Si conclude oggi la due giorni del Pontefice nel Paese, con la visita alla comunità e al clero locale. Nel pomeriggio, Bergoglio ha celebrato la funzione più partecipata della storia del Marocco, davanti a 10mila persone di sessanta nazionalità diverse
La seconda e ultima giornata del suo viaggio in Marocco, Papa Francesco l’ha dedicata a far visita alle comunità locali e all’incontro con il clero. Nel pomeriggio, il Pontefice ha celebrato la messa alla quale hanno assistito 10mila persone: si tratta della più partecipata mai celebrata nel Paese -
A partire dalle 14.45 Francesco ha celebrato la messa nel Complesso sportivo Principe Moulay Abdellah, nella capitale Rabat, ultimo evento della sua visita di due giorni in Marocco. Ad assistere 10mila persone di sessanta nazionalità diverse -
La giornata di Papa Francesco è iniziata con una visita privata al centro rurale dei servizi sociali a Temara, nei sobborghi di Rabat, retto dalle suore vincenziane, per bambini disagiati e malati –
Dopo il Pontefice è arrivato in auto alla cattedrale cattolica di Rabat, nel centro della città, nella Piazza di Golan, dove ha incontrato il clero, i religiosi, le religiose e il Consiglio ecumenico della Chiese maghrebine.
All'inizio dell'incontro, Bergoglio ha abbracciato e baciato le mani al monaco 95enne Jean-Pierre Schumacher, ultimo sopravvissuto del massacro dei monaci di Tibhirine, in Algeria, avvenuto nel 1996: in quell’occasione sette monaci trappisti furono sequestrati dal loro monastero nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, e uccisi il 21 maggio seguente –
Il sequestro fu rivendicato un mese dopo dal Gruppo Islamico Armato, che propose alla Francia uno scambio di prigionieri. Due monaci della comunità, tra cui appunto padre Schumacher, scamparono al sequestro, e dopo la morte dei loro confratelli si trasferirono nel monastero di Fès in Marocco. I sette monaci di Tibhirine sono stati beatificati con altri martiri d'Algeria l'8 dicembre 2018 –
"La nostra missione di battezzati, di sacerdoti, di consacrati, non è determinata particolarmente dal numero o dalla quantità di spazi che si occupano, ma dalla capacità che si ha di generare e suscitare cambiamento, stupore e compassione; dal modo in cui viviamo come discepoli di Gesù, in mezzo a coloro dei quali noi condividiamo il quotidiano, le gioie, i dolori, le sofferenze e le speranze", ha detto il Papa nel suo discorso al clero –
"Le vie della missione non passano attraverso il proselitismo", che "porta sempre a un vicolo cieco, ma attraverso il nostro modo di essere con Gesù e con gli altri", è il messaggio del Pontefice –
"Il problema - ha aggiunto - non è essere poco numerosi, ma essere insignificanti, diventare un sale che non ha più il sapore del Vangelo, o una luce che non illumina più niente" –
In un Paese a grande maggioranza musulmana, dove i cattolici sono circa 20-30 mila, lo 0.007% della, Francesco ha chiesto: "A che cosa è simile un cristiano in queste terre? A che cosa lo posso paragonare?". "È simile a un po' di lievito - ha affermato - che la madre Chiesa vuole mescolare con una grande quantità di farina, fino a che tutta la massa fermenti" –
Francesco ha voluto dunque fare "una preghiera che non distingue, non separa e non emargina, ma che si fa eco della vita del prossimo; preghiera di intercessione che è capace di dire al Padre: venga il tuo regno” -
Non con la violenza, non con l'odio, né con la supremazia etnica, religiosa, economica, ma con la forza della compassione riversata sulla Croce per tutti gli uomini. Questa è l'esperienza vissuta dalla maggior parte di voi", ha concluso il Pontefice -
Il Papa si congederà dal Marocco con una breve cerimonia all'aeroporto internazionale di Rabat-Salè prima di ripartire per Roma, con arrivo a Ciampino previsto per le 21.30 -