Dazi Usa-Cina, dall'avvio alla tregua: tappe della guerra commerciale

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Dopo mesi di minacce e accuse, Washington e Pechino danno il via alle tariffe doganali. Poi la pace temporanea al G20. Un conflitto economico che potrebbe costare miliardi di dollari ai due Paesi e rischia di minare la ripresa a livello globale

Slitta l'applicazione dell'aumento dal 10% al 25% della sovrattassa sui prodotti "made in China" che negli Stati Uniti era prevista dall'1 gennaio 2019. Il presidente americano Donald Trump e quello cinese Xi Jinping si danno 90 giorni di tempo per trovare un accordo. E' tregua sulle misure commerciali che Usa e Cina si sono inflitti a vicenda. La pace temporanea è stata siglata a margine del G20 di Buenos Aires. I dazi, che per ora rimangono al 10%, sono tariffe doganali all’importazione che i due Paesi hanno adottato per preservare l’economia locale rendendo più costoso un prodotto acquistato all’estero.

La tregua al G20

Alla vigilia del G20 c'era preoccupazione tra i Paesi partecipanti al vertice a causa della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. A Buenos Aires, il presidente americano Donald Trump e il suo omologo Xi Jinping dopo aver cenato in un hotel di Buenos Aires e dopo circa due ore e mezza di colloqui hanno trovato un'intesa a tempo. Si sono dati tre mesi entro i quali dovranno trovare un accordo a tutto campo, con l'obiettivo di aprire una nuova era nei rapporti tra Washington e Pechino. Partono 90 giorni di negoziati ma se non ci sarà l'intesa - ammonisce la Casa Bianca - allora l'amministrazione Trump non farà sconti e i nuovi dazi al 25% saranno inevitabili. 

Le minacce di Trump

Trump nel corso degli ultimi mesi ha minacciato una serie di provvedimenti per limitare l'importazione di prodotti. Poco prima del G20, il tycoon americano aveva annunciato dazi sulle auto costruite all'estero e sugli iPhone importati dalla Cina. In estate il presidente statunitense aveva minacciato dazi per 500 miliardi di dollari. Poi l'annuncio: dazi per 200 miliardi di dollari con tariffe del 10% a partire dal 24 settembre 2018 che saliranno al 25% dall'1 gennaio 2019. Un aumento, al momento, stoppato dopo la cena di Buenos Aires fra Trump e Xi Jinping.

Cina: questo è bullismo commerciale

Il ministero del Commercio cinese aveva definito quella degli Usa una mossa da "bullismo commerciale" che ha dato il via alla più grande guerra commerciale nella storia economica. E anche la Cina, rispondendo a Trump, aveva imposto dazi sui prodotti americani. A risentirne maggiormente la soia e il cotone. In questo modo Pechino, con un'azione strategica, ha messo in difficoltà i coltivatori del Texas e dell’Iowa, quelli che quasi in massa avevano votato per il tycoon alle elezioni presidenziali.

Minaccia globale

I dazi che si sono inflitti Washington e Pechino potrebbero rivelarsi una seria minaccia per la ripresa economica globale. Mario Centeno, capo dei ministri delle finanze dell’Eurozona, ha sottolineato che le imposte potrebbero minare la già fragile ripresa del vecchio continente. Come noto, infatti, oltre ai dazi Cina-Usa, sono in ballo anche quelli tra Trump e l’Unione Europea, con conseguenze che potrebbero colpire seriamente anche l’Italia che negli Stati Uniti vende molto più di quanto compra.

Le tappe dello scontro Usa-Cina: la prima mossa di Trump

Il primo passo verso lo scontro dei dazi tra Usa e Cina è stato fatto da Donald Trump quando lo scorso 8 marzo, sfidando la comunità internazionale, i mercati e le istituzioni finanziarie mondiali il presidente Usa ha varato i dazi sull'acciaio e sull'alluminio. Ma è proprio la Cina il vero bersaglio a causa del suo eccesso di produzione sovvenzionata di acciaio.

La risposta di Pechino

Ricevuta la minaccia, la reazione di Pechino non si è fatta attendere: "Scegliere la guerra commerciale è una soluzione sbagliata. Alla fine si danneggiano gli altri e se stessi", ha affermato il ministro degli Esteri Wang Yi. Così, il 2 aprile La Cina ha annunciato l’operatività dei dazi su 128 beni importati dagli Stati Uniti, tra cui carne di maiale e frutta, per un valore di mercato di 3 miliardi di dollari. Il ministero del Commercio cinese, nell’ufficializzare la decisione, ha sollecitato Washington "a revocare le misure protettive che violano le regole del Wto”.

I primi tentativi di tregua prima del G20

Prima della tregua del G20 di Buenos Aires, dopo i primi provvedimenti, Usa e Cina avevano deciso di intavolare una trattativa per provare a raggiungere un accordo: le delegazioni delle due super potenze si erano incontrate a Pechino nei primi giorni di maggio con l’obiettivo di scongiurare una guerra commerciale. Ne venne fuori un nulla di fatto con le due parti lontane per "grandi differenze" su alcuni punti.

Il via ai dazi

A metà giugno 2018, il presidente americano Donald Trump ha approvato dazi su una lunga lista di prodotti di Pechino, per un valore di circa 50 miliardi di dollari. Il tycoon ha preso la decisione in seguito al vertice con i suoi più stretti consiglieri della Casa Bianca e con alcuni dei massimi responsabili della sicurezza nazionale, del Tesoro e del dipartimento al Commercio. La lista stilata originariamente dagli esperti - secondo le bozze circolate nelle settimane precedenti - riguardava circa 1.300 categorie di prodotti "made in China", a partire da quelli tecnologici. Immediata è arrivata la contromossa della Cina che ha deciso di imporre una tariffa aggiuntiva su beni Usa per un valore di circa 50 miliardi di dollari. Esattamente lo stesso impatto delle misure varate da Trump.

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