Il responsabile dell'antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, ha aperto un'indagine contro ignoti per minacce aggravate per gli insulti rivolti alla cooperante rapita in Kenya nel novembre del 2018 e liberata in Somalia il 9 maggio scorso
Il responsabile dell'antiterrorismo milanese, Alberto Nobili, ha aperto un'indagine per gli insulti sui social e le frasi minacciose rivolte a Silvia Romano, la cooperante rapita in Kenya nel novembre del 2018 e liberata in Somalia il 9 maggio scorso. L'ipotesi di reato, contro ignoti, è di minacce aggravate (L'ARRIVO A CIAMPINO – FOTO - L'ARRIVO A CASA A MILANO). Secondo quanto appreso dall'Ansa, nel pomeriggio la giovane è stata sentita da Nobili e ha detto di "essere serena" malgrado le minacce L'indagine al momento vede la raccolta e il vaglio di tutti i messaggi minatori, non solo i post sui social ma anche alcune lettere. Inquirenti e investigatori hanno sentito anche la madre.
L'audizione
L'audizione della giovane e di sua madre, portata avanti dalla Procura di Milano e dagli investigatori del Ros dei carabinieri dopo aver contattato i pm romani che indagano sul sequestro, ha riguardato soltanto il capitolo delle minacce, anche di morte, rivolte in queste ore alla 24enne, non solo via social ma anche attraverso lettere. Sia Silvia Romano che la madre hanno spiegato che, malgrado le intimidazioni ricevute, sono tranquille, serene, compatibilmente con la situazione che soprattutto la giovane sta vivendo in queste ore. Gli inquirenti dovranno verificare anche se alcuni messaggi possano essere riferibili a gruppi di estrema destra. Ora gli investigatori raccoglieranno e analizzeranno tutti i post e le lettere.
Al vaglio anche un post di Vittorio Sgarbi
Al vaglio dei pm di Milano c'è anche un post di Vittorio Sgarbi, il quale ha scritto che la giovane "va arrestata" per "concorso esterno in associazione terroristica". Del post ha parlato, da quanto si è saputo, la stessa 24enne nell'audizione di oggi pomeriggio.
Gli insulti sui social
Già da domenica, al suo arrivo in Italia, è sorta una campagna di odio contro Silvia, per questo la Prefettura di Milano, città in cui lei vive con la famiglia e dove ieri è rientrata, sta valutando misure di protezione e il palazzo del quartiere Casoretto dove abita è sorvegliato dalle forze dell'ordine. Ora dopo gli insulti e le minacce di morte (vicino a casa della ragazza è stato trovato anche un volantino) legate in particolare alla conversione all'Islam, maturata dalla ragazza durante la prigionia, il pm Nobili ha deciso di aprire un'inchiesta.
Il ritorno a casa di Silvia
La 24enne è arrivata ieri a Milano ed è stata accolta da un lungo applauso. Numerose le persone che si sono affacciate alle finestre e scese in strada per salutarla. La giovane cooperante indossava il tradizionale vestito delle donne somale e si è tolta per un momento la mascherina mostrando un sorriso prima di entrare nel palazzo dove risiede la madre.
La madre di Silvia: “Cerchiamo di dimenticare”
"Cerchiamo di dimenticare, di chiudere un capitolo e aprirne un altro", ha detto Francesca Fumagalli, la madre di Silvia, intervistata telefonicamente dal Tg3. La madre della cooperante milanese ha ribadito di aver preso le distanze "da mo'" dalla onlus Africa Milele per la quale sua figlia ha lavorato, ma "non sono io l'ordine preposto per parlare di queste cose, c'è una Procura che indaga e ci pensano loro, io non rilascio dichiarazioni sull'argomento", ha aggiunto. Per quanto riguarda un'eventuale conferenza stampa, "non facciamo niente - ha precisato - perché Silvia è in quarantena. Siamo qua, poi fra due settimane vedremo, non lo so, del doman non v'è certezza. Visto come sono andate le cose, non so nulla". In mattinata per pochi attimi la mamma di Silvia è uscita dal portone del palazzo. La donna non ha risposto a chi le domandava come la figlia avesse trascorso la sua prima notte a casa, ma si è affacciata sul marciapiede giusto il tempo di ritirare un vaso di ortensie lilla lasciato da un'abitante del quartiere Casoretto. "L'ho fatto per darle il benvenuto, non la conosco di persona ma Silvia è figlia di tutti", ha detto la signora. Poco dopo un fiorista ha consegnato un vaso di orchidee, e anche in quel caso Francesca lo ha ritirato rapidamente senza rispondere al gruppo di giornalisti assiepati di fronte al portone.
Psicologi lombardi: “Gli attacchi sono un nuovo trauma”
"Un ulteriore trauma sul trauma" e "un pericolo grave per il suo benessere": l'ordine degli Psicologi della Lombardia definisce in questo modo le critiche che piovono su Silvia e chiedono un "opportuno silenzio". "Ricordiamo che Silvia è la vittima di un rapimento, un evento traumatico estremo. La nostra comunità professionale - spiegano in un comunicato - sottolinea l'importanza di rispettare, anche con un opportuno silenzio, il momento che Silvia sta attraversando". "Nessuna diagnosi - avvertono - può essere fatta per interposta persona o sulla base di immagini o di riferiti. La valutazione clinica è un lavoro delicato che richiede un contatto diretto e degli strumenti professionali. Questo processo non può essere lasciato nelle mani di chi sostiene la strumentalizzazione mediatica, di comunicatori imprudenti o di persone mosse da sentimenti primitivi e nessuna competenza in materia".
Silvia visitata dal medico
"Sta bene, come l'avete vista quando è arrivata, anche psicologicamente", ha spiegato il medico di famiglia di Silvia, il dottor Matteo Danza, dopo aver visitato la ragazza. "Un controllo va sempre fatto dopo tanti mesi che si manca dall'Italia, è doveroso", ha aggiunto il medico lasciando il palazzo confermando che per Silvia è cominciato l'isolamento di 14 giorni previsto per il contrasto al coronavirus per chi rientra dall'estero.