Sono passati 12 mesi dallo scandalo che ha travolto il 're di Hollywood' e da quando l'attrice americana Alyssa Milano ha lanciato l'hashtag #MeToo per denunciare le violenze sessuali. Ecco le tappe principali della vicenda
Il movimento #MeToo compie un anno. Sono passati 12 mesi da quando è esploso lo scandalo legato all’accusa di molestie sessuali contro il 're dei produttori' cinematografici di Hollywood, Harvey Weinstein. E, da quel momento, sono state molte altre le accuse, in tutto il mondo e in diversi ambiti: dal cinema fino alla Corte Suprema americana, come dimostra il caso di Brett Kavanaugh.
Le prime accuse a Weinstein e l'hashtag #MeToo
Tutto è iniziato il 5 ottobre 2017, quando il New York Times ha riportato le testimonianze di alcune attrici che dicevano di essere state molestate da Weinstein, nel corso di quasi tre decenni. Successivamente, lo hanno accusato di stupro e violenze sessuali decine di donne. Al momento sono in corso i processi, ma Weinstein è libero su cauzione (un milione di dollari). Dieci giorni dopo, è nato l’hashtag #MeToo, lanciato con un tweet dall'attrice americana Alyssa Milano: "Se sei stato molestata o violentata sessualmente, scrivi 'me too' (anche io) come risposta a questo tweet". Pochi mesi più tardi, a dicembre, il movimento si è aggiudicato il premio del Time di "Persona dell'anno 2017” che ha dato il riconoscimento alle “Silence Breakers”, le donne che hanno rotto il muro del silenzio e denunciato le molestie sessuali.
Le accuse a Kevin Spacey e Bill Cosby
A pochi giorni dall'inizio dello scandalo Weinstein, anche l’attore Kevin Spacey viene accusato di aver molestato diversi uomini di cui alcuni minorenni. Viene quindi licenziato dalla serie tv di successo, House of Cards, di cui era protagonista e cancellato dall'ultimo film di Ridley Scott, "All the Money in World". Fra i nomi illustri dello star system accusati di molestie, anche quello di Bill Cosby che, a settembre del 2018, è stato condannato in via definitiva ed è in carcere per violenza sessuale. Nel Regno Unito, invece, lo scandalo si è allargato anche alla politica: il ministro della Difesa, Michael Fallon, è accusato di molestie sessuali e si dimette l’1 novembre 2017, mentre il vice premier conservatore, Damian Green, fa lo stesso il 20 dicembre.
Deneuve e "la libertà di importunare" degli uomini
Tra la reazioni delle donne dello spettacolo, ha spiccato quella dell'attrice francese Catherine Deneuve che a gennaio del 2018 ha lanciato un appello, firmato da un centinaio di donne, per difendere "la libertà di importunare" degli uomini, salvo poi scusarsi con le vittime di abusi. Intanto, a febbraio, l'islamologo svizzero Tariq Ramadan, è stato incriminato in Francia e incarcerato per sette mesi, con l'accusa di aver stuprato due donne, che lo hanno denunciato nell'autunno dell'anno scorso. Al momento è in corso un'indagine in Svizzera.
#MeToo e il Nobel
Ma Me Too ha travolto anche il prestigioso premio Nobel. Il regista e fotografo franco-svedese Jean-Claude Arnault, marito della poetessa Katarina Frostenson, membro dell'Accademia svedese, è stato accusato di stupro e condannato a due anni di prigione. Su di lui, responsabile della cancellazione del Premio Nobel per la Letteratura nel 2018, pendono le accuse di 18 donne.
Il caso di Asia Argento
In questo anno di#MeToo, è successo anche che Asia Argento, tra le accusatrici più illustri di Weinstein, finisse nella posizione di imputata. L’attrice italiana è stata accusata ad agosto dal collega Jimmy Bennet di abusi sessuali, che sarebbero stati commessi a suo danno quando era ancora minorenne, nel 2013. Argento ha respinto le accuse e solo dopo alcune settimane ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali con il giovane, spiegando però che il ragazzo le è "saltato letteralmente addosso" e aggiungendo di non sapere che il giovane fosse all'epoca minorenne.
Da Hollywood alla Corte suprema Usa
#MeToo, da quando esiste, ha incoraggiato diverse vittime a venire allo scoperto. Fra queste anche tre donne che, a settembre 2018, hanno accusato di aggressioni sessuali il giudice Brett Kavanaugh, candidato del presidente Donald Trump alla Corte Suprema. Fra loro, Christine Blasey Ford è stata ascoltata in una storica audizione alla commissione Giustizia del Senato. La donna sarà anche il volto della copertina di Time del 15 ottobre.
Farrow vince il Pulitzer per gli articoli sullo scandalo Weinstein
Per i suoi articoli sul The New Yorker, che hanno messo in ginocchio Weinstein, il giornalista Ronan Farrow ha vinto un Premio Pulitzer. Unico figlio biologico di Mia Farrow e Woody Allen (o forse di Frank Sinatra), 30 anni appena, è sua la penna dietro buona parte dei pezzi pubblicati sul re di Hollywood e sulle accuse di molestie al produttore. Le denunce gli hanno fruttato il Pulitzer per il servizio pubblico, condiviso con due giornalisti del New York Times.