonda per quasi 3 chilometri. Il tycoon avrebbe chiesto 10mila soldati per spegnere le proteste, ma la richiesta sarebbe stata respinta dal segretario alla Difesa e dal capo di Stato maggiore delle Forze armate. Ira del presidente sul New York Times dopo il siluramento del capo degli editoriali: "Fake news"

Continuano le proteste in tutti gli Stati Uniti per la morte del 46enne afroamericano George Floyd.  Dopo la grande manifestazione di Washington,  ancora una volta in migliaia si sono radunati davanti alla Trump Tower di New York e di fronte alla Casa Bianca. L'edificio è circondato da una rete di protezione alta 3 metri e lunga quasi 3 chilometri: è il "muro" eretto attorno alla residenza presidenziale che sta tenendo lontano le migliaia di manifestanti che si sono radunate a Washington. Da Twitter, il presidente Donald Trump aveva rotto il silenzio scrivendo: “Law and order!” (ordine e legalità). Poi un altro tweet in cui  aveva sostenuto che ci fosse “molta meno folla a Washington di quanto previsto" e in cui aveva ringraziato la Guardia nazionale, il Secret Service e la polizia per il loro "fantastico lavoro". Intanto, emerge che Trump voleva il dispiegamento di 10mila soldati per spegnere le proteste. Il presidente avrebbe avanzato la richiesta in un meeting alla Casa Bianca lunedì, ma questa sarebbe stata respinta dal segretario alla Difesa, Mark Esper, e dal capo di Stato maggiore delle Forze armate americane, Mark Milley, come riportano diversi media americani (LE MANIFESTAZIONI IN EUROPA - NUOVO VIDEO SHOCK - FOTO).

Recinto di 3 km intorno alla Casa Bianca

Diverse misure di protezione sono state prese nell’area della residenza presidenziale. La "cancellata" scura si estende fino alla 17th Street, scende lungo Constitution Avenue per arrivare al lato Sud dove si trova il parco dell'Ellipse. Dietro i pannelli di protezione sono state piazzate barriere di cemento. Non è la prima volta, nella storia, che la Casa Bianca viene recintata. Thomas Jefferson, il primo presidente a vivere 8 anni nella residenza, fece installare una barriera bassa, in legno, poi sostituita da quella in pietra. Per molte generazioni, però, l'area verde era sempre stata accessibile per gli americani. Con Franklin D. Roosevelt, durante la Seconda Guerra mondiale, anche il parco venne recintato, ma il presidente si rifiutò di far presidiare l'area da carri armati. Con Trump la Casa Bianca è tornata bunker. Il Pentagono ha spiegato che i sette ettari dell'area resteranno recintati fino al 10 giugno, senza precisare se poi le barriere verranno rimosse. Molto dipenderà da quanto continueranno le adunate dei manifestanti.

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Proteste per George Floyd a Washington
Le proteste per George Floyd a Washington il 6 giugno - ©Getty

Manifestazioni da New York a Los Angeles

Le mobilitazioni intanto proseguono in tutti gli Stati Uniti, nonostante in molte città, come New York, sia scattato il coprifuoco. Durante le scorse ore, nella Grande Mela una marea di manifestanti ha marciato sul Manhattan Bridge. Migliaia di persone in strada anche a Los Angeles e San Francisco. A Washington la sindaca democratica Muriel Bowser si è unita ai manifestanti.

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Ira di Trump per le dimissioni del responsabile degli editoriali del NYT

Nel frattempo, dopo le polemiche per la pubblicazione dell'editoriale del senatore repubblicano Tim Cotton sul New York Times, nel quale si invocava l'intervento dell'esercito per fermare le proteste negli Usa, il responsabile della pagina degli editoriali e dei commenti del prestigioso quotidiano James Bennet ha rassegnato le proprie dimissioni. A renderlo noto è stato il New York Times in un tweet. Un siluramento che ha scatenato la reazione di Donald Trump, ancora una volta su Twitter. Il presidente ha difeso l'opinione di Cotton e ha definito il New York Times "Fake News".

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