Nessuno dei testimoni presenti sabato pomeriggio in via Macchi, dove è stato trovato il corpo di Stefano Ansaldi, ha inoltre visto persone in fuga. Le indagini non sono concluse e si lavora per escludere definitivamente che si sia trattato di un omicidio
Gran parte degli elementi che investigatori e inquirenti hanno raccolto finora sulla morte di Stefano Ansaldi, il ginecologo campano di 65 anni trovato senza vita e con una ferita al collo sabato scorso vicino alla stazione Centrale di Milano, sotto l'impalcatura di un palazzo in ristrutturazione tra via Macchi e via Scarlatti, fanno ipotizzare sempre più un suicidio. Tra gli elementi principali, c'è il fatto che le telecamere della zona non hanno ripreso persone fuggire. Le indagini, in ogni caso, non sono ancora concluse e si lavora per escludere definitivamente che si sia trattato di un omicidio.
Le ipotesi
Inizialmente si era pensato ad una rapina finita male, poi ad un omicidio per motivi personali o economici, ma già da ieri l'ipotesi più seguita è stata quella del gesto estremo, dopo che nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinate dall'aggiunto Laura Pedio e dal pm Adriano Scudieri, sono stati ascoltati anche numerosi testi, tra colleghi, amici e familiari. Accertamenti che proseguiranno proprio per dirimere definitivamente gli ultimi dubbi su una morte con particolari molto strani che ha reso complesso il lavoro di indagine.
Le analisi delle telecamere
Si stanno analizzando anche i filmati delle telecamere più lontane da via Macchi, dove è stato trovato il cadavere, sotto l'impalcatura di un palazzo in ristrutturazione. E si vuole escludere pure che un eventuale aggressore sia poi entrato all'interno di un civico della via, senza essere ripreso. Gli esiti definitivi dell'autopsia (tra almeno 30 giorni), eseguita ieri, potranno chiarire le modalità del taglio alla gola, che da una prima analisi non era parso un colpo inferto da davanti.
Le testimonianze
A supporto dell'ipotesi del suicidio anche il racconto di due testimoni, presenti quel pomeriggio in via Macchi. "L'abbiamo visto crollare a terra, è sopravvissuto pochi secondi. Non abbiamo visto persone fuggire", le loro parole. In più, il cellulare del medico, non trovato, era stato spento circa un'ora prima della morte. Ansaldi, a quanto si apprende, era in difficoltà finanziarie.
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Nessuna impronta sul coltello
Inoltre, non sarebbero state rilevate impronte sul coltello da cucina, con una lama di una ventina di centimetri, rinvenuto vicino al cadavere e che inizialmente aveva fatto pensare a una rapina finita male. Ma fin dai primi accertamenti erano emersi dettagli che non quadravano: l'efferatezza della coltellata, quasi chirurgica, a recidere di netto la giugulare e che non pare essere stato un colpo sferrato da davanti; il Rolex del 65enne lasciato a terra; il coltello vicino al corpo. Gli esami autoptici già disposti potranno essere utili per fare chiarezza sulle modalità del taglio inferto alla gola del ginecologo, che indossava dei guanti in lattice, particolare abbastanza comune in periodo di emergenza Covid.
Il viaggio da Napoli a Milano
Gli inquirenti stanno inoltre cercando di capire il motivo del viaggio di Ansaldi da Napoli a Milano con un biglietto di sola andata e con una valigetta con dentro pochi oggetti personali e nessun cambio di vestiti per fermarsi almeno una notte. Nel capoluogo lombardo non aveva ufficialmente attività lavorative in corso o legami professionali e si indaga per sapere se prima della morte abbia incontrato qualcuno, se avesse un appuntamento. Non era un viaggio segreto perché, pur non scendendo nel dettaglio, il 65enne aveva detto ai familiari che doveva andare a Milano per questioni di lavoro. Con l'analisi delle telecamere di sorveglianza è stato accertato che per quelle tre ore, tra le 15, quando è sceso dal treno, e le 18, quando è stato trovato morto, è rimasto sempre attorno alla stazione Centrale.
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