Continua il mistero sul compratore del quadro. L’ambasciata saudita a Washington smentisce che sia il principe ereditario Mohammed bin Salman e tira in ballo il ministero della Cultura degli Emirati. Media Usa: è un dono di Stato, sarà esposto nel “Louvre delle sabbie”
S’infittisce il mistero intorno al compratore del Salvator Mundi, il dipinto più caro della storia, alle aste di New York. L'ambasciata di Riad a Washington, in una nuova versione confermata da Christie's, ha smentito che il vero acquirente sia il principe ereditario (e nuovo uomo forte saudita) Mohammed bin Salman.
Secondo Riad è andato ad Abu Dhabi
La puntata finale da 450 milioni di dollari, che il 15 novembre ha fatto entrare il Leonardo nel Guinness dei Primati, secondo questa nuova versione sarebbe stata fatta per conto del ministero della Cultura di Abu Dhabi dal meno noto principe saudita Bader bin Abdullah bin Mohammed. E la destinazione finale del quadro sarebbe il cosiddetto “Louvre delle sabbie”, il nuovo museo gemello del Louvre di Parigi nella capitale degli Emirati Arabi Uniti. Se così fosse, il Salvator Mundi potrebbe essere presto esposto accanto alla Belle Ferronière, un altro Leonardo arrivato da Parigi in tempo per l'inaugurazione dell'8 novembre, pochi giorni prima dell'asta da Christie's.
Il mistero rimane
Mistero svelato? Non esattamente. Il Financial Times e il Wall Street Journal riportano le parole di una fonte anonima che sarebbe a conoscenza della transazione: ha spiegato che il principe Bader avrebbe agito come prestanome per conto del governo di Riad, ma con l'idea che il dipinto fosse un dono dell'Arabia Saudita agli Emirati come segno di forte amicizia. “L'idea era di un dono di Stato, come quando la Francia diede agli Stati Uniti la Statua della Libertà”, avrebbe detto la fonte.
Gli sviluppi geopolitici
Il Financial Times inserisce lo straordinario colpo, di cui il principe Bader sarebbe stato soltanto una pedina, sullo sfondo degli ultimi sviluppi geopolitici nella penisola arabica. Proprio poco prima dell'asta, il 32enne Salman - o “Mbs”, come viene chiamato dalle iniziali del suo nome - aveva lanciato un’eccezionale crociata anti-corruzione contro decine di reali e boiardi sauditi. Molti di loro hanno firmato, in cambio della libertà, accordi per la restituzione di miliardi di dollari ottenuti fraudolentemente. Salman, che ha anche avviato misure di austerity e di trasformazione verso un’interpretazione meno puritana e estremista dell'Islam, è alleato della sua controparte ad Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed. Con lui condivide l'opposizione all'islamismo stretto e una visione che mescola riforme sociali e autoritarismo politico.
Accordo di collaborazione, anche nel campo della cultura
Oltre a collaborare nella campagna militare in Yemen e nell'embargo contro il vicino Qatar (rivale di Abu Dhabi quanto a superpotenza culturale del Mediorientale), i due Stati hanno stretto la scorsa settimana un accordo di collaborazione per coordinare attività in tutti i campi, compreso quello della cultura. Il “regalo” potrebbe inserirsi in questo scenario. Il Louvre di Abu Dhabi, firmato Jean Nouvelle, è fondato sui principi dell'universalismo e della tolleranza ed espone oltre 600 opere che attraversano tutte le culture e le religioni. Tra cui una Torah yemenita, una Bibbia gotica, una figurina di Buddha. E presto, pare, anche il Salvator Mundi attribuito a Leonardo da Vinci.