Processo Alberto Genovese, pm di Milano chiedono una condanna a 8 anni

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La richiesta è stata formulata nel processo in rito abbreviato. Per l’ex fidanzata dell’imprenditore, imputata per concorso nella violenza a Ibiza, i pm hanno chiesto due anni e otto mesi. La sentenza arriverà a settembre

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Il procuratore aggiunto di Milano, Letizia Mannella, e i pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini hanno chiesto una condanna a 8 anni di reclusione e a 80mila euro di multa per Alberto Genovese (CHI È), ex imprenditore del web imputato con l'accusa di aver violentato, dopo averle rese incoscienti con mix di cocaina e ketamina, due modelle: una di 18 anni, durante una festa il 10 ottobre 2020 nel suo attico Terrazza Sentimento con vista sul Duomo, l'altra di 23 anni ospite in una villa di lusso a Ibiza nel luglio precedente. La richiesta è stata formulata nel processo abbreviato davanti al gup Chiara Valori. I pm hanno chiesto al giudice di concedere al 45enne le attenuanti generiche anche per il suo percorso riabilitativo, terapeutico e di recupero dalla tossicodipendenza, che sta portando avanti in una clinica in regime di domiciliari. Per l'ex fidanzata dell'imprenditore, Sarah Borruso, imputata per concorso nella violenza nell'isola spagnola, i pm hanno chiesto 2 anni e 8 mesi. Nel pomeriggio parleranno i legali delle parti civili (le due vittime e le due associazioni), il 18 luglio la difesa e il 19 settembre dovrebbe arrivare la sentenza.

La posizione di Genovese

"Abusavo di droghe, non controllavo più la realtà e ho capito solo dopo, riguardando quei video, che la ragazza aveva manifestato il suo dissenso", aveva detto Genovese, interrogato nella scorsa udienza e piangendo alla fine, per cercare di giustificare il suo comportamento sulla 18enne nell'attico di lusso, in linea con una consulenza difensiva che ha parlato di un vizio di mente dovuto all'uso massiccio di cocaina. Genovese, presente in aula e ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi, è imputato per violenza sessuale aggravata, detenzione e cessione di stupefacenti e lesioni.

Alberto Genovese esce dallÂ?aula di tribunale depo lÂ?udienza preliminare, Milano, 5 aprile 2022. ANSA/MATTEO CORNER
Alberto Genovese esce dall’aula di tribunale depo l’udienza preliminare

Le richieste di condanna

Le richieste di condanna sono arrivate alla fine della requisitoria dei pm divisa in tre parti (Mannella ha introdotto le vicende, Stagnaro ha parlato dei fatti specifici e Filippini del cosiddetto elemento soggettivo dei reati). Genovese aveva sostenuto di non ricordare molto di quella lunga notte di ottobre e che solo dopo aver visto i filmati delle telecamere a circuito chiuso della camera ha capito che la giovane gli aveva chiesto di smetterla. Mentre lui in quel momento avrebbe percepito i suoi 'no' come parte di una "contrattazione economica", tanto che bruciò, secondo la sua versione, soldi che le aveva dato. Sul caso di Ibiza (ci sono testimonianze e non immagini), l'ex fondatore di start up digitali si era difeso parlando di "rapporti consenzienti", ma dicendo anche di aver compreso che lei stava molto male quella sera solo ora che è in comunità. Mentre l'ex fidanzata ha detto che era molto innamorata, praticamente succube di lui, ma che lei non abusò in alcun modo della 23enne. A quanto si è inoltre saputo, nel calcolare la richiesta di 8 anni (già scontata di un terzo per il rito abbreviato) i pm sono partiti dal fatto più grave dal punto di vista sanzionatorio, ossia gli episodi di detenzione e cessione di cocaina e ketamina con cui Genovese avrebbe stordito le due ragazze, e poi hanno messo 'in continuazione', ovvero non sommato ma ridotto in parte, le pene per le due imputazioni di violenza sessuale. Per uno dei due casi, quello di Ibiza, viene contestata la violenza sessuale di gruppo, perché è imputata anche l'ex fidanzata. Per i pm Alberto Genovese era abituato a prendersi tutto e ad avere tutto e dunque anche in un quadro di "aberrazioni condivise", quello delle feste che avevano come tema l'uso di droga e il sesso anche estremo, lui ha superato "scientemente, consapevolmente il limite", quello del consenso delle ragazze.

La requisitoria

I pm di Milano, durante la requisitoria, avevano parlato di un "quadro di devastazione e degrado umano" che avrebbe portato a richieste di condanne commisurate alla "gravità dei fatti. L'aggiunto Letizia Mannella, davanti al gup Chiara Valori, ha fornito un quadro generale delle vicende e il pm Rosaria Stagnaro ha affrontato i fatti specifici, parlando in particolare della mancanza di consenso delle ragazze che hanno subito abusi mentre erano incoscienti. Il pm Paolo Filippini ha parlato, a quanto si è saputo, per contrastare soprattutto la tesi difensiva del vizio di mente di Genovese per uso massiccio di cocaina. 

L’udienza

Oggi sono previsti gli interventi anche le parti civili e in particolare il legale Luigi Liguori, che assiste la vittima all'epoca 18enne, è pronto a depositare una memoria in cui i danni calcolati nei confronti della ragazza sono saliti da 1,5 milioni a quasi 2 milioni di euro. "Non può più fare la modella', aveva già detto in passato, facendo riferimento a danni fisici e psichici.

La richiesta di risarcimento di quasi 2 milioni

La richiesta di risarcimento a carico di Genovese da parte del legale della giovane è di circa un milione e 970mila euro. L'ex fondatore di start up digitali aveva offerto risarcimenti per un totale di circa 155mila euro alle due giovani, che sono stati rifiutati. In particolare, il pm Stagnaro ha ricostruito i due casi di violenze sessuali richiamandosi, riguardo all'episodio dell'ottobre 2020 nell'attico di lusso Terrazza Sentimento a Milano, alle immagini delle telecamere a circuito chiuso della camera che dimostrano che la ragazza era completamente incosciente. Uno stato creato dalle droghe che Genovese le diede quella sera per poi abusare di lei per molte ore. La violenza sulla 23enne, invece, è accertata, per l'accusa, da testimonianze di ospiti di Villa Lolita, a Ibiza, e dalla denuncia della giovane. Il tema della mancanza di consenso, per lo stato di incoscienza delle giovani, è centrale nel processo. La difesa, invece, sulla base di consulenze prodotte e della testimonianza di una psicologa punta a dimostrare che l'ex imprenditore non era in sé per l'abuso di cocaina e non poteva rendersi conto, in particolare nel caso della 18enne, che lei gli aveva chiesto di fermarsi.

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