Fedor Dostoevskij, 140 anni fa moriva il celebre scrittore russo: le sue frasi più famose

Il 9 febbraio 1881 scompariva a San Pietroburgo, all’età di 59 anni, uno dei più grandi autori di sempre. Ecco alcune delle sue più note citazioni

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Esattamente 140 anni fa, il 9 febbraio 1881, moriva a San Pietroburgo, Fedor Michajlovic Dostoevskij, uno dei più grandi scrittori di sempre. È lui l’autore di opere celeberrime come Delitto e Castigo o I fratelli Karamazov. Ecco alcune delle sue frasi più note tratte da questi e da altri romanzi

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“Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”. (Delitto e castigo, 1866 - Foto: Ipa)

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“Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! - Guardate piuttosto come ride”. (L’adolescente, 1875 - Foto: Ipa)

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"La gente spesso parla di crudeltà ‘bestiale’ dell’uomo, ma questo è terribilmente ingiusto e offensivo per le bestie: un animale non potrebbe mai essere crudele quanto un uomo, crudele in maniera così artistica e creativa”. (I fratelli Karamazov, 1879)

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“Per agire intelligentemente non basta l'intelligenza”. (Delitto e castigo, 1866)

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“Il segreto dell’esistenza umana non è vivere per vivere, ma avere qualcosa per cui vivere”. (I fratelli Karamazov, 1879)

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“Se Dio non esiste, allora tutto è permesso”. (I fratelli Karamazov, 1879)

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“Il dottore è come il confessore, e tenergli nascosto qualcosa sarebbe sciocco”. (Il sosia, 1845)

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“Voi mancate di pietà: non volete essere nient’altro che giusto, il che vuol dire che siete ingiusto”. (L’idiota, 1869)

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“Gli uomini sono fatti in modo da doversi necessariamente tormentare a vicenda”. (L’idiota, 1869)

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“L'uomo è infelice perché non sa di essere felice. Soltanto per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante”. (I demoni, 1871)

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“L’uomo migliore è quello che non si è mai inchinato di fronte a una tentazione materiale”. (Delitto e Castigo, 1866 - Foto: Ipa)

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“Il criminale, nel momento in cui compie il delitto, è sempre un malato”. (Delitto e castigo, 1866)

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“Un essere che si abitua a tutto: ecco, penso sia la migliore definizione che si possa dare dell'uomo”. (Delitto e Castigo, 1866)

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“Nell'amore astratto per l'umanità quasi sempre si finisce per amare solo sé stessi”. (L’idiota, 1869)

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“Non si può amare ciò che non si conosce”. (I demoni, 1871)