Lo ha deciso il Tribunale del Riesame, secondo cui la donna, arrestata lo scorso 4 febbraio, aveva "un'impressionante capacità di violenza", anche nell'ambito dei "più normali gesti di quotidianità". Per i giudici appare "fondatamente ipotizzabile" che analoghi episodi si siano verificati con "una certa costanza" fin dai primi mesi di vita della bambina
La madre ventisettenne accusata di aver spruzzato ripetutamente del deodorante per adulti sulla figlia di 17 mesi causandole lesioni e bruciature ha mostrato una "inquietante personalità" e una "impressionante capacità di violenza", rimanendo persino "insensibile" di fronte "alle reiterate e sempre più forti urla di dolore della figlia". Questo quando ha scritto il Tribunale del Riesame di Milano nel provvedimento con cui ha confermato la custodia cautelare in carcere per la donna, arrestata il 3 febbraio scorso per maltrattamenti aggravati.
Le violenze registrate dalle microcamere della polizia
Stando alle indagini della Squadra mobile e del pm Pasquale Addesso, la giovane spruzzava dello spray deodorante a distanza ravvicinata provocando lesioni e ustioni sulla pelle della piccola. La bimba negli ultimi sei mesi era stata ricoverata in tre ospedali, tra Varese e Pavia, e poi al Policlinico di Milano dove i medici si sono accorti che quelle lesioni potevano essere state causate dalla madre. Gli investigatori a quel punto hanno piazzato delle microcamere che hanno registrato i momenti in cui la donna causava quelle ferite alla bimba. Ed è scattato l'arresto. Respingendo anche la richiesta di arresti domiciliari in un luogo di cura, avanzata dal legale Vincenzo Sparaco, i giudici (Pendino-Cucciniello-Alonge) nell'ordinanza di 12 pagine hanno fanno anche riferimento al fatto che le indagini non sono affatto concluse e che "appare comunque fondatamente ipotizzabile che analoghi episodi" ai danni della bimba "si siano verificati con una certa costanza sin dai primi mesi di vita della minore".
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Per i giudici le motivazioni del comportamento della madre sono "insondabili"
Le microcamere degli investigatori, si legge ancora nell'ordinanza, hanno ripreso tra l’altro anche la donna mentre in ospedale versava "addosso alla figlia il contenuto del biberon senza apparente motivo". La stessa madre che, scrivono i giudici, "non si è fatta alcuno scrupolo nel realizzare crudeli condotte lesive ai danni dell'indifesa figlia". La donna, poi, come aveva già scritto il gip Sonia Mancini, pur "ammettendo" i fatti nell'interrogatorio aveva "incredibilmente dichiarato di 'non aver capito'" che erano quelle sue condotte "a cagionare le lesioni" alla piccola. Le motivazioni delle sue azioni, spiega il Riesame, sono "insondabili" e si "può solo meramente ipotizzare in astratto l'eventuale riconducibilità ad un disagio psicologico collegabile a qualche forma di depressione post-partum".
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La donna feriva la bimba con "cadenza quotidiana" anche "più volte al giorno"
La difesa, comunque, sul punto non ha "allegato alcunché". Ciò che risulta, allo stato, è che lei ha "dimostrato una ferma determinazione" agendo con "cadenza pressoché quotidiana" e "anche più volte al giorno". Per i giudici pure il fatto che la bimba si trovi ora in una comunità protetta (dopo le dimissioni dall'ospedale e in attesa che i giudici minorili decidano sulla sua adottabilità) "non esclude il contatto della stessa con il padre ed altri familiari, che potrebbero essere il veicolo tramite il quale reinstaurare qualche contatto tra la bimba e la madre". Da qui anche l'esigenza della custodia in carcere per la donna. Per il Riesame restano fermi il pericolo di reiterazione dei reati e quello di inquinamento probatorio, perché potrebbe alterare i documenti medici sulla storia clinica della bimba.