Super Bowl 2019, i cantanti dell'halftime show e le polemiche
MondoSul palco del Mercedes-Benz Stadium di Atlanta, il prossimo 3 febbraio, si esibiranno i Maroon 5, Travis Scott e Big Boi. Prima di loro erano stati contattati diversi artisti, tra cui Rihanna e Cardi B, che però avrebbero rifiutato
La finale del campionato dell’Nfl si avvicina e sale l’attesa: non solo per scoprire chi la spunterà tra i Los Angeles Rams e i New England Patriots ma anche per il famoso spettacolo dell’halftime show. Come accade in ogni Super Bowl, infatti, anche quest’anno nello spettacolo dell’intervallo si esibiranno diversi grandi artisti. I protagonisti del Mercedes-Benz Stadium di Atlanta, in Georgia, saranno i Maroon 5, il rapper Travis Scott e la leggenda degli OutKast, Big Boi. Una line-up che, però, prima di essere definita ha subito diverse defezioni suscitando molte polemiche a sfondo politico. (I MIGLIORI SPOT DI SEMPRE)
Tanti i rifiuti
Nel corso degli anni le più grandi stelle e i più famosi gruppi della musica mondiale si sono esibite durante il Super Bowl, considerando l’evento, con i suoi oltre 170 milioni di telespettatori in tutto il mondo, la consacrazione definitiva di una carriera. Quest’anno però, la finale non è stata troppo ambita: sembra che molti artisti abbiano preferito rinunciare per non finire al centro delle polemiche. Tra questi ci sarebbero Rihanna e la rapper Cardi B che avrebbero rifiutato in seguito alle polemiche politiche in cui è incorsa l’Nfl nell’ultimo periodo. Nel 2017 anche Jay aveva rifiutato di prendere parte allo show.
Protesta contro discriminazione
Diversi giocatori della lega, ormai due anni fa, hanno cominciato ad inginocchiarsi durante il tradizionale inno nazionale prepartita per protestare contro la discriminazione nei confronti degli afroamericani. Fin dai primi episodi questa forma di protesta, anche a causa delle pressioni provenienti dal neoeletto presidente Trump, è stata fortemente osteggiata dalla Nfl, che ha imposto ai giocatori di rimanere in piedi durante l’inno. Il primo a compiere questo gesto è stato Colin Kaepernick, che per questa sua battaglia dal marzo del 2017 è senza squadra. Dopo la fine del suo contratto con i San Francisco 49ers, infatti, nessun team ha voluto ingaggiare il quarterback, nonostante fosse considerato giocatore di buon livello. Nel frattempo Kaepernick è diventato il volto di una nuova campagna pubblicitaria della Nike, che ha per slogan: "Credi in qualcosa, anche se significa sacrificare tutto". Secondo Donald Trump la campagna lancia "un terribile messaggio".
Una petizione chiede ai Maroon 5 di non esibirsi
In molti hanno protestato quando è stato annunciato che la pop-band dei Maroon 5 aveva accettato di esibirsi al Super Bowl. A far montare ulteriormente le polemiche il fatto che la finale si terrà ad Atlanta, una città della Georgia a maggioranza afroamericana. Quando sono uscite le prime indiscrezioni, però, il gruppo di Adam Levine ha voluto da subito chiarire che la partecipazione all’evento non ha nulla a che fare con la politica e che si tratta di una scelta esclusivamente artistica. Nonostante ciò nelle ultime settimane è scattata una petizione online per chiedere alla band di rinunciare al concerto, firmata da oltre 113mila persone.
Le donazioni
A causa di queste proteste, per il Super Bowl 2019 non si è tenuta la tradizionale conferenza stampa di presentazione. Una scelta che probabilmente punta a smorzare i toni della polemica. Intanto i Maroon 5 si sono dedicati alla preparazione dello spettacolo, pubblicando dei video sul loro profilo Instagram, e in diverse interviste hanno sottolineato come, grazie alla loro esibizione, la Nfl insieme all’Interscope Records farà una ricca donazione (500mila dollari) in favore di un’associazione che si occupa di difesa dei bambini. Quella dei Maroon 5, però, non sarà l’unica cifra devoluta in beneficenza: secondo Billboard, infatti, anche Travis Scott avrebbe accettato di partecipare al Super Bowl in cambio di una donazione da parte della lega in favore dell’associazione "Dream Corps", che si occupa di ingiustizie sociali. Anche in questo caso la cifra devoluta ammonterebbe a 500mila dollari.