Introduzione
Dall’Irpef alla sanità fino a banche e imprese: sono diversi i capitoli di spesa presenti all'interno della Manovra, giunta quasi all’approvazione definitiva in Parlamento. Ecco chi trae vantaggio e chi no dai singoli interventi della Legge di Bilancio.
Quello che devi sapere
Irpef alleggerita, ma non per tutti
La riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33% rappresenta uno degli interventi più simbolici della Manovra e consolida la strategia del governo di riduzione del prelievo sul ceto medio avviata nel 2025. Il beneficio, che vale circa 3 miliardi, si traduce in un incremento netto annuo in busta paga compreso tra poche decine e alcune centinaia di euro per oltre 13 milioni di contribuenti. A guadagnarci sono soprattutto lavoratori dipendenti e autonomi con redditi fino a 50 mila euro, mentre a perdere terreno sono i contribuenti più abbienti, penalizzati dalla rimodulazione delle detrazioni sopra i 200 mila euro, che riduce i vantaggi fiscali per i redditi elevati.
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Isee più “morbido” sulla casa
Sul fronte del welfare, la Manovra interviene sul calcolo dell’Isee rendendo meno penalizzante il possesso della prima abitazione. La franchigia sale fino a 200 mila euro nelle grandi città, favorendo l’accesso a misure come assegno unico, assegno di inclusione e bonus per l’infanzia. Ne traggono beneficio le famiglie proprietarie di casa nei grandi centri urbani, che vedono abbassarsi artificialmente l’indicatore economico. Restano invece penalizzati i nuclei che usufruiscono di servizi comunali, come mense e asili nido, perché per questi l’Isee continuerà a essere calcolato con la vecchia soglia, più restrittiva.
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Sanità: più risorse oggi, meno peso domani
Il Fondo sanitario nazionale viene rafforzato con nuovi stanziamenti per 7,7 miliardi nel triennio, ma il rapporto tra spesa sanitaria e Pil continua a scendere. A beneficiarne sono soprattutto i programmi di prevenzione, con nuovi fondi per screening, test diagnostici e diagnosi precoce di diverse patologie. Perdono invece centralità i farmaci innovativi, colpiti da un taglio diretto, e le aziende farmaceutiche, chiamate a coprire eventuali sforamenti della spesa.
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Rottamazione fiscale: seconda chance per i debitori
La nuova definizione agevolata delle cartelle esattoriali consente di diluire i debiti accumulati fino al 2023 in 54 rate bimestrali, con interessi ridotti. A guadagnarci sono i contribuenti con pendenze fiscali “ordinarie”, che ottengono una tregua lunga e sostenibile, mentre lo Stato incassa gettito certo nel tempo. Restano esclusi e quindi penalizzati i soggetti destinatari di accertamenti veri e propri, che non possono accedere alla sanatoria, così come chi non riesce a rispettare il piano di pagamenti, perdendo automaticamente i benefici.
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Contratti e premi: busta paga più ricca
La tassazione agevolata sugli aumenti contrattuali e sui premi di produttività abbassa sensibilmente il carico fiscale sul lavoro dipendente. Guadagnano i lavoratori con redditi fino a 33 mila euro, che vedono gli incrementi salariali tassati al 5% e i premi addirittura all’1%. A rimetterci, almeno nel breve periodo, sono le entrate fiscali dello Stato, che rinuncia a una quota di gettito per sostenere il potere d’acquisto dei salari.
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Autonomi sotto anticipo
La ritenuta dell’1% sulle fatture tra imprese e professionisti garantisce allo Stato un gettito immediato e rafforza la lotta all’evasione. Ne beneficia il bilancio pubblico, mentre a perdere sono autonomi e aziende, che subiscono una riduzione della liquidità e un anticipo forzato delle imposte future.
Banche e assicurazioni nel mirino
Per finanziare la Manovra, il governo chiama ancora una volta in causa il settore finanziario. L’aumento dell’Irap e il rinvio di deduzioni fiscali generano un contributo rilevante ai conti pubblici, da cui lo Stato esce rafforzato. Perdono invece banche e assicurazioni, colpite da un aumento strutturale della pressione fiscale e da anticipi forzosi di imposta che riducono margini e liquidità.
Imprese incentivate, ma non tutte
Il rifinanziamento di Transizione 4.0 e il potenziamento della Zes unica rilanciano gli investimenti produttivi, soprattutto nei settori manifatturieri e agricoli. Gli iperammortamenti prorogati fino al 2028 favoriscono le imprese che puntano sull’innovazione tecnologica e digitale. A perdere sono invece quelle orientate agli investimenti green, penalizzate dallo stop alla maggiorazione del 220%.
La cura dimagrante dello Stato
La sforbiciata alla spesa pubblica colpisce ministeri e grandi opere, con fondi cancellati o rinviati oltre il triennio. Il bilancio beneficia di una riduzione immediata degli impegni, ma a perdere sono i territori e i progetti infrastrutturali, come il Ponte di Messina, che vedono slittare risorse già stanziate a causa dei ritardi operativi.
Tasse diffuse, impatto frammentato
La Manovra introduce o rafforza una serie di micro-imposte. Guadagna l’Erario grazie all’aumento della Tobin tax, delle accise e della cedolare sugli affitti brevi. Perdono consumatori, investitori e piccoli proprietari, che si trovano a sostenere costi più elevati su una pluralità di voci quotidiane.
Pensioni: prudenza prima di tutto
L’adeguamento graduale dell’età pensionabile rafforza la sostenibilità del sistema previdenziale, a beneficio dei conti pubblici e delle generazioni future. A pagare il prezzo sono i lavoratori prossimi alla pensione, che vedono ridursi ulteriormente le possibilità di uscita anticipata e allontanarsi il traguardo del ritiro dal lavoro.
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