Westminster ha votato contro l’intesa raggiunta dalla May con Bruxelles a novembre. La premier non vuole dimettersi ma stasera deve affrontare la mozione presentata dai laburisti. Diversi gli scenari possibili: dal rinvio al divorzio no deal, fino a un nuovo referendum
La Brexit ha subito un pesante passo d’arresto. La Camera dei Comuni di Londra ha bocciato in modo netto la ratifica sull'accordo di addio all'Ue raggiunto da Theresa May con Bruxelles lo scorso novembre. E la premier Tory, che non si è dimessa, ora rischia: questa sera dovrà affrontare la mozione di sfiducia al suo governo presentata dai laburisti. Per l’uscita britannica dall’Unione europea quindi si aprono molti scenari possibili e molto diversi (ECCO QUALI SONO).
Il voto di ieri
La sconfitta di ieri è la bocciatura più pesante dal 1923: il Parlamento ha votato con 432 voti contrari, solo 202 quelli a favore. Ben 115 membri della maggioranza hanno voltato le spalle alla May, che fino all'ultimo minuto ha cercato di convincere i suoi parlamentari. "È un voto storico che cambierà il futuro delle nostre generazioni per decenni", aveva detto nel suo appello poco prima della votazione. "Il no all'accordo è stato molto chiaro ma sul tavolo non ci sono alternative", ha poi dichiarato dopo l'annuncio della disfatta (LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DI UN NO DEAL).
Il voto di sfiducia
Il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, che ha definito "catastrofica" la sconfitta, ieri aveva già pronta la mozione di sfiducia, che sarà votata stasera. La mozione contro il governo è stata invocata dalla stessa premier come ultima carta per non dimettersi. Per i sondaggisti la sfiducia è comunque improbabile. I Tories difficilmente voteranno contro il proprio esecutivo e gli unionisti nordirlandesi (Dup) hanno già annunciato il loro voto di fiducia (MANIFESTANTI FUORI DA WESTMINSTER).
Cosa succede ora?
La Brexit torna alla casella di partenza o quasi. Tante le ipotesi sul tavolo: dal rinvio oltre la scadenza del 29 marzo alla possibile crisi di governo (con elezioni anticipate), dal divorzio no deal al possibile nuovo referendum. A Londra restano aperti diversi scenari. Secondo una risoluzione adottata la scorsa settimana dalla Camera dei Comuni, il governo May ha tre giorni di tempo per presentare al Parlamento un nuovo piano, ma le divisioni emerse nelle ultime settimane nella classe politica britannica non lasciano intravedere una maggioranza ai Comuni sulla strada da perseguire.
Bruxelles cosa fa?
"Il rischio di un'uscita disordinata è aumentata con il voto di stasera. Chiedo al Regno Unito di chiarire le sue intenzioni il prima possibile", ha commentato a caldo Juncker. Mentre il presidente del Consiglio, il polacco Donald Tusk, auspica a questo punto addirittura un ripensamento di Londra: "Se un accordo è impossibile e nessuno vuole un no deal, allora chi avrà alla fine il coraggio di dire qual è l'unica soluzione positiva?”. Per cercare di convincere i ribelli Tory, May potrebbe cercare di strappare nuove concessioni da a Bruxelles, dove ha annunciato che tornerà se otterrà la fiducia, e chiedere un secondo voto ai Comuni. Ma i leader delle istituzioni comunitarie hanno ribadito più volte che il testo legale dell'accordo di ritiro del Regno Unito non può essere rinegoziato. L'Ue a 27 potrebbe essere disponibile a negoziare un accordo completamente nuovo solo nel caso in cui il Regno Unito decidesse di restare nel mercato interno o nell’unione doganale. Tuttavia il governo britannico dovrebbe rinunciare a due obiettivi fissati dopo il referendum Brexit: riprendere il controllo sull'immigrazione dai paesi Ue e avere mano libera sulla politica commerciale.
Tajani: "Non credo si possa cambiare l'accordo"
A poche ore dalla bocciatura dell'accordo, è intervenuto anche Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo: "Non credo che ci sia molto da cambiare. Al Regno Unito era stato concesso tutto ciò che chiedeva quando era parte integrante dell'Unione europea". Poi aggiunge: "È stato concesso tutto ciò che potevamo concedere senza ledere gli interessi dei cittadini europei: non credo che si possa aggiungere altro. Sono loro che non riescono a trovare una soluzione per uscire, sono divisi, è talmente lampante, come abbiamo visto con il voto del Parlamento di ieri".