Arabia Saudita, undici principi in manette in retata anti-corruzione

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L'erede al trono saudita, il principe 32enne Muhammad bin Salman, conosciuto come Mbs (foto: Getty Images)

Tra gli arrestati ci sarebbero anche il miliardario Al-Walid Bin Talal e l'ex ministro delle finanze, Ibrahim al Assaf

Scattata in Arabia Saudita una retata anti-corruzione che ha portato all'arresto del miliardario Al-Walid bin Talal, uno degli uomini d'affari più facoltosi del Paese e a quello dell'ex ministro delle finanze, Ibrahim al Assaf. Al-Walid è il proprietario della società di investimento Kingdom Holding, che ha partecipazioni nell'impero mediatico News Corp di Rupert Murdoch e anche nel sito di microblogging Twitter. L'operazione avrebbe portato all'arresto di undici principi, quattro ministri e decine di ex ministri.

Lotta all'illegalità

Gli arresti fanno parte del programma di lotta all'illegalità voluto dal principe Muhammad bin Salman, erede al trono saudita, guidato ancora dal padre 81enne, re Salman. Una retata che ha colpito anche membri della famiglia, probabilmente quelli più scomodi per i delicati equilibri della dinastia saudita. La nuova commissione anti-corruzione, voluta dal principe stesso, infatti, ha arrestato dieci principi, membri della sterminata famiglia reale e decine di ex ministri, come ha rivelato la rete saudita "Al Arabiya" citando fonti anonime.  

Nuovo corso

Il principe Muhammad bin Salman, 32enne erede al trono di re Salman, è considerato di fatto il reggente dell'Arabia Saudita, soprattutto grazie al controllo dei punti nevralgici del potere saudita, dalla Difesa all'Economia, con il suo piano "Vision 2030". Già lo scorso settembre, la commissione voluta dal principe aveva arrestato una ventina di persone, tra cui influenti religiosi del clero wahabita, la corrente che segue l'interpretazione più rigorosa ed intransigente della dottrina islamica sunnita. Quest’ultimi si erano mostrati contrari alla politica estera del principe Salman, il quale, lo scorso 5 giugno, ha dato il via alla rottura delle relazioni con il Qatar. Allo stesso modo, non avevano riscosso approvazione nelle frange wahabite altre riforme politiche, inclusa l’annunciata privatizzazione del 5% del colosso petrolifero Aramco, oltre al taglio dei sussidi di Stato.

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