Oggi nel processo in rito abbreviato, a porte chiuse e davanti al gup Chiara Valori, è previsto l'interrogatorio dell'imputato, interrogatorio richiesto dalla sua difesa e tra le molte condizioni poste dai legali e accolte dal giudice per la scelta dell'abbreviato
È presente oggi in aula al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano Alberto Genovese, ex imprenditore del web imputato con l'accusa di aver violentato, dopo averle rese incoscienti con mix di cocaina e ketamina, due ragazze: una di 18 anni, durante una festa il 10 ottobre 2020 nel proprio appartamento, e una di 23 anni durante un soggiorno a Ibiza nel luglio precedente.
L'udienza
Oggi nel processo in rito abbreviato, a porte chiuse e davanti al gup Chiara Valori, è previsto l'interrogatorio dell'imputato, attualmente ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi. Interrogatorio richiesto dalla sua difesa e tra le molte condizioni poste dai legali e accolte dal giudice per la scelta dell'abbreviato, tra cui il deposito di una mole di documenti, come relazioni mediche sulla sua dipendenza da droghe e alcol e sulle condizioni psicologiche. Prima dell'interrogatorio sarà ascoltata una consulente della difesa, una psicologa.
Previste per oggi anche le dichiarazioni dell'ex fidanzata dell'imprenditore, imputata per concorso nella violenza a Ibiza.
Le tesi della difesa
Agli atti figura una relazione difensiva, firmata dai professori Pietrini e Sartori, nella quale si evidenza che la "capacità di intendere e di volere" di Genovese era "al momento dei fatti, quantomeno grandemente scemata". E ciò perché "l'alterazione cognitiva dovuta all'abuso" di stupefacenti gli ha "impedito" di "discernere pienamente i confini tra il consenso iniziale" della 18enne, sequestrata e violentata per ore in casa dell'imprenditore, e "il successivo venir meno del consenso" e non ha saputo "comprendere quando fosse il momento opportuno di fermarsi". Questa la linea difensiva che punta, dunque, sul vizio di mente dovuto all'abuso cronico di droghe.
Consulente della difesa: "Si è rifugiato nell'abuso di droghe"
I disturbi della personalità di Alberto Genovese, che gli hanno comportato serie difficoltà nelle relazioni sociali, hanno pure influito sul fatto che l'uomo si sia rifugiato nell'abuso cronico prima di alcol e poi di droghe. È quanto ha sostenuto oggi in aula la psicologa Chiara Pigni, consulente della difesa. Da quanto si è appreso, la psicologa nell'udienza a porte chiuse ha ripercorso il passato di Genovese , compresi gli 'schemi' da lui usati nelle relazioni affettive e il legame tra i suoi disturbi di personalità e l'abuso di alcol e sostanze stupefacenti. In una relazione, firmata da due esperti nominati dalla difesa ed entrata negli atti, si è già sollevata la questione del vizio di mente al momento dei fatti per l'uso massiccio di droghe, su cui punta la difesa nel processo.