L'inchiesta vedeva coinvolte tre persone vicine all'ex Pac, una delle quali reduce degli anni di piombo, con l'accusa di 'assistenza agli associati' di terrorismo
Nessun sostegno concreto nell'ultimo periodo di fuga di Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Pac arrestato in Bolivia nel gennaio 2019 dopo quasi 40 anni di latitanza (CHI È), ed estradato in Italia per scontare la condanna all'ergastolo. Per il gip si trattò solo di una volontà a raccogliere informazioni sulle sue condizioni, un tentativo di trovare una soluzione al suo caso, in particolare usando contatti e conoscenze politiche. Per questo il gip ha accolto la richiesta di archiviazione firmata dal pm Alberto Nobili, responsabile dell'antiterrorismo milanese, per l'indagine che vedeva coinvolte 3 persone vicine all'ex Pac, tra cui uno tra reduci degli anni di piombo conosciuto in Francia, con l'accusa di 'assistenza agli associati' di terrorismo. In sostanza i tre per cui è stata chiesta e ottenuta l'archiviazione non hanno mai offerto vitto, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione e altri aiuti concreti a Battisti, ma al massimo un sostegno di tipo morale o psicologico o a livello di sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
L'indagine
Le indagini, coordinate da Nobili e condotte dalla Digos di Milano, riguardano i mesi antecedenti la cattura di Battisti. Dall'inchiesta, proseguita anche nei mesi successivi l'arresto dell'ex Pac, sono venuti a galla contatti con persone a lui vicine sia in Sudamerica sia in Italia, e componenti del suo entourage più stretto. Persone che lo hanno seguito a distanza, almeno dall'ottobre del 2018, fornendogli informazioni che gli avrebbero consentito di trovare ospitalità e mezzi di trasporto e di comunicazione e, quindi, una rete di contatti in modo da costruire una sorta di 'cordone sanitario' per proseguire la sua lunghissima latitanza.
Dall'attività investigativa che si è protratta fino alla primavera del 2019 e che si è, tra l'altro, concentrata sull'analisi del materiale informatico estrapolato dal cellulare sequestrato all'ex Pac e dei suoi contatti via mail, è spuntato il nome di un europarlamentare francese: si tratta di Josè Bovè, esponente del movimento no global che ha cercato di intercedere per lui presso il presidente della Bolivia Evo Morales affinché concedesse a Battisti la stessa protezione garantita in Brasile dall'ex presidente Lula.
Le condanne
L'ex terrorista dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, è stato condannato in via definitiva per quattro omicidi, due commessi materialmente, due in concorso: quello del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, quello del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Msi, uccisi entrambi da gruppi dei Pac il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo a Mestre; e quello dell'agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978.