Caso camici, pm insistono su richiesta rinvio a giudizio per Fontana e altri

Lombardia

I pm Paolo Filippini e Carlo Scalas hanno insistito con la richiesta di processo durante l'udienza preliminare che si è aperta oggi davanti al gup Chiara Valori

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La procura di Milano ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del governatore della Lombardia Attilio Fontana e di altre 4 persone per la vicenda dell'affidamento da parte della Regione di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dpi a Dama, la società di suo cognato Andrea Dini, anche lui tra gli imputati. I pm Paolo Filippini e Carlo Scalas hanno insistito con la richiesta di processo durante l'udienza preliminare che si è aperta oggi davanti al gup Chiara Valori. Il governatore è accusato di frode in pubbliche forniture. (LE TAPPE DELLA VICENDA)

Difesa di Fontana: "Nessuna frode ma solo donazione"

"Precisando che stiamo parlando di persone per bene, i pm hanno dato una lettura molto accusatoria dei fatti. A loro avviso c'è stato un elemento fraudolento, ingannatorio, per il quale è necessario andare a giudizio. Noi ovviamente siamo di avviso contrario". Così l'avvocato Jacopo Pensa, difensore di Attilio Fontana assieme al collega Federico Papa, ha commentato la discussione dei pm di Milano Paolo Filippini e Carlo Scalas. "Questa è una vicenda - ha proseguito il legale - in cui il fatto è pacifico, ma è la sua lettura che conta" . Lettura che, ha aggiunto l'avv. Papa, "è molto semplice. Per noi non c'è stato alcun danno alla pubblica amministrazione né alcuna frode. Si è trattato di una donazione. Infatti non c'è alcun pagamento e nemmeno una parte offesa". Le difese parleranno il prossimo 29 aprile, mentre la decisione è attesa per il 13 maggio.

I pm: “Il reato offende gli interessi dei cittadini”

Il reato ipotizzato nei confronti del governatore lombardo e degli altri 4 imputati "offende non il patrimonio pubblico" danneggiando le casse della Regione, bensì "l'interesse della pubblica amministrazione" e dei cittadini che in piena emergenza sanitaria avevano il diritto "ad ottenere una regolare fornitura di camici" tra i presidi necessari per far fronte all'epidemia di Covid. È in sintesi, un passaggio dell'intervento dei pm di Milano che hanno ribadito la richiesta di rinvio a giudizio.

L'inchiesta

Gli imputati, oltre a Fontana e Dini, sono Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, rispettivamente ex dg e dirigente di Aria spa e Pier Attilio Superti, in qualità di vicesegretario generale della Regione. L'accusa è frode in pubbliche forniture. L'inchiesta, che ha visto lo stralcio in vista dell'istanza di archiviazione del capo di imputazione in cui solo Dini e Bongiovanni rispondono di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, ha al centro la fornitura di dispositivi di protezione individuale, tra cui appunto 75 mila camici, da consegnare in piena pandemia nella primavera 2020 alla Regione. Ne vennero consegnati in realtà da Dama solo 50mila, poiché nel frattempo, quando venne a galla il conflitto di interessi, la fornitura fu trasformata in donazione. La conseguenza, in base alla ricostruzione della Procura, fu che l'ordine non venne perfezionato per la mancata consegna di un terzo del materiale, cosa che ha portato i pm Filippini e Scalas, con l'aggiunto Maurizio Romanelli, a formulare l'accusa di frode in pubbliche forniture. La vicenda, secondo l'indagine condotta dal nucleo speciale di Polizia Valutaria della Gdf, avrebbe visto l'intervento del presidente della Lombardia con il tentativo di risarcire, per il mancato introito, il cognato con un bonifico - poi bloccato in quanto segnalato dalla Banca d'Italia come operazione sospetta - di 250 mila euro prelevati da un suo conto in Svizzera. Da qui è scaturita pure un'inchiesta autonoma, archiviata il mese scorso, per autoriciclaggio e falso in voluntary disclosure nei confronti di Fontana.

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana partecipa al consiglio regionale a palazzo Pirelli, Milano, 27 luglio 2020.
ANSA / MATTEO BAZZI

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