Caso camici, gip archivia inchiesta su denaro di Fontana in Svizzera

Lombardia

Il governatore lombardo era indagato per autoriciclaggio e falso nella 'voluntary disclosure' in relazione a 5,3 milioni di euro depositati su un conto a Lugano, scudati nel 2015

ascolta articolo

Il gip di Milano Natalia Imarisio, su richiesta dei pm, ha archiviato l'inchiesta in cui il governatore lombardo Attilio Fontana era indagato per autoriciclaggio e falso nella 'voluntary disclosure' in relazione a 5,3 milioni di euro depositati su un conto a Lugano, scudati nel 2015. In particolare parte del denaro, 2,5 milioni, gli inquirenti ritenevano fosse frutto di una presunta evasione fiscale. Fontana, difeso dai legali Jacopo Pensa e Federico Papa, ha sempre ribadito che la somma regolarizzata 7 anni fa era il lascito ereditario della madre. L'inchiesta è scaturita dal fascicolo sul cosiddetto 'caso camici’.  (LE TAPPE DELLA VICENDA)

La richiesta di archiviazione

L'istanza di archiviazione dei pm Paolo Filippini e Carlo Scalas e dell'aggiunto Maurizio Romanelli era stata inoltrata al gip dopo la mancata risposta della Svizzera a una rogatoria inviata a marzo 2021, risposta peraltro sollecitata formalmente dalla Procura lo scorso settembre. La difesa, depositando documentazione bancaria a partire dal '97 relativa ai conti svizzeri, ha sostenuto che non c'era stato alcun versamento in contanti, ma che si trattava di denaro investito in titoli, fondi e altro, riconducibili alla madre.

Gip: "Esiti indagini escludono responsabilità Fontana"

Si ritiene che "i concreti esiti investigativi" con "gli apporti citati dalla difesa", ossia la documentazione prodotta dai legali, portino "maggiormente" a concludere per la "esclusione" della "riconducibilità" delle "violazioni in esame" ad Attilio Fontana. Lo scrive il gip di Milano Natalia Imarisio nel provvedimento, depositato oggi, col quale ha archiviato, così come richiesto dalla Procura, l'inchiesta. Il giudice "concorda con l'ufficio del Pubblico Ministero" che nella richiesta di archiviazione "ritiene non acquisite e non acquisibili per quanto già esposto", ossia la mancata risposta alla rogatoria dei pm che era stata inoltrata in Svizzera, "risultanze sufficienti ad ipotizzare con ragionevole prognosi di condanna la riconducibilità delle violazioni in esame (anche solo in parte) ad Attilio Fontana". Tuttavia, per il gip gli esiti delle indagini, con "gli apporti", ovvero i documenti prodotti dalla difesa, portano a concludere per escludere la responsabilità del governatore o comunque sono "tali da fondare una più che ragionevole ipotesi alternativa in tal senso".

La difesa: "Fontana felice per l'archiviazione"

"La difesa e il presidente Fontana sono ovviamente felici del provvedimento di archiviazione, che onestamente era atteso, poiché il presidente ha sempre dichiarato il vero e non ha mai nascosto alcun documento agli inquirenti", hanno spiegato gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa. "La soddisfazione è poi ancora più grande, poiché il Giudice ha voluto andare oltre la richiesta della Procura - ha chiarito il legale - specificando che non sussistono i presupposti del reato, alla luce delle produzioni documentali offerte". "Il provvedimento di archiviazione - si legge in una nota - è stato in linea con le evidenze processuali, il presidente Fontana, insieme ai suoi difensori, è oltremodo soddisfatto, poiché finalmente si è dato atto della produzione documentale fornita dalla difesa, che ha dimostrato l'insussistenza dei fatti contestati, a prescindere da una rogatoria ormai inutile. Non sussisteva alcuna ipotesi di reato a carico del Governatore".

Il caso camici

Intanto, è fissata per il 18 marzo, davanti al gup di Milano Chiara Valori, l'udienza preliminare a carico del governatore Fontana e di altre 4 persone, tutte accusate di frode in pubbliche forniture per la vicenda dell'affidamento da parte di Aria spa, centrale acquisti della Regione, di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dpi a Dama, società del cognato del presidente lombardo, Andrea Dini. Vicenda che, secondo l'indagine, avrebbe visto l'intervento del governatore con il tentativo di risarcire, per il mancato introito, il cognato con un bonifico - bloccato in quanto segnalato dalla Banca d'Italia come operazione sospetta - di 250 mila euro prelevati dal conto in Svizzera. 

Milano: I più letti