Mutui, con indici Bce fermi il tasso variabile è più vantaggioso del fisso

Economia
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Introduzione

Dopo otto mesi consecutivi di taglio dei tassi d’interesse, la Banca centrale europea ha deciso di seguire un approccio più prudente e nelle riunioni di luglio e settembre ha congelato le sforbiciate. Come deciso dagli ultimi Consigli direttivi a Francoforte, il tasso sui depositi resta al 2% (quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%). Cosa significa questo per i mutui? Quale potrebbe essere per la scelta più conveniente per chi si appresta a stipularne uno?

Quello che devi sapere

L’allarme della Fabi: "Costo mutui resta ancora alto"

Più voci segnalano delle insidie a carico di chi ha un mutuo aperto. La Fabi, Federazione Autonoma Bancari Italiani, già da tempo sottolinea che "le banche hanno di fatto smesso di trasferire alla clientela i benefici derivanti dalla riduzione del costo del denaro, preferendo preservare i margini di profitto". E così, "nonostante il tasso di riferimento della Bce sia sceso al 2%, i tassi applicati sui nuovi mutui si sono fermati tra il 3,6% e il 3,9%". Il differenziale tra tasso Bce e interessi bancari, sottolinea sempre la Fabi, in Italia "resta superiore a 1,6 punti percentuali, segno che qualcosa si è interrotto nella cinghia di trasmissione della politica monetaria".

 

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Mutui a tasso fisso o mutui a tasso variabile?

La Fabi fa riferimento ai mutui a tasso fisso, cioè quelli che non variano nel tempo il loro tasso di riferimento. In tempi di forte incertezza economica sono una sicurezza, perché evitano che l’eventuale rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Bce tiri con sé anche il valore del mutuo. In un quadro discendente, come quello che stiamo attraversando, i mutui a tasso variabile diventano però più convenienti.

 

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Mutui a tasso variabile più convenienti di quelli a tasso fisso

La scelta della Banca centrale europea di tenere i tassi al 2% rende dunque più sicuro, almeno per il momento, puntare su un mutuo a tasso variabile. Sono in molti a sottolinearlo, tra cui il portale MutuiOnline.it, secondo cui "il Tan medio dei mutui a tasso variabile a 20 e 30 anni è destinato a rimanere stabile sui livelli attuali anche nelle prossime settimane". Questa tipologia di finanziamento si rivela dunque "la più conveniente, alla luce di un tasso di interesse che si attesta al 2,71% in media contro il 3,23% dei mutui a tasso fisso".

L’Euribor a tre mesi fermo intorno al 2%, dimezzato in 18 mesi

Per capire meglio questo meccanismo bisogna fare riferimento all’Euribor, il tasso medio con cui le grandi banche europee si prestano denaro di tra loro e l’indice di riferimento per moltissimi finanziamenti a tasso variabile. Come precisa Borsa&Finanza.it, l’Euribor a 3 mesi in 18 mesi è crollato, passando dal 3,95% al 2%. Quasi la metà. Quindi, chi aveva stipulato un mutuo a tasso variabile un anno e mezzo fa, oggi paga praticamente la metà di tassi di interesse sulla rata in sé. L’Euribor a un mese è sceso anche sotto il 2%.

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Quanto si risparmia?

Secondo i calcoli di Borsa&Finanza.it, un nucleo famigliare con un mutuo di 30 anni a tasso variabile risparmia all’incirca 135 euro ogni mese, rispetto a quelli che spendeva intorno alla metà del 2023.

La surroga del mutuo conviene?

Èd è sempre la stessa testata a evidenziare come, in questo preciso momento, la surroga del mutuo potrebbe essere un’opzione piuttosto vantaggiosa. Si tratta, in sintesi, della possibilità di trasferire il prestito esistente con una banca verso un altro istituto di credito (senza dover sostenere di nuovo oneri come le spese per l’istruttoria della pratica o per gli atti notarili). Perché conviene? Perché con i tassi di interesse bassi, o comunque più bassi di qualche anno fa, si può provare a rinegoziare le condizioni del proprio mutuo, guardando a eventuali nuove e migliori offerte a disposizione. 

 

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