Manovra, salta l'anticipo della pensione di vecchiaia con fondi complementari. Le novità
EconomiaIntroduzione
È arrivato in commissione Bilancio al Senato il nuovo maxi-emendamento del governo alla Manovra 2026, con le misure per le imprese che avrebbero dovuto confluire in un decreto ad hoc. Il testo contiene le risorse per i crediti d'imposta, Transizione 5.0 e Zes; le misure sul Tfr, tra cui l'adesione automatica alla previdenza complementare per i neo assunti; il contributo da 1,3 miliardi di euro a carico delle assicurazioni, le risorse per il Piano casa e il rifinanziamento degli stanziamenti relativi al Ponte sullo Stretto di Messina, dopo le ultime decisioni della Corte dei Conti. Salta, in ultimo, l'anticipo della pensione di vecchiaia con fondi complementari. Ecco tutte le novità
Quello che devi sapere
Il nuovo maxi-emendamento
Il nuovo maxi-emendamento del governo alla Manovra "è depurato delle misure sulle pensioni per quanto riguarda le coperture. Ci sono le misure per le imprese, che sono temi che già sono stati visti in commissione", ha fatto sapere il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, a margine dei lavori della commissione Bilancio sulla Manovra. Le nuove coperture dovrebbero arrivare "da piani Inps e alcuni investimenti", ha spiegato il ministro Ciriani. A Palazzo Chigi, ha aggiunto, "si è ragionato e condiviso che fosse meglio chiudere tutto nella legge di Bilancio".
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Neoassunti e previdenza
Dall'1 luglio 2026 scatta l'introduzione di un meccanismo di adesione automatica alla previdenza complementare, con facoltà di rinuncia entro sessanta giorni, per i lavoratori dipendenti del settore privato di prima assunzione, secondo quanto prevede la nuova versione del maxi-emendamento del governo. La disposizione determina effetti finanziari connessi al prevedibile aumento delle adesioni alla previdenza complementare, che stima la relazione tecnica, "si manifesterà in maniera graduale e stratificata nel tempo riguardando i lavoratori di prima assunzione".
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Le adesioni tacite
Tali effetti si sostanziano nel "venir meno della contribuzione presso la gestione a ripartizione presso l'Inps che eroga prestazioni di Tfr per i dipendenti presso aziende tenute a tale versamento, nonché per effetto di minori entrate fiscali e contributive connessi a benefici previsti dalla legislazione vigente nei casi di smobilizzo del Tfr e di adesioni e relativi versamenti alla previdenza complementare". Le valutazioni tengono conto di una stima di maggiori adesioni tacite alla previdenza complementare pari in media nel periodo, su base annua, a circa 100mila l'anno con profilo parzialmente crescente.
Tfr e aziende con 40 dipendenti
Viene poi ampliata la platea delle imprese del settore privato tenute al versamento del contributo per il Tfr e di adesione alla previdenza complementare per i lavoratori dipendenti del settore privato. Dal 1 gennaio 2026 vengono inclusi anche i datori di lavoro che, negli anni successivi a quello di avvio dell'attività, hanno raggiunto o raggiungano la soglia dei 50 dipendenti, attualmente sono esclusi dall'obbligo, di fatto ampliando la platea di potenziali lavoratori che possono aderirvi. In via transitoria per il biennio 2026-2027 tale inclusione è limitata ai datori di lavoro con un numero di dipendenti non inferiore a 60. Dal 2032 invece viene prevista l'estensione dell'obbligo del versamento per le aziende con un numero di dipendenti non inferiore a 40.
Il credito d'imposta
Nel nuovo maxi-emendamento presentato dal governo, viene inoltre istituito nello stato di previsione del ministero dell'Economia un fondo con dotazione di 1,3 miliardi di euro per il 2026, da ripartirsi a fini di incremento delle dotazioni di misure a favore delle imprese, prevedendo che le relative risorse possano essere assegnate - limitatamente agli investimenti effettuati prima del 31 dicembre 2025 - all'incremento dei limiti di spesa previsti per il credito di imposta da usufruire esclusivamente in compensazione presentando il modello F24 nel corso del 2026.
La pensione di vecchiaia anticipata
Salta la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipatamente cumulando gli importi di forme pensionistiche di previdenza complementare. Il nuovo emendamento del governo alla Manovra sopprime una norma introdotta dalla legge di Bilancio dello scorso anno, ottenendo così risparmi annuali fino a 130,8 milioni nel 2035 sulla spesa pensionistica nei prossimi anni. L'emendamento cancella la possibilità, in vigore dal 2025, di computare, su richiesta, anche il valore di una o più rendite di forme pensionistiche di previdenza complementare ai soli fini del raggiungimento degli importi mensili richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e se si è pienamente nel regime contributivo.
Gli altri emendamenti
Passa intanto tra i primi voti l'emendamento sull'oro detenuto da Bankitalia, che "appartiene al popolo italiano". Arriva anche il via libera alle modifiche sugli affitti brevi e i dividendi, l'iperammortamento, il raddoppio della Tobin tax e la tassa sui pacchi. Entra in Manovra anche il voucher per le scuole paritarie così come la possibilità per i Comuni di esentarle dall'Imu. Misure contestate dalle opposizioni che ricordano, per contrasto, la situazione della scuola pubblica italiana. Via libera anche alla misura sul comparto delle armi, per "rafforzare le capacità di produzione e commercio" del settore della Difesa.
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Il Piano casa
Passa anche il Piano Casa, ma nell'ultima riformulazione il finanziamento risulta di 10 milioni di euro nel 2026, oltre ai 50 milioni di euro già presenti per il disagio abitativo. Il capogruppo leghista Massimiliano Romeo rivendica la misura e fa sapere che eventuali nuove risorse arriveranno dal decreto di fine anno. Le opposizioni escono però dall'Aula al momento del voto. "Dieci milioni? Stiamo scherzando? Nemmeno il piano per le cucce dei cani", ha ironizzato il capogruppo dem in commissione Bilancio Daniele Manca. "Il tanto atteso Piano casa, annunciato dalla Meloni ad agosto, e approdato nella legge di bilancio, è la solita presa in giro. Poche decine di milioni di euro per la propaganda", ha accusato il capogruppo di Avs in commissione Bilancio Tino Magni.
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La soddisfazione della Lega
Fonti della Lega, dopo il vertice a Palazzo Chigi, hanno espresso soddisfazione per la mediazione sulla Manovra che ha portato all'emendamento del governo in cui non c'è più la stretta sulle pensioni, criticata dal partito di Matteo Salvini. Una misura, hanno specificato le stesse fonti, che era stata voluta dai tecnici del ministero dell'Economia. Si è dimostrato, hanno piegato ancora le stesse fonti, che le risorse per le imprese si potevano trovare in un altro modo, e così si è optato per un emendamento riformulato senza la necessità di un decreto.
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Slitta l'approdo in Aula
In tutto questo, è possibile uno slittamento dell'approdo della manovra in Aula al Senato. I senatori di maggioranza, secondo quanto si apprende, sono stati già avvisati dell'ipotesi che possa essere necessario lavorare anche il 23 notte o addirittura arrivare al 24 mattina.
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Schlein: "La maggioranza si è rotta"
"È finita Atreju ma il Paese reale è ancora lì, e se ne dovrebbero occupare. Quello che è successo in questi giorni è inaccettabile: solo due giorni fa Meloni faceva la spavalda in Aula contro l'opposizione, ieri notte si è rotta la sua maggioranza", ha affermato la leader del Pd Elly Schlein in una conferenza al Senato. "Sulle pensioni si consuma il più alto tradimento delle promesse elettorali di Meloni. Ci portano a poche ore dall'esercizio provvisorio e stanno ancora litigando", ha aggiunto.
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