Irpef 2025, stop alla rateizzazione dell’acconto di novembre. Ecco cosa sapere

Economia
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Introduzione

Dopo un biennio in cui i lavoratori autonomi avevano potuto usufruire del sistema a rate, l’esecutivo ha deciso il ripristino del versamento unico per il secondo anticipo Irpef. L’annuncio, arrivato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel question time a Montecitorio, ha spento le aspettative di chi auspicava un’ulteriore proroga della rateizzazione, modalità concessa nelle annualità 2023 e 2024

Quello che devi sapere

Le ragioni dell'addio alle rate

Il ministro Giorgetti ha spiegato che le attuali esigenze di gettito rendono impossibile prorogare o rateizzare tale versamento. In altre parole, le casse dello Stato hanno bisogno di ottenere subito le somme dovute entro la fine di novembre.

 

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Pagamenti validi entro il 1° dicembre

Come noto, il pagamento è previsto entro il 30 novembre ma, essendo la data coincidente con un giorno festivo, saranno considerati validi anche i pagamenti effettuati entro il primo dicembre. In ogni caso, il titolare del dicastero dell'Economia non ha chiuso completamente la porta a nuove possibili modifiche nel caso in cui, in prossimità del pagamento, dovessero aprirsi spazi per un possibile intervento.

 

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Come funziona

Di norma chi paga l’Irpef provvede tramite un anticipo, suddiviso in una o due tranche, e attraverso il conguaglio finale. Ogni anno, infatti, il contribuente deve saldare l’imposta riferita all’esercizio precedente e, contemporaneamente, versare un anticipo sull’anno corrente. L’obbligo di pagare l’acconto scatta quando l’imposta risultante dalla dichiarazione (relativa al periodo d’imposta passato) supera i 51,65 euro dopo aver sottratto detrazioni, crediti utilizzabili, ritenute e eventuali eccedenze. L’ammontare dell’anticipo corrisponde al 100% dell’imposta indicata nella dichiarazione oppure alla cifra inferiore che il contribuente ritiene di dover corrispondere per l’anno successivo.

Cosa è successo nel 2023 e nel 2024

Nel biennio 2023-2024, i professionisti con ricavi o compensi fino a 170 mila euro avevano beneficiato della possibilità di spezzare il secondo anticipo Irpef in più pagamenti. Si trattava di una misura introdotta all’ultimo minuto per attenuare il carico fiscale di un autunno tradizionalmente ricco di scadenze. In particolare, nel 2024 la data del 30 novembre era stata rinviata al 16 gennaio 2025, con la facoltà di diluire l’importo in cinque tranche mensili fino a maggio. Una scelta molto apprezzata, che aveva contribuito a rendere più sostenibili le uscite in un periodo già appesantito da altri obblighi: Iva, contributi Inps, premi Inail, rate della rottamazione quater e ravvedimento speciale.

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Le scadenze di novembre

La flessibilità tanto apprezzata negli scorsi anni non è stata però confermata per l’anno in corso. Così, molti titolari di Partita Iva si trovano a dover affrontare un mese di novembre particolarmente impegnativo dove, oltre al secondo acconto Irpef, sono previste anche le scadenze della rottamazione quater, i pagamenti del saldo Iva rateizzato e, per alcuni contribuenti, le rate del concordato preventivo.

Modalità di pagamento

La modalità di pagamento dell’Irpef per l’anno in corso variano in base alla somma dovuta:

  • Chi deve versare meno di 257,52 euro effettua un’unica operazione entro il 30 novembre dell’anno di riferimento (per quest’anno, slitta al 1° dicembre perché il 30 novembre cade di domenica);
  • Se la cifra è pari o superiore a 257,52 euro, l’importo va ripartito in due quote: il 40% entro il 30 giugno, insieme al saldo precedente, e il restante 60% entro il 30 novembre.

Per i contribuenti soggetti agli Isa e per chi opera con il regime forfettario valgono regole leggermente diverse:

  • Un unico versamento entro il 30 novembre se il totale non oltrepassa i 206 euro;
  • Pagamento in due frazioni uguali alle stesse scadenze del 30 giugno e del 30 novembre quando la cifra dovuta supera quella soglia.

Salvo proroghe, quindi, il contribuente è tenuto a versare il saldo e, se prevista, la prima quota dell’acconto entro il 30 giugno dell’anno in cui presenta la dichiarazione, oppure nei 30 giorni successivi applicando una maggiorazione dello 0,40%. La seconda rata, oppure l’unica, quando l’acconto non è frazionato, resta fissata al 30 novembre e sarà da pagare interamenteTutti gli adempimenti fiscali devono essere regolati utilizzando il modello F24.

 

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L’obiettivo

L’attuale revisione del sistema tributario mira ad avvicinare gli adempimenti dei lavoratori autonomi a quelli dei dipendenti, introducendo versamenti più frequenti e meno gravosi. L’idea di fondo è spalmarne il peso lungo tutto l’anno, così da evitare i picchi concentrati a giugno e novembre e garantire una gestione della cassa più regolare. Proprio questa prospettiva alimenta le aspettative di molti titolari di Partita Iva, che confidano in un ritorno della possibilità di pagare a rate, magari come soluzione provvisoria in attesa dell’assetto definitivo della riforma.

 

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