Milano, medico ucciso: niente impronte su coltello, la pista dei soldi in paradisi fiscali
LombardiaL'anno scorso il ginecologo aveva denunciato la scomparsa di un assegno in bianco, da lui firmato. Intanto, le analisi della Scientifica sono ancora in corso
Proseguono le indagini sull'omicidio del ginecologo campano di 65 anni Stefano Ansaldi, avvenuto sabato 19 dicembre a Milano, vicino alla Stazione Centrale. Nuove ipotesi emergono a seguito di alcuni elementi acquisiti da Il Corriere della Sera, che potrebbero far luce su accaduto.
Le indagini
Otto giorni prima dell’assassinio, la polizia aveva inserito il medico in un database di soggetti a cui rendere informazioni a causa di un sospetto contagio da Covid. Nonostante questa circostanza, sempre che il ginecologo ne fosse a reale conoscenza, Ansaldi si era precipitato a Milano salendo sul primo treno utile. Sempre secondo quanto sostiene Il Corriere della Sera, l’urgenza mostrata dalla vittima potrebbe richiamare un vecchio procedimento innescato dalla denuncia di una donna, che aveva incolpato il dottore e tre colleghi della morte della figlia appena nata.
Da quanto è stato spiegato, nelle indagini dei carabinieri, coordinate dall'aggiunto Pedio e dal pm Scudieri, tutte le ipotesi sulla morte di Ansaldi, che indossava guanti in lattice, sono al vaglio e non c'è ancora una pista prevalente. I due testimoni, che hanno visto l'uomo crollare a terra non hanno notato persone fuggire.
Niente impronte sul coltello
Da una prima analisi, a quanto riferito in Procura, non sarebbero state rilevate per ora impronte sul coltello ritrovato accanto al cadavere . Le analisi della Scientifica sono ancora in corso.
L'ipotesi dei paradisi fiscali
Ma c'è anche un'altra pista legata a una vicenda dell'anno scorso, quando il ginecologo aveva denunciato la scomparsa di un assegno in bianco, da lui firmato. Curiosa la destinazione del denaro, una società di Malta inserita nell’elenco dei "Paradise papers", l’inchiesta sugli investimenti offshore condotta dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. In quell'occasione Ansaldi aveva ammesso un probabile giro di soldi in nero con quella denuncia: forse, si ipotizza, per dimostrare a interlocutori e soci che lui l’assegno l’aveva comunque pronto, come da accordi, se non già consegnato a un mediatore.