Donne investite in un campo di mais a San Giuliano, indagato: "C'erano altre 5 persone"

Lombardia

Lo ha raccontato il 35enne marocchino che era con loro, rintracciato dai carabinieri e portato ieri sera in Procura a Lodi per essere interrogato dalla pm Giulia Aragno. L'uomo è indagato per omissione di soccorso

C'erano altre cinque persone, di cui quattro uomini e una donna di origine rumena, insieme a Sara El Jaafarii e Hanan Nekhla, di 28 e 32 anni, travolte da un mezzo agricolo in un campo di mais a San Giuliano Milanese lo scorso venerdì mattina e ritrovate morte la sera di sabato. Lo ha raccontato il 35enne marocchino che era con loro, rintracciato dai carabinieri e portato ieri sera in Procura a Lodi per essere interrogato dalla pm Giulia Aragno. L'uomo è indagato per omissione di soccorso. Tra l'ora del ritrovamento dei corpi, intorno alle 20 di sabato scorso, e l'incidente sarebbero passate oltre 30 ore.

Il racconto dell'indagato

Durante l'interrogatorio durato circa due ore l'uomo ha riferito che insieme agli altri stavano bevendo e consumando sostanze stupefacenti, quando, mentre si trovavano seduti a terra ad ascoltare musica, si sono improvvisamente accorti dell'arrivo del mezzo che aveva subito travolto le due giovani sdraiate nel punto più prossimo a quello di arrivo del mezzo. Il 35enne, sebbene ferito a un piede, sarebbe però fuggito senza tornare più indietro né accertarsi delle condizioni degli altri. L'uomo ha raccontato anche di aver conosciuto le due donne, tramite un amico connazionale, la sera di giovedì 1 luglio e di aver trascorso la serata e la successiva nottata a consumare alcolici e sostanze stupefacenti, dapprima presso l'abitazione di una conoscente e poi all'interno del campo di mais nei pressi di Locate di Triulzi. Sono tuttora in corso le indagini volte a rintracciare gli altri (è stato finora identificato un marocchino 21enne) presenti al momento dell'incidente.

L'indagato: "Sono scappato dopo un rumore"

"Abbiamo sentito un rumore, ci siamo spaventati e siamo andati via": questo quanto sostenuto dal 35enne durante l'interrogatorio in Procura a Lodi. Ora, gli inquirenti stanno cercando di rintracciare chi altro era con lui. Il 35enne e il 21enne, che non hanno una residenza o un domicilio fisso e si muovono tra Milano e altri centri della Lombardia, sono stati identificati dopo giorni di indagini. Secondo gli investigatori la sera della tragedia si trovavano con ogni probabilità insieme alle due ragazze. Stando alla ricostruzione, i due avrebbero forse condotto le donne fino al luogo dove è avvenuta la tragedia e passato la notte insieme a loro dopo aver fatto uso di alcol e droghe, come suggerisce il ritrovamento di bottiglie, lattine e carta stagnola sul luogo dell'incidente. Nel campo sono stati abbandonati anche dei cellulari, intestati a dei prestanome, il cui contenuto, comprese le chat whatsapp, è stato attentamente analizzato. 

I risultati delle autopsie

Intanto dalle prime risultanze delle autopsie effettuate all'Istituto di Medicina legale di Pavia, è emerso che le ragazze sono state investite entrambe dal Grim, un mezzo agricolo che sparge medicinali sulle coltivazioni. Il corpo di Sara riporta segni evidentissimi di lesioni compatibili con lo schiacciamento da mezzo pesante e risulta che sia morta quasi sul colpo. Hanan, invece, che lanciò l'sos al 112, ha avuto le gambe schiacciate fino al bacino e sarebbe, quindi, morta dopo ore dissanguata. A detta del medico legale, le lesioni a gambe e bacino erano tali che difficilmente sarebbe stata salvata dai soccorsi.

Agricoltore indagato per omicidio colposo

Rimane, nel frattempo, indagato per omicidio colposo A. P., il trattorista che ha investito le due donne anche se le prove cinematiche sul campo, volute dalla Procura di Lodi, avrebbero individuato lacune nella visibilità dal posto di guida del trattore, soprattutto in presenza di filari compatti di piante alte. "Sono sconvolto da quanto è successo. Non mi sono accorto davvero di nulla", ha detto l'agricoltore che si è sfogato a lungo con il suo avvocato Angela Maria Odescalchi. La sua difesa si baserebbe sul fatto che le ruote del mezzo agricolo che conduceva distano circa 3 metri dall'asse della cabina di guida che è, peraltro, sopraelevata. L'uomo ha anche mostrato al proprio avvocato un video per evidenziare quanto poco si possa vedere, rispetto alle ruote in movimento, dalla cabina di guida. In quel momento, poi, la maggior parte del campo presentava piante di mais alte due metri. 

Milano: I più letti