Dylan Dog - Il Pianeta dei morti, Bilotta: "I grandi personaggi possono essere rigenerati"

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Vittorio Eboli

Sergio Bonelli Editore

Escono in volume tutti gli episodi - in ordine di continuity e non cronologico - della saga ambientata in un futuro prossimo, sconvolto da una apocalisse zombie. "Porto alle estreme consuguenze la angosce e le paure dell'indagatore dell'incubo e di tutti noi", racconta l'autore, Alessandro Bilotta

Doveva essere l’ultima storia di Dylan Dog. Ma proprio l’ultima. Gli venne così bene, ad Alessandro Bilotta, che fu deciso di chiedergli un prequel. E gli venne così bene, il prequel, che fu deciso di dedicargli un filone autonomo, una volta all’anno, nello Speciale autunnale. E gli sono venuti così bene, anno dopo anno, questi speciali, che ora quelle storie escono in eleganti volumi che rimettono ordine nella caotica saga de Il pianeta dei morti.

Dylan Dog
Sergio Bonelli Editore

L'ultima storia di un anziano Dylan

“È nato come un esperimento – racconta a Sky TG24 Alessandro Bilotta – per il Color Fest, la testata che era appena partita, all’epoca, proprio per provare nuove strade (n.2, agosto 2008, ndr). L’idea originaria era semplice: scrivere ‘l’ultima avventura' di Dylan. Lo immaginavo di una quindicina d’anni più vecchio, coi capelli brizzolati. Quella storia breve ebbe un successo enorme; timidamente provammo a farne una seconda, con un prequel (n.10, aprile 2013, ndr), e poi una terza, uscita in uno degli ultimi albi giganti. Fu quindi deciso di dare serialità a questa ambientazione futurista, con una storia all’anno, lunga, 160 pagine, nello Speciale annuale di Dylan Dog”.

Sergio Bonelli Editore porta ora in libreria il primo di una serie di volumi che raccolgono l’intera saga: l’ordine di ristampa non è quello di uscita delle storie, ma l’ordine ‘logico’ della narrazione. Un po’ come la numerazione dei capitoli di Star Wars. “Infatti la primissima storia che uscì nel Color Fest sarà in realtà l’ultimo capitolo che verrà ristampato" spiega Bilotta, che ha ideato e firmato tutte le puntate.

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Tutte le reazioni umane a una catastrofe

Questa la genesi editoriale: ma quella artistica? Il Pianeta dei morti è ambientato in un futuro non molto lontano, in un mondo sconvolto da un’apocalisse zombie, scatenata da Groucho, lo storico assistente che Dylan non ha avuto il coraggio di uccidere. Condannando il mondo a una non-vita eterna e se stesso a un infinito senso di colpa.

“La saga nasce prima di Walking dead – ci tiene a precisare l’autore romano – ed è narrativamente molto diversa: Walking dead assomiglia tanto a un western, c’è tanta azione e diverse comunità in lotta tra loro, qui il racconto è molto più intimo, nei momenti del quotidiano, non si vedono quasi mai scontri con gli zombie. Quando racconto di mondi immaginari, per me l’elemento più interessante sono le reazioni degli uomini. Poi nell’ultimo anno, con l’epidemia di coronavirus, ti rendi conto che certe reazioni neanche te le immaginavi!”.

Come sono le reazioni che immagini tu?

“Le mie sono un misto di negazione ed esaltazione: nell’ultimo episodio (La grande consolazione, uscito a ottobre) si vede una comunità che ritiene l’invazione di zombie un cambiamento quasi… naturale, evolutivo, che perciò non va fermato; poi ci sono i governanti, che vedono questi esseri come una opportunità di forza lavoro da usare e sfruttare, ci sono le persone affatte da gravi malattie che intravedono la possibilità di ‘salvarsi’ con una specie di vita eterna, ci sono altre comunità che azzerano tutto, una addirittura riproduce una Londra pre-invasione zombie, è la comunità degli immemori inventata da Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog”.

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I personaggi 'stanchi' e le rigenerazioni all'americana

Il ‘tuo’ Dylan ha i capelli grigi, quello di Recchioni (per un periodo) la barba lunga… Dopo 35 anni, il personaggio è un po’ “stanco”?

“Guarda, io sono un estimatore di un certo filone di autori americani che ci hanno insegnato come si possa riportare personaggi (quelli con grandi potenzialità, ovvio) agli antichi splendori anche dopo molti anni, tirando fuori le loro caratteristiche. Quasi come fossero divinità greche: Dylan avrebbe bisogno di questo, può essere riportato alle origini perché i temi che Scalvi ci ha messo dentro sono temi che non moriranno mai, come le nostre angosce, o la paura della morte. Il mio Dylan Dog l’ho leggermente invecchiato apposta, è un modo per affrontare questi temi alle loro estreme conseguenze. E si può far scoprire il personaggio alle nuove generazioni, come è stato fatto ad esempio con l’Uomo Ragno: il Peter Parker del 2000 non può più essere il ragazzino nerd preso di mira a scuola negli anni ‘60”.

Stai dicendo che per rigenerare personaggi non più giovanissimi bisogna affidarli ad autori diversi dai loro creatori?

“Sto dicendo che in Usa riescono a rendere eterni alcuni personaggi: restano eterni se finiscono in buone mani, pensa a James Bond. O fuori dagli Usa, al Doctor Who per gli inglesi, o al nostro Tex: quel rinnovamento di autori rende sempre vivo il personaggio”.

Ma i reboot sono poco nelle nostre corde di lettori europei.

“Non parlo di ‘reboot’, che non amo molto, parlo di qualcosa di più sottile: l’ultimo James Bond ha tutte le caratteristiche di Bond, ma portato nel 2020! Poi, ovvio, alcuni personaggi non hanno la statura per attraversare le ere!”.

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Arrivano Eternity e Gli uomini della settimana

Quali personaggi attraverseranno il 2021 di Alessandro Bilotta?

“Quest’anno uscirà Eternity, un fumetto rosa legato al mondo dello spettacolo e alla mia città, Roma. Come Mercurio Loi (serie ambientata nella Roma Papalina dell’800), l’ho raccontato con la luce di una candela, questa serie avrà invece luci al neon. E poi ho un progetto di supereroi italiani, con Panini Comics, il primo volume uscirà in primavera, si intitola Gli uomini della settimana ma per ora non voglio svelarvi di più”.

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