Cartelle esattoriali, dal primo gennaio 2026 scatta il discarico automatico. Cosa sapere

Economia
©IPA/Fotogramma

Introduzione

Mentre si lavora alle misure da inserire per la prossima Manovra, ci sono alcuni provvedimenti decisi in passato che tra poco entreranno in vigore. È il caso, ad esempio, del discarico automatico per le cartelle esattoriali giudicate inesigibili. Il meccanismo sarà operativo con il nuovo anno, dal primo gennaio 2026. Come funziona e chi riguarda: ecco cosa c’è da sapere

Quello che devi sapere

Cos’è il discarico automatico delle cartelle

Il discarico automatico delle cartelle, che fa parte della riforma della riscossione, rappresenta una importante novità per i contribuenti che hanno pendenze con il fisco. Il meccanismo entrerà in vigore dal primo gennaio 2026. In cosa consiste? In pratica, dopo cinque anni di tentativi di riscossione delle cartelle non andati a buon fine e quindi falliti, l’agente restituirà la cartella all’ente che l’ha emessa. A quel punto, l'ente creditore potrà cercare di incassare i soldi per conto suo, magari affidandosi a enti privati di riscossione debiti 

 

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Cosa cambia

Fino a questo momento, per accedere al meccanismo del discarico delle cartelle esattoriali bisognava avviare un lungo iter amministrativo, con anche una valutazione soggettiva. Dal 2026, invece, il discarico diventa automatico dopo il quinto anno: non ci sarà bisogno, quindi, di una richiesta specifica e di altre lungaggini burocratiche

 

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Chi coinvolge

Se l'Agenzia delle Entrate-Riscossione - che recupera tasse e multe non pagate - non riuscirà a riscuotere la cartella esattoriale entro cinque anni dalla sua presa in carico, con il nuovo meccanismo la cartella verrà restituita in automatico all’ente creditore. Ente creditore che, ad esempio, può essere una Regione, un Comune o un altro ente pubblico

 

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Il debito

Attenzione, però: con il discarico automatico e la restituzione all’ente creditore, il debito non verrà subito cancellato. Sarà l’ente creditore, a quel punto, a decidere come procedere: può provare a riscuotere ancora la cartella affidandosi a strumenti diversi, ad esempio enti privati, oppure giudicarla “inesigibile” e archiviarla. I debiti annullati, dunque, potrebbero essere molti ma non saranno tutti quelli ancora pendenti dopo 5 anni

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Chi riguarda

Con il discarico automatico, infatti, le cartelle non verranno cancellate automaticamente dopo 5 anni. Verranno archiviate solo quelle considerate davvero inesigibili, cioè non recuperabili. Per fare qualche esempio, si tratta delle cartelle legate a un contribuente nullatenente oppure deceduto e senza eredi oppure irrintracciabile dopo 5 anni di tentativi oppure ancora in condizione di grave disagio economico. Altro esempio, è quando l’importo del debito è considerato troppo esiguo rispetto ai costi della riscossione

Non è un condono

Se l’ente creditore decide di rinunciare a riscuotere la cartella e la archivia, si annulla il debito. Ma non si tratta di un condono: se in futuro il contribuente rientra nelle caratteristiche per cui il debito non è considerato più inesigibile, l’ente creditore potrebbe rivendicarne la riscossione

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Le cifre

Uno degli obiettivi del discarico automatico è l’alleggerimento del magazzino della Riscossione. Secondo gli ultimi dati, i crediti fiscali non riscossi sono quasi 1.300 miliardi: poco meno della metà sono considerati ormai persi perché inesigibili. Nel dettaglio, al 31 gennaio 2025 il valore residuo dei carichi affidati dal 2000 al 2024 all'Agenzia delle entrate Riscossione ammonta a circa 1.272,90 miliardi: questa cifra è quella che rimane sottraendo dai 1.874,62 miliardi di carichi affidati i 421,39 miliardi di sgravi e carichi annullati e i 180,32 miliardi di crediti riscossi. Si tratta di oltre 290 milioni di singoli crediti ancora da riscuotere, contenuti in circa 173 milioni di cartelle, avvisi di addebito e avvisi di accertamento esecutivo, che interessano circa 21,8 milioni di contribuenti

Crediti non sempre facilmente riscuotibili

È una mole abnorme di crediti, non sempre facilmente riscuotibili. Ci sono tantissimi crediti di modesto valore (1 su 4 è di importo inferiore a 100 euro), la cui riscossione non è economicamente conveniente. Ci sono poi i crediti di fatto inesigibili, perché si tratta di soggetti interessati da procedure concorsuali, persone decedute o imprese cessate, nullatenenti o contribuenti già sottoposti ad azione cautelare: sono 537,75 miliardi i crediti con "profilo di non riscuotibilità", praticamente carta straccia. La mole aggredibile, invece, è costituita dai 567,85 miliardi di crediti riscuotibili, cui si potrebbero aggiungere altri 167,31 miliardi di crediti incerti, "con profilo di riscuotibilità non determinabile". Ma l'Agenzia delle entrate Riscossione "stima il magazzino residuo lordo (ovvero le cartelle con un più elevato grado di esigibilità) in soli 100,8 miliardi, il 55,4% del carico totale affidato e l'8% di quello residuo contabile", ha spiegato l'Ufficio parlamentare del bilancio, facendo notare che l'Italia è in fondo alle classifiche Ocse per lo stock dei debiti non riscossi sul totale delle entrate (181%) e ultima per i debiti non riscossi esigibili sul totale di quelli non riscossi (circa il 5%)

 

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