Prete ucciso, gip: "Arrestato tentò di decapitarlo"

Lombardia
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Ridha Mahmoudi ha anche affermato che "il prete gli aveva chiesto perdono", ma che lui lo aveva ritenuto "tardivo"

Ridha Mahmoudi voleva decapitare don Roberto Malgesini, il prete devoto ai poveri ucciso quattro giorni fa (IL CORDOGLIO - I FUNERALI - LA MESSA). Questo è quanto emerge dall'ordinanza di convalida del suo arresto, letta dall'Agi, firmata dal gip di Como che riporta lo osservazioni del consulente Giovanni Scola il quale ha redatto la relazione preliminare della visita cadaverica. "L'ampia ferita al collo - scrive l'esperto - appare suggerire un tentativo di decapitazione non portato a termine per la volontà di resecare il piano osseo della colonna vertebrale". Le ferite al volto e al collo, secondo il consulente, "furono probabilmente inferte quando la vittima si trovava ormai a terra, con intento di sfregio". Le coltellate al prete, come confermato dallo stesso Mahmoudi, sono state cinque o sei.

"Voleva ammazzare anche avvocati"

Non solo. Sono emersi anche altri dettagli. Durante l'interrogatorio in questura, poche ore dopo essersi dichiarato ai carabinieri colpevole dell'omicidio, Ridha Mahmoudi "ha detto che si era sentito tradito dal prete e dai suoi legali (coi quali lo aveva messo in contatto proprio il prete, ndr), gli avvocati Rusconi, in quanto i medesimi, di comune accordo col Prefetto, avevano indotto un oculista di Como a redigere un certificato falso nel quale si certificava che la patologia che aveva agli occhi potesse essere curata in Tunisia. "Ho colpito il prete perché mi sono sentito tradito - queste le parole del 53enne -. Se avessi trovato l'avvocato Rusconi, avrei ucciso lui e così anche se avessi fallito l'agguato al prete avrei continuato a cercare Rusconi. Sono contento di quello che ho fatto, il prete ha partecipato a un complotto contro di me nel senso che non mi ha aiutato e anzi si è accordato col giudice e il Prefetto e tutti gli altri per farmi rimpatriare in Tunisia", ha aggiunto il cittadino tunisino riferendosi ai due mandati di espulsione verso lo Stato nordafricano. Per uno di questi pendeva un ricorso davanti al giudice di pace. 

"Il prete aveva chiesto perdono"

Inoltre, Ridha Mahmoudi ha anche affermato che "il prete gli aveva chiesto perdono", ma che lui lo aveva ritenuto "tardivo". L'uomo di origine tunisina ha spiegato, sempre stando a quanto si legge nel documento di convalida dell'arresto consultato dall'Agi, che "a un certo punto il sacerdote si era abbassato per posare una scatola nel veicolo (la Panda con cui ogni mattina portava le colazioni ai poveri, ndr) e in quel momento lo aveva afferrato per i capelli e con il coltello gli aveva tagliato il collo. Il prete gli aveva chiesto perdono ma, ritenendo il suo pentimento tardivo, aveva reiteratamente colpito il corpo del sacerdote, fermandosi solo allorquando si era ferito (Mahmoudi è poi stato medicato a un braccio in ospedale, ndr). Dopo l'omicidio, aveva lasciato il coltello nel prato adiacente al luogo dell'aggressione e si era dileguato per raggiungere il Comando dei carabinieri".

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