Il Meccanismo europeo di stabilità è stato creato sulla scia degli interventi nella crisi del debito sovrano del 2010. Serve a concedere, a condizioni prestabilite, assistenza finanziaria ai Paesi membri in difficoltà. Dopo la pandemia è stato riformato nel 2021. L'Italia continua a rimandare la ratifica: il momento della verità sembra destinato nuovamente a slittare, almeno all'inizio del 2024. Prima a Palazzo Chigi si attende l'esito del negoziato sul Patto di stabilità
Negli ultimi anni il Mes è tornato periodicamente alla ribalta politica. Ma di che cosa si tratta? Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), noto anche come “Fondo salva Stati”, è stato creato sulla scia degli interventi nella crisi del debito sovrano del 2010. Istituito nel 2012, con trattato intergovernativo, serve a concedere a condizioni prestabilite assistenza finanziaria ai Paesi membri in difficoltà a finanziarsi. Fino ad ora è intervenuto in aiuto di Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna e Grecia (per 295 miliardi totali considerando anche gli interventi dal 2010). In cambio dei prestiti, è previsto un programma di aggiustamento macroeconomico, riforme draconiane secondo i più critici. Criteri più leggeri sono richiesti invece per le linee di credito precauzionali, per Stati colpiti da choc avversi ma in condizioni finanziarie sane.
Le origini del Mes nel 2010
Bisogna andare a ritroso fino ai primi di maggio 2010 per cercare le origini del Mes. In quel periodo, sull'onda dell'emergenza determinata dalla crisi del debito sovrano greco, l'Ecofin delibera la creazione di due strumenti temporanei di assistenza per gli Stati membri della zona euro in condizioni finanziarie critiche: uno è il Meccanismo Europeo di Stabilizzazione finanziaria, l'altro è il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria. L'operatività di entrambi era stata pensata per durare tre anni con risorse complessive pari a un massimo di 500 miliardi di euro. Ma nel Consiglio europeo dell'ottobre 2010, si inizia a pensare a uno strumento unico che sostituisse quelli temporanei per gestire la crisi economica dell'euro zona.
L'istituzione del Mes nel 2012
Il 2 febbraio 2012 viene firmato dagli allora 17 Stati membri, a cui si aggiungono poi Lituania e Lettonia, il trattato che istituisce il Meccanismo Europeo di Stabilità, il Mes appunto, con un fondo di 704,8 miliardi di euro. L'Italia contribuisce con il 17%. Il Mes diventa operativo l' 8 ottobre 2012. In Italia il disegno di legge che ratifica il Mes viene presentato in Senato il 3 aprile 2012, due mesi dopo la firma del trattato. Il voto favorevole di Palazzo Madama arriva il 12 luglio 2012 mentre l'approvazione definitiva viene data dalla Camera una settimana dopo il 19 luglio.
L'approvazione in Italia
Il Mes in Italia trova il via libera durante il Governo tecnico di Mario Monti. A Montecitorio l'ok arriva con 325 voti favorevoli, 53 contrari, 36 astenuti e 214 assenti. Tutti i 168 deputati del Pd presenti votano a favore, così come 83 parlamentari del Popolo della Libertà, 30 dell'Unione di Centro e 14 di Futuro e Liberà. La Lega è l'unica a votare contro, insieme a due voti contro corrente all'interno del Pdl, quelli di Guido Crosetto e di Lino Miserotti. Il giorno della votazione la futura leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, all'epoca deputata del Popolo della Libertà, è invece assente.
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La riforma del Mes
Lasciando da parte la genesi in Europa e in Italia dello strumento, resta il fatto che negli anni il Mes è rimasto sempre un nodo da sciogliere, con gli Stati membri quasi mai in accordo sulle modalità di utilizzo. Proprio per questo motivo, dopo il rinvio di dicembre 2019, a marzo 2020 sarebbe dovuta ripartire la discussione sulla riforma, ma l'emergenza Coronavirus ha costretto a un nuovo slittamento. Prima che la pandemia rivoluzionasse l'agenda di tutto il mondo, con la riforma il Mes avrebbe dovuto acquisire nuove funzioni e nuovi poteri. Fra le novità era previsto che il Mes facesse da “backstop” rispetto al Fondo di risoluzione unico, un fondo finanziato dalle banche dei 19 Stati dell’Eurozona che ha l’obiettivo di risolvere le crisi bancarie. In parole semplici, se il Fsr esaurisce i fondi a disposizione, il Mes potrà prestare le risorse necessarie. Il Mes inoltre avrebbe dovuto avere un ruolo più forte in futuro, per l'assistenza agli Stati in difficoltà.
Il Mes e l'emergenza Coronavirus
L'Europa si è ritrovata spaccata anche di fronte alle possibili soluzioni per affrontare l'emergenza sanitaria ed economica. I Paesi del Nord sostenevano che il Mes fosse l'unico strumento adatto a gestire la crisi, anche di liquidità, innescata dalla pandemia. I Paesi del Sud, e questa è stata anche la posizione portata avanti dall'allora premier Conte, invece, non lo consideravano accettabile per via delle condizioni da rispettare, né sufficiente.
Il futuro del Mes
Pochi mesi dopo lo scoppio del Covid, il Mes è stato messo in campo anche con una linea di credito per 240 miliardi, di sostegno alla crisi pandemica, a disposizione dei Paesi dell'eurozona per finanziare i costi legati all'emergenza sanitaria (fino ad ora non usata dagli Stati membri). È guidato da un Consiglio dei Governatori, composto dai 19 ministri delle Finanze dell'area dell'Euro, e assume all'unanimità le principali decisioni. Ha un capitale sottoscritto di 704,8 miliardi, 80,5 miliardi già versati, con una capacità di prestito di 500 miliardi. L'Italia, terzo socio dopo Germania e Francia, ne ha sottoscritto il capitale per 125,1 miliardi, versandone oltre 14,3 miliardi. La riforma del Trattato del Mes del 2021, votata in Consiglio a Bruxelles durante il secondo governo Conte, interviene ulteriormente sulle condizioni per l'assistenza finanziaria e sulle differenze tra le linee a condizionalità rafforzata o semplice. Il cuore della riforma è però attribuire al Mes la funzione di fornire una rete di sicurezza finanziaria ("backstop") al Fondo di risoluzione unico nell'ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. In altre parole, da strumento di assistenza agli Stati, il Mes entra in gioco anche nelle crisi bancarie, passaggio centrale per completare l'Unione bancaria. Si prevede tra l'altro che il Mes possa fare da mediatore tra Stati e investitori privati, nel caso servisse la ristrutturazione di un debito pubblico.
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L'Italia non ratifica
Nel dicembre 2022, Berlino ha dato il suo via libera alla ratifica del fondo salvastati, lasciando isolata l'Italia, che è restatata l'unico fra i Paesi della zona Euro a non aver approvato la riforma. Ma per far decollare il meccanismo, l'unanimità è necessaria. Il governo italiano deve decidere se ratificare il trattato, e rimangiarsi la contrarietà e i dubbi di tutti i partiti della maggioranza, o dire no e mandare al macero un testo già approvato da tutti gli Stati europei. Il centrodestra ha sempre espresso forti riserve e di fatto Roma continua a rimandare la ratifica della riforma. Il momento della verità sembra destinato a slittare, almeno a inizio 2024. Prima, a Palazzo Chigi attendono l'esito del negoziato sul Patto di stabilità. Ma intanto dalla Lega, il vicepremier Matteo Salvini, il 13 dicembre, ha già chiarito: "Il Mes non è uno strumento attuale,
fortunatamente le banche italiane sono in salute. Ne parleremo quando si tratterà di decidere, ad oggi non mi sembra che possa essere uno strumento utile all'Italia e agli italiani".