Manovra 2026, ecco quanto risparmieranno le famiglie con le modifiche a Irpef e Isee
EconomiaIntroduzione
La Legge di Bilancio 2026, dal valore complessivo di circa 18,7 miliardi di euro, introduce una serie di interventi pensati per alleggerire il peso economico sui nuclei familiari. Le recenti audizioni alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato hanno fornito diversi elementi per comprendere in che modo tocchino le finanze domestiche. Ecco cosa sapere.
Quello che devi sapere
I dati dell’Istat
Secondo le analisi diffuse dall’Istat, la revisione dell’Irpef contenuta nella Legge di Bilancio comporta una riduzione di due punti dell’aliquota relativa al reddito compreso tra 28 e 50 mila euro, che scende dal 35% al 33%. Per i redditi superiori a 200 mila euro è invece prevista una diminuzione di 440 euro nelle detrazioni al 19% per alcune spese specifiche, come oneri non sanitari, donazioni ai partiti politici e premi assicurativi contro eventi calamitosi.
Per approfondire: Manovra, l’85% delle risorse del taglio Irpef va alle fasce alte: i dati Istat
I dati per le famiglie
In totale, l’istituto di statistica calcola che il provvedimento riguarderà oltre 14 milioni di contribuenti, con un risparmio medio di circa 230 euro all’anno. Le famiglie coinvolte sarebbero circa 11 milioni, pari al 44% del totale, e percepirebbero un beneficio medio di 276 euro, tenendo conto che in molti nuclei operano più percettori di reddito. Analizzando la popolazione per fasce di reddito equivalente e suddividendola in cinque gruppi omogenei, emerge che più dell’85% delle risorse si concentra sui due quinti più abbienti: oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e circa due terzi di quelle del penultimo risultano interessate dalle modifiche. Il vantaggio medio varia dai 102 euro dei nuclei meno abbienti ai 411 euro di quelli più facoltosi, producendo in ogni caso un incremento inferiore all’1% del reddito familiare complessivo.
Per approfondire: Manovra 2026, presentazione emendamenti e approvazione: le date. In Aula entro il 15/12
Le analisi di Bankitalia
Secondo le stime della Banca d’Italia, il taglio della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% determinerà una perdita di gettito pari a circa 3 miliardi di euro annui. Il beneficio interesserà tutti i contribuenti con redditi superiori ai 28 mila euro, crescendo progressivamente fino a un massimo di 440 euro l’anno per chi guadagna almeno 50 mila euro. Oltre la soglia dei 200 mila euro, però, il vantaggio tende a ridursi fino a scomparire, poiché la manovra prevede la diminuzione di alcune detrazioni per oneri in misura corrispondente alla riduzione d’imposta. L’istituto di via Nazionale ha evidenziato che gli interventi sul reddito non produrranno effetti rilevanti sulle disuguaglianze tra le famiglie, aggiungendo che la riduzione dell’aliquota favorisce in particolare i nuclei appartenenti ai due quinti più ricchi.
La valutazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio
L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), nel corso delle audizioni, ha stimato che la diminuzione di due punti percentuali dell’aliquota interesserà poco più del 30% dei contribuenti, circa 13 milioni di persone con redditi oltre i 28 mila euro. A pieno regime, la misura comporterà un calo del gettito fiscale di circa 2,7 miliardi di euro, un importo lievemente inferiore rispetto a quanto indicato nella relazione tecnica della legge di bilancio. Quasi la metà del beneficio complessivo si concentrerà su chi percepisce oltre 48 mila euro l’anno, una platea che rappresenta appena l’8% del totale. L’impatto della riforma varia sensibilmente in base al livello di reddito e alla tipologia di contribuente: tra i lavoratori dipendenti, il vantaggio medio stimato è di 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati e 23 per gli operai; per i lavoratori autonomi si attesta a circa 124 euro, mentre per i pensionati è di appena 55.
Le modifiche per l’Isee
La legge di bilancio introduce una serie di interventi rilevanti sul metodo di calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee). La novità principale riguarda l’innalzamento a 91.500 euro della soglia di esclusione del valore dell’abitazione principale dal patrimonio immobiliare considerato ai fini del calcolo. Tale limite viene ulteriormente incrementato di 2.500 euro per ogni figlio successivo al primo, una revisione significativa rispetto alla normativa attuale, che fissa la soglia a 52.500 euro, aumentata solo per il terzo figlio in poi. Cambia anche la scala di equivalenza: vengono rafforzate le maggiorazioni per le famiglie con almeno tre figli e introdotto, per la prima volta, un incremento specifico per i nuclei con due figli.
Come cambia
Il valore dell’Isee così ricalcolato sarà utilizzato esclusivamente per stabilire l’accesso a cinque principali misure di sostegno economico: l’assegno di inclusione, il supporto formazione lavoro, l’assegno unico universale, il bonus nido e il contributo per i nuovi nati. Secondo le stime dell’Istat, le modifiche ridurranno l’indicatore soprattutto per i nuclei che vivono in casa di proprietà o che hanno più figli a carico. Tale diminuzione potrà tradursi in trasferimenti sociali più elevati o nell’ampliamento della platea dei beneficiari, a seconda delle soglie previste da ciascuna misura. Complessivamente, l’effetto medio annuo è stimato in un vantaggio di circa 145 euro per 2,3 milioni di famiglie, pari all’8,6% del totale, con un impatto più marcato tra i nuclei economicamente fragili, che registrano un beneficio medio di 263 euro, equivalente a un aumento del reddito familiare del 2,2%.
L’analisi di Bankitalia sull’Isee
Nel corso della sua audizione parlamentare, la Banca d’Italia ha sottolineato che, per l’accesso a diversi strumenti di sostegno economico, come l’assegno unico universale, l’assegno di inclusione, il supporto formazione lavoro, il bonus nido e il contributo per i nuovi nati, la manovra interviene sul metodo di calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee). Le modifiche prevedono un innalzamento della soglia di esclusione del valore della prima casa di proprietà, che passa da 52.500 a 91.500 euro, e una revisione della scala di equivalenza volta ad abbassare l’indicatore per i nuclei con almeno due figli. Secondo le stime ufficiali, l’intervento comporterà un incremento della spesa pubblica di poco inferiore ai 500 milioni di euro annui nel triennio 2026-2028.
Per approfondire: Manovra, audizioni in Parlamento: le richieste di Confindustria e categorie professionali