Lo ha confermato la numero due del social network Sheryl Sandberg in una telefonata alla commissaria Ue alla Giustizia Vera Jourova. Bruxelles chiede che i vertici della compagnia "cooperino con le inchieste europee"
"Facebook collabori"
Jourova ha chiesto che Facebook cooperi "pienamente con gli investigatori europei, anche ai più alti livelli della società". Il riferimento della commissaria è stato alle difficoltà riscontrate dal garante britannico Ico nell'ottenere le informazioni richieste sullo scandalo Cambridge Analytica di cui sono vittime cittadini europei. Quindi, ha detto Jourova, "ho consigliato che Zuckerberg accetti l'invito del Parlamento Ue".
Il monito di Jourova
"Ho invitato Facebook a prendere tutte le misure necessarie per mitigare ogni possibile conseguenza negativa per gli utenti in futuro", ha quindi chiesto la commissaria Ue alla Sandberg. Jourova ha preteso chiarimenti sullo scandalo di Cambridge Analytica, che ha sollevato una "particolare preoccupazione" dopo le informazioni che anche cittadini europei ne sono stati colpiti. Sandberg ha riferito "che Facebook ha cominciato a informare la gente" coinvolta "questa settimana”. "Questa storia è troppo importante per trattarla come se fosse 'business as usual', i social media hanno un grande potere e per questo voglio che si assumano anche una grande responsabilità”, ha concluso Vera Jourova, avvertendo la n.2 di Facebook che "l'Ue monitorerà strettamente l'attuazione da parte di Facebook delle nuove regole Ue sulla privacy". Questa ha "mostrato apertura a cooperare con i regolatori Ue" su marketing politico e campagne elettorali.
Il caso Cambridge Analytica
A marzo le inchieste di New York Times e Guardian rivelano che i dati di milioni di utenti Facebook - 87 milioni spiegherà successivamente il social network, 214 mila quelli italiani (guarda la mappa dei profili tracciati in italia) - sono finiti nelle mani di Cambridge Anlytica, società di analisi e consulenza politica britannica che ha lavorato alla campagna elettorale di Donald Trump nel 2016. I dati erano stati raccolti nel 2013 da un ricercatore dell'università di Cambridge, Aleksandr Kogan, attraverso un test sulla personalità sotto forma di app. L'applicazione è stata installata da circa 300 mila utenti: accettando le condizioni, gli utenti hanno condiviso con il ricercatore anche le informazioni dei propri contatti. Una pratica consentita da Facebook fino al 2014. Kogan ha però ceduto questo patrimonio di dati a Cambridge Anlytica, andando contro i termini di utilizzo del social network che vietavano la condivisione con terzi di informazioni raccolte dagli sviluppatori. Zuckerberg è venuto a conoscenza nel 2015 della violazione e sostiene di avere avuto la rassicurazione formale che quei dati sarebbero stati cancellati. Non è andata così, come hanno rivelato diverse inchieste giornalistiche: quei dati infatti sarebbero stati utilizzati per condizionare, attraverso attività mirate su Facebook, l'orientamento di voto dei cittadini Usa durante le ultime presidenziali.