Cesare Battisti è arrivato nel carcere di Oristano, dove resterà in isolamento. L'ex terrorista dei Pac, riportato in Italia dai funzionari dei servizi dopo l'arresto e l'espulsione dalla Bolivia, sconterà l'ergastolo senza benefici dopo le condanne per 4 omicidi negli anni '70. “Ora so che andrò in prigione”, ha detto agli uomini dell'antiterrorismo.
Salvini: “Stiamo lavorando su altre decine di terroristi”
Le decisioni del governo sono state annunciate dal ministro Bonafede, che era a Ciampino all'arrivo del volo con il ministro Salvini: “Stiamo lavorando su altre decine di terroristi: su alcuni abbiamo già riscontri positivi”, ha detto il leader della Lega. Il ministro dell'Interno ha anche telefonato al presidente del Brasile Bolsonaro per ringraziarlo.
Procura di Milano apre un'inchiesta sulle coperture
I pm di Milano hanno aperto una nuova inchiesta sulla rete di protezione, anche italiana, di Battisti. Si tratta di un'indagine “esplorativa”, senza ipotesi di reato né indagati. Alberto Nobili, responsabile dell'antiterrorismo milanese e titolare del fascicolo, è in attesa della relazione della Digos su quanto è accaduto negli ultimi anni. Relazione che verrà inizialmente depositata alla Procura Generale che la girerà al pm.
Scovato anche grazie ai social network
La cattura di Cesare Battisti è arrivata nella notte italiana tra sabato e domenica. La primula rossa dei Proletari armati per il comunismo, almeno a giudicare dal video diffuso dall'Interpol, non sembrava affatto aspettarsi l'arresto. Passeggiava tranquillo, occhiali da sole e barba, per le vie della città. Durante la latitanza ha addirittura usato i social senza evidentemente immaginare che una squadra dell'Interpol italiana, brasiliana e boliviana fosse sulle sue tracce. Era a Santa Cruz de La Sierra dal 16 novembre, poi è rientrato per una decina di giorni in Brasile e alla fine è tornato in Bolivia il 17 dicembre, passando il confine nei pressi della cittadina boliviana di San Matias, proveniente dal Mato Grosso.
La latitanza
Dopo anni di stallo, dunque, l'accelerazione improvvisa voluta da Jair Bolsonaro, che già in campagna elettorale aveva promesso all'Italia un “regalo” non appena fosse stato eletto, sembra aver dato i suoi frutti. Anche se paradossalmente ha tagliato fuori proprio il presidente brasiliano. Dopo la decisione, un mese fa, di un giudice del Tribunale Supremo federale di dare il via libera all'arresto, la fuga di Battisti e, il giorno dopo, la tanto attesa firma del consenso all'estrazione posta però dall'allora presidente in scadenza Michel Temer, l'ex terrorista è stato arrestato in un altro paese.