Russia, il Senato invita Mark Zuckerberg a una sessione plenaria
MondoLo ha comunicato la presidente del Consiglio di Federazione, Valentina Matvienko. Per l'inventore di Facebook potrebbe essere il terzo intervento pubblico tenuto in pochi mesi presso sedi istituzionali, dopo quelli al Senato degli Stati Uniti e al Parlamento Europeo
Il Senato russo inviterà il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, a comparire davanti a una delle sue sessioni plenarie. Lo ha reso noto Valentina Matvienko, la presidente del Consiglio della Federazione (la camera alta del parlamento), citata dall'agenzia di stampa Tass.
L'invito del Senato di Mosca
"Penso che sia una proposta precisa e degna di nota, in un momento in cui questo è un tema rilevante", ha dichiarato la presidente. La numero uno del Senato ha inoltre aggiunto che se Zuckerberg "sarà in grado di venire o meno è secondario. Ora ho emesso un ordine, abbiamo inviato un invito e tenteremo di organizzare il suo arrivo". Matviyenko ha aggiunto che esiste un elenco di proposte dei senatori per invitare altri esperti stranieri. "Ho ordinato a Nikolai Fyodorov, primo vicepresidente del Consiglio della Federazione, che è responsabile di questo problema, di studiare la possibilità di invitare altri esperti stranieri su questioni rilevanti".
I precedenti a Bruxelles e Washington
Se Mark Zuckerberg dovesse accettare l'invito di Mosca, per lui sarebbe il terzo intervento pubblico in una sede istituzionale dopo quelli tenuti al Senato degli Stati Uniti, il 10 aprile, e al Parlamento Europeo, il 22 maggio. Sia a Bruxelles che a Washington, Zuckerberg è stato ascoltato su tutto ciò che riguarda Facebook e la protezione dei dati sensibili dei suoi utenti. Ma soprattutto sulle interferenze russe nelle presidenziali Usa del 2016 attraverso la diffusione di fake news pubblicate sui social network e sul caso Cambridge Analytica, la società che ha raccolto illecitamente i dati di 87 milioni di utenti servendosi proprio del social di Menlo Park.
Le richieste di Mosca a Facebook
A Mosca un possibile intervento dell'informatico potrebbe rivelarsi ancora più delicato, viste le leggi statali sul controllo del web. Le autorità russe chiedono a Facebook di rispettare una controversa legge del 2015, che obbliga le società a conservare i dati personali degli utenti russi in server che si trovino fisicamente in territorio della Federazione. Proprio per il mancato rispetto di questa norma, nel 2017 Mosca ha già bandito LinkedIn sul territorio nazionale. Il Cremlino inoltre appena un mese e mezzo fa ha ordinato l'immediata chiusura del servizio di messaggistica istantanea Telegram. In quell'occasione la decisione delle autorità russe fu motivata dal rifiuto della società di Pavel Durov di fornire ai servizi segreti le chiavi per decriptare i messaggi degli utenti. L'ordinanza ha scatenato nelle settimane successive proteste di piazza contro il bando e le politiche del presidente Vladimir Putin.