Eternity, la nuova serie a fumetti di Bilotta ha un inizio che rapisce

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Gabriele Lippi

Il primo volume del fumetto pubblicato da Sergio Bonelli Editore introduce il lettore in una Roma senza tempo, sospesa tra futuro e passato, e a un personaggio e a un mondo pieni di contraddizioni terribilmente vicine a noi

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Un nuovo dandy si muove per la Città Eterna, dominandone gli eventi mondani e i circoli elitari. Si chiama Alceste Santacroce ed è il protagonista di Eternity, nuova serie a fumetti di Alessandro Bilotta (Mercurio Loi, Dylan Dog: Il Pianeta dei Morti) pubblicata da Sergio Bonelli sotto l’etichetta Audace (cartonato, 22x30 cm, 72 pagine, 17 euro). Il primo volume, La morte è un dandy, è stato presentato a Lucca Comics & Games ed è qualcosa che rapisce il lettore, trasportandolo in una dimensione parallela e affine alla nostra.

Alceste Santacroce, il protagonista

Alceste Santacroce è un giornalista di gossip che si firma Sant’Alceste, più che vivere si lascia esistere, giorno dopo giorno, alla ricerca di un nuovo scoop che possa salvare dalla chiusura L’Infinito, la rivista per cui lavora e che, in piena crisi della carta stampata, naviga in cattive acque. Le sue scorribande per la mondanità romana lo portano a incontrare una giovane influencer, Lucrezia, della quale imprevedibilmente si innamora e che altrettanto imprevedibilmente si innamora di lui, e che dovrà decidere se mettere davanti alla sua missione professionale o sacrificare sull’altare della stessa.

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Santacroce è una specie di Jep Gambardella in policromia, che si muove tra le pieghe della grande bellezza romana. Cinico e anaffettivo, insofferente, votato all'autodistruzione e privo di freni inibitori, frequenta delle feste che in realtà detesta per raccontare storie di persone di cui non gli interessa nulla, con la sua sigaretta senza filtro costantemente in bocca, persino sotto la doccia, anche mentre sta per essere baciato quasi a tradimento da una splendida e giovane ragazza che mai avrebbe creduto potesse entrare nella sua vita.

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Lucrezia, la coprotagonista

Lucrezia, al contrario, è una di quelle nuove socialite normalmente disprezzate dagli stessi circoli che le sfruttano, una influencer da milioni di follower messa in vetrina come un manichino, venduta come carne da macello. Ci si aspetta, per questo, che abbia poco da raccontare, e invece si dimostra pagina dopo pagina acuta, sensibile, brillante. Schiva il mansplaining di Alceste e lascia emergere tutta la sua personalità. È una vittima ma non lo è in modo passivo.

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Una Roma sospesa tra il futuro e il passato

Sullo sfondo c’è una Roma bellissima, resa viva dai disegni pittorici di Sergio Gerasi e illuminata dai colori che oscillano dal fluo al pastello di una strepitosa Adele Matera. Una Roma sospesa nell’ucronia di un’epoca futuro vestito di vintage, tra smartphone trasparenti di altissima tecnologia e vestiti anni 60. Una Roma che va avanti con lo sguardo costantemente rivolto alle sue spalle, e che forse per questo rimane bloccata in una sorta di limbo infinito in cui ognuno rincorre la stessa immortalità che la Città Eterna sembra promettere a chi la osserva.

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Un surrealismo realistico

Eternity. La morte è un dandy è un racconto surreale e realistico, un ibrido grottesco tra dramma e farsa come la vita stessa, in cui Bilotta mette molto di ciò che ama, a partire dal fumetto. L’autore parla della sua passione per la nona arte nell’introduzione al volume, Alceste Santacroce è un collezionista di fumetti che resiste in un mondo in cui la carta è sempre più un residuato di un mondo in via d’estinzione e in cui tutti chiamano “la maschera di Anonymous” il volto da Guy Fawkes indossato da V nel capolavoro di Alan Moore V for Vendetta.

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L'inizio di un viaggio promettente

Tra le sue pagine, il primo volume della serie contiene anche un cameo da mandare in brodo di giuggiole i fedelissimi. È l’inizio di un viaggio che promette di essere bellissimo e sconvolgente, un pugno allo stomaco della nostra società e di tutti noi che la viviamo e alimentiamo, uno schiaffo in technicolor alle nostre ambizioni e alle nostre convinzioni. E arrivati all’ultima pagina, pur senza alcun cliffhanger e davanti a una storia autoconclusiva, si ha già voglia di leggerne una nuova.

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