I deputati britannici dibatteranno sulla risposta della premier Theresa May alla bocciatura del suo accordo con la Ue. La Camera di Comuni si pronuncerà su una serie di emendamenti che propongono un'alternativa alla contestata intesa
Si torna a votare a Westminster. I deputati britannici discuteranno della risposta della premier Theresa May alla bocciatura, avvenuta due settimane fa, del suo accordo con la Ue per la Brexit. La Camera dei Comuni si pronuncerà su una serie di emendamenti che propongono un'alternativa all'intesa contestata, per fornire un’indicazione al primo ministro inglese su cosa è necessario per ottenere il sostegno del Parlamento e poter tornare a Bruxelles a rinegoziare l'uscita del Regno Unito dall'Ue (LE PAROLE CHIAVE DELLA BREXIT).
Proposti 19 emendamenti
Al momento, gli emendamenti proposti sarebbero 19 e ricadono in quattro categorie: emendamenti dell’opposizione proposti da laburisti e Liberal Democratici (un altro del Partito nazionalista scozzese (Snp) dovrebbe arrivare oggi), emendamenti per evitare lo scenario no deal, emendamenti orientativi focalizzati sul concedere ai deputati più possibilità di esprimere il loro punto di vista sull'accordo per la Brexit e, infine, emendamenti anti-backstop.
Emendamenti per evitare il “no deal”
I più importanti emendamenti per evitare il no deal sarebbero due. Il primo è stato presentato dalla deputata Labour, Yvette Cooper, e se approvato porterebbe la Camera a un dibattito e a un voto su un disegno di legge che imporrebbe al governo di chiedere un rinvio della data di divorzio con la richiesta a Bruxelles di prorogare l'Articolo 50 di nove mesi, nel caso in cui May non trovi una maggioranza in Parlamento su un nuovo piano per il 26 febbraio. Il secondo é quello più soft e non vincolante di Caroline Spelman (Tory) e Jack Dromey (Labour), che respinge un divorzio "non consensuale" in linea di principio.
Gli emendamenti orientativi
Tra le proposte volte a dare maggior voce ai deputati sull’accordo per la Brexit, Hilary Benn (Labour) ha presentato un emendamento che chiede, in modo esplicito, voti indicativi sulle opzioni di Brexit, mentre il dissidente Tory Dominic Grieve ne ha proposto un altro che concede ai parlamentari 6 giorni pieni, a febbraio e a marzo, per dibattere e votare sulle diverse alternative per l'uscita dall’Ue.
Le proposte per evitare il backstop
Il backstop, il meccanismo su cui si è spaccata la maggioranza di governo, prevede che il Regno Unito rimanga nell’unione doganale e che l'Irlanda del Nord sia allineata con alcune regole del mercato unico europeo, a meno che Londra e Bruxelles non presentino una soluzione alternativa per il confine o fino a quando non si stabilirà una nuova relazione commerciale. Dal backstop, Londra non può ritirarsi in modo unilaterale, per questo i più euroscettici dei conservatori e gli unionisti irlandesi, da cui dipende la tenuta del governo, temono che questo lasci il Regno Unito a tempo indeterminato nell’Unione. Per evitare tale meccanismo, i conservatori Andrew Murrison e Graham Brady hanno proposto due emendamenti. Il primo chiede una scadenza per il backstop, mentre il secondo impegnerebbe la premier a negoziare con Bruxelles "soluzioni alternative" per garantire un confine post-Brexit senza barriere fra Irlanda e Irlanda del Nord, sostituendo di fatto il backstop.
La posizione di Theresa May
Il governo May potrebbe incoraggiare i deputati conservatori a sostenere gli emendamenti anti-backstop, su cui ora la premier punterebbe per ricompattare i Tory ribelli e rilanciare da una posizione più forte i negoziati con Bruxelles, ma è anche possibile che l’esecutivo inglese presenti un proprio emendamento.
Come avverrà la votazione
Non si sa ancora quali emendamenti saranno votati. La selezione spetta allo speaker della Camera, John Bercow. La May parlerà alla fine del dibattito parlamentare, prima della votazione, il cui inizio è previsto in serata. Finita la votazione, che si svolgerà emendamento per emendamento, si terrà un voto finale su un generico comunicato in cui i parlamentari dichiareranno di aver dibattuto i prossimi passi della May.
La votazione non è vincolante
Non si tratterà di una votazione vincolante per il governo: il Parlamento si dovrebbe esprimere su un nuovo possibile accordo per la Brexit intorno alla metà di febbraio, con l'uscita dall'Ue fissata al 29 marzo.
Il voto del 15 gennaio
La Camera dei Comuni, il 15 gennaio, si era riunita invece per la ratifica del piano negoziato dalla May con Bruxelles, perso dalla premier con 432 voti contrari e appena 202 favorevoli.