Incendio Notre Dame, un anno fa il rogo a Parigi

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Il 15 aprile 2019 un rogo ha devastato il monumento simbolo della capitale francese, facendo crollare parte del tetto e una guglia. In questi mesi sono state avviate inchieste per accertare le cause e le responsabilità. E sono partiti i lavori di ricostruzione

È passato un anno dall’incendio che ha devastato la cattedrale di Notre Dame a Parigi (LAVORI FERMI PER IL CORONAVIRUS). Era il 15 aprile 2019 quando tutto il mondo uno dei monumenti simbolo della capitale francese (e patrimonio dell’Umanità Unesco) è stato divorato dalle fiamme, mentre erano in corso lavori di restauro. Il rogo ha fatto crollare la guglia e due terzi del tetto. Dopo il rogo ci sono state numerose polemiche, sono state avviate indagini e inchieste per accertare le cause e le responsabilità. E sono partiti i lavori di ricostruzione, per i quali potrebbero servire anni (IL CROLLO DELLA GUGLIA - LE PRIME IMMAGINI DALL'INTERNO DELLA CATTEDRALE - ANNI PER LA RICOSTRUZIONE - OPERE D'ARTE IN SALVO - IL CAPPELLANO EROE). Ecco le tappe principali della vicenda fino ad oggi.

L’incendio il 15 aprile 2019

Il gigantesco rogo a Notre Dame è divampato alle 18.50 di lunedì 15 aprile 2019 su un'impalcatura nello spazio fra la volta e il tetto, dove erano in corso lavori di ristrutturazione per rinforzare il tetto della cattedrale. Le fiamme hanno in poco tempo divorato le travi di legno risalenti a 850 anni fa. Dopo circa un'ora, la guglia di Notre Dame, costruita nel 1860 e alta 45 metri, è crollata a causa dell’incendio (VIDEO), aprendo una voragine nella volta. Le immagini del cedimento della guglia, uno dei simboli di Parigi, hanno fatto il giro del mondo. I parigini si sono uniti ai turisti lungo la Senna e hanno seguito con apprensione l'incendio. Oltre alla guglia sono crollati anche circa due terzi del tetto. La volta della navata centrale della cattedrale ha ceduto in alcune sezioni e sul transetto, dove poggiava la guglia. Parti della struttura del tetto sono bruciate e molti rilevi in marmo sono rimasti anneriti (LA PRIMA MESSA DOPO IL ROGO - LE FOTO DELL'INCENDIO).

L’intervento dei vigili del fuoco

Per domare l'incendio vengono impiegati più di 400 pompieri, alcuni dei quali salgono sul tetto per preservare le due torri. Nelle prime ore in tanti auspicano l’uso dei Canadair ma le autorità decidono di non utilizzarli e spiegano che lanciare bombe d'acqua dall'alto avrebbe potuto causare danni ancora peggiori all’edificio. Alle ore 22:50 i pompieri fanno sapere che “la struttura di Notre-Dame è salva e preservata nella sua totalità", ma l'entità dei danni e il loro impatto sulla stabilità dell'antico edificio sono da verificare. La volta della navata centrale è crollata, ma le torri sono salve. Diverse opere d'arte e reliquie sono state portate in salvo, tra cui il "Tesoro" della chies, ovvero la croce e l'altare centrale, sono rimasti intatti, e saranno portate al Louvre. La mattina seguente, 16 aprile, i vigili del fuoco di Parigi annunciano che "dopo oltre nove ore di aspri combattimenti, quasi 400 vigili del fuoco a Parigi hanno domato il fuoco spaventoso. Due poliziotti e un pompiere sono rimasti leggermente feriti”. L’incendio non ha provocato vittime (TESTIMONIANZE SOCIAL - LA CATTEDRALE PRIMA E DOPO - FOTO - GIORNALI FRANCESI).

Le indagini

La procura di Parigi ha subito aperto un’indagine per disastro colposo causato da incendio. Tra le prime ipotesi c’è quella che il fuoco sia divampato per via dei lavori di restauro che erano in corso intorno alla guglia. Vengono ascoltati gli operai edili e la pista di un evento accidentale e non volontario prende corpo. Sono state avviate anche indagini amministrative, oltre a quella giudiziaria, per determinare le condizioni in cui è scoppiato l’incendio. A fine giugno si conclude l’inchiesta preliminare: secondo gli inquirenti, la cattedrale potrebbe essere andata a fuoco per una sigaretta spenta male o per un cortocircuito. La procura di Parigi scarta la pista di origine dolosa o criminale. Terminata la fase preliminare dell'inchiesta, la procura affida il proseguimento delle indagini a tre magistrati che dispongono di maggiori prerogative ai fini dell’inchiesta (L'INTERNO DOPO IL ROGO).

La polemica sui rischi per la salute

Dopo diverse smentite delle autorità francesi, a settembre il New York Times ha pubblicato un’inchiesta sui pericoli per la salute causati dal piombo che si sarebbe diffuso nell'aria durante l’incendio. Il tetto e la guglia distrutti contenevano circa 460 tonnellate di piombo, in parte evaporato, le cui microparticelle si sono diffuse nell'aria e depositate, entrando anche nei sistemi di ventilazione. I primi test sul luogo dopo il rogo avevamo mostrato livelli di contaminazione fino a 1300 volte superiori al limite di sicurezza stabilito dalle linee guida francesi, ma secondo l'inchiesta le autorità non avrebbero rivelato la reale pericolosità delle zone contaminate, effettuando test (alcuni non ancora completati) in scuole e parchi pubblici solo dopo insistenti richieste da parte della cittadinanza, e bonificando dunque le aree maggiormente colpite solo molte settimane più tardi (operazioni ultimate solo quattro mesi dopo).

La ricostruzione

“Con Notre Dame è bruciata una parte di noi”, fu uno dei primi commenti del presidente francese Emmanuel Macron dopo il rogo. L’inquilino dell’Eliseo ha lanciato una raccolta fondi internazionale a cui hanno aderito centinaia di enti pubblici e privati. Alcuni big del settore moda hanno donato somme tra i 100 e i 200 milioni di euro. Le maggiori cifre sono arrivate dalle famiglie Arnault, Bettencourt e Pinault. Il presidente Macron, dopo il rogo, ha affermato di sperare in una ricostruzione in cinque anni, in modo che sia pronta per le Olimpiadi del 2024 a Parigi. Gli esperti ancora non hanno stabilito se questa stima sia fattibile. Ma a metà marzo 2020 i lavori si sono dovuti interrompere temporaneamente a causa dell’emergenza coronavirus (LO SPECIALE). Nella ricorrenza di Venerdì santo però la cattedrale più antica e importante di Francia è tornata a vivere almeno per un giorno ospitando una celebrazione dell'arcivescovo di Parigi Michel Aupetit. Una cerimonia ad alta portata simbolica, a cui ha partecipato solo un ristrettissimo numero di persone.

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