Oggi, lunedì 16 giugno, è il tax day: da imprese e autonomi 42 miliardi all’Erario

Economia
©IPA/Fotogramma

Introduzione

Ecco il primo "ingorgo fiscale dell'anno": entro oggi, lunedì 16 giugno, le imprese e i lavoratori autonomi sono chiamati a versare all'Erario 42,3 miliardi di euro in tasse. Altri 17 miliardi, poi, saranno da versare entro il 30 giugno. La stima è dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), secondo cui l'importo è "certamente sottodimensionato, poiché non include il valore economico dei contributi previdenziali che dovranno essere pagati dalle imprese e dai lavoratori autonomi", che combattono con problemi di liquidità

Quello che devi sapere

I numeri della Cgia

Giugno e novembre sono da sempre i mesi delle tasse. Molti imprenditori hanno cerchiato sul calendario con il pennarello rosso sia il 16 sia il 30 giugno: due scadenze fiscali che mettono "paura" e fanno "tremare". Entro oggi 16 giugno, ha spiegato la Cgia, i titolari di impresa dovranno versare all'erario almeno 34 miliardi di euro, quasi l'80% del gettito totale previsto in capo alle aziende. Questa cifra, in particolare, comprende le ritenute Irpef sui lavoratori dipendenti e sui collaboratori familiari (14,4 miliardi), l'Iva (13,2), l'Imu (5) e le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi (1,3). In totale, tra imprese e lavoratori autonomi, le tasse da versare all'Erario entro oggi sono circa 42,3 miliardi di euro

 

Per approfondireRiforma Fisco, quali sono i possibili effetti su stipendi e pensioni: le simulazioni

Il pagamento delle ritenute Irpef e dell’Iva

Per le imprese il pagamento delle ritenute Irpef dei propri dipendenti e dell'Iva - importo stimato dalla Cgia in 27,5 miliardi di euro - rappresenta una mera partita di giro. Nel caso delle ritenute Irpef, infatti, le aziende agiscono come sostituti d'imposta per conto dei propri lavoratori. Riguardo all'Iva, invece, si tratta di somme già incassate in precedenza, ogni qual volta hanno ricevuto un pagamento dalla clientela a seguito dell'emissione di una fattura

 

Per approfondire: Imu sulla seconda casa, Roma la più cara: ecco le città in cui si spende di più e di meno

pubblicità

Il problema della liquidità

Rimane, comunque, il solito problema della liquidità. “Con i tempi di pagamento tra le imprese private in costante aumento, tantissime attività sono a corto di liquidità, anche perché le banche, in particolare alle piccole imprese, continuano a erogare il credito con il contagocce. Questa situazione, se ancora ce ne fosse bisogno, dimostra con chiarezza la responsabilità cruciale che grava sulle imprese nel garantire il corretto flusso fiscale verso lo Stato”, ha spiegato la Cgia

 

Per approfondireConcordato preventivo, tetto per gli affidabili, niente sanatoria. Ecco le novità

L’altra scadenza del 30 giugno

Se la scadenza di oggi sta togliendo il sonno a molti contribuenti in preda alle difficoltà di reperire i soldi per onorare le richieste del fisco, anche la scadenza di lunedì 30 giugno sarà tra le più importanti dell'anno. Nonostante il Consiglio dei ministri abbia rinviato al 21 luglio - senza alcuna maggiorazione - il pagamento dell'Ires, dell'Irap, dell'Irpef e delle addizionali Irpef ai forfettari e alle partite Iva soggette agli Indici Sintetici di Affidabilità (Isa), sempre secondo le stime della Cgia nell'ultimo giorno di giugno è previsto un gettito per l'erario di 17 miliardi di euro. Soldi che arriveranno per il pagamento dell'Ires (9,8 miliardi), dell'Irap (4,9), dell'Irpef (1,5) e delle addizionali regionali/comunali Irpef (900mila)

 

Per approfondireDecreto fisco, ok del Cdm: proroga pagamento imposte 2025 per forfettari

pubblicità

A giugno 59,3 miliardi

In sostanza, tra la scadenza di oggi e quella del 30 giugno, in totale le casse dello Stato riscuoteranno in questo mese complessivamente 59,3 miliardi di euro

L’Imu

Tra le scadenze più importanti di oggi 16 giugno c’è il pagamento dell'Imu, Imposta municipale propria: bisogna versare l'acconto dell'imposta per il 2025 relativamente a tutti gli immobili, ad eccezione delle abitazioni principali, la cosiddetta prima casa, e relative pertinenze, salvo che sia accatastata come A/1, A/8 e A/9 (case signorili, ville o castelli), le aree fabbricabili e i terreni agricoli. Il saldo dell'imposta si pagherà invece entro il prossimo 16 dicembre. È comunque possibile pagare in unica soluzione entro il 16 giugno. Fanno eccezione gli enti non commerciali, che effettuano il versamento in tre rate. Sono circa 25 milioni gli immobili per i quali andrà pagata l'imposta: la spesa prevista è di circa 5 miliardi di euro

pubblicità

La pressione fiscale in Italia

Tra i Paesi Ue, l'Italia nel 2024 si è posizionata al sesto posto per pressione fiscale sulle imprese, con un tasso del 42,6% del Pil, dietro a Danimarca (45,4%), Francia (45,2%), Belgio (45,1%), Austria (44,8%) e Lussemburgo (43). Tra i nostri principali competitor commerciali, solo la Francia presentava un carico fiscale superiore al nostro: gli altri hanno un livello nettamente inferiore. Se in Germania il peso fiscale sul Pil era al 40,8% (1,8 punti in meno rispetto al dato Italia), in Spagna era al 37,2% (-5,4 punti rispetto a noi). Il tasso medio in Ue nel 2024 è al 40,4%, 2,2 punti in meno della nostra media nazionale

Le tasse

La Cgia ha ricordato anche che, oltre ad avere un carico fiscale tra i più elevati d'Europa, l'Italia è il Paese - insieme al Portogallo - dove pagare le tasse è più difficile, in particolar modo per le imprese. Secondo le ultime statistiche elaborate dalla Banca Mondiale, i nostri imprenditori “perdono” 30 giorni all'anno (pari a 238 ore) per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute, per completare tutte le dichiarazioni dei redditi e per presentarle all'Amministrazione finanziaria, per effettuare il pagamento online o presso le autorità preposte. In Francia per espletare le incombenze burocratiche derivanti dal pagamento delle tasse sono necessari, invece, 17 giorni (139 ore), in Spagna 18 (143 ore) e in Germania 27 (218 ore). La media dell'Area dell'Euro è di 18 giorni (147 ore). I dati si riferiscono a una media impresa (società a responsabilità limitata), al secondo anno di vita e con circa 60 addetti

pubblicità

Evasione in calo

Nel 2024 l'Agenzia delle Entrate ha recuperato dalla lotta all'evasione fiscale 33,4 miliardi di euro: una cifra che costituisce un record assoluto. A questa buona notizia se ne affianca un'altra: secondo il ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef), infatti, l'evasione sarebbe in calo. Se nel 2017 toccava i 108,4 miliardi di euro, nel 2021, ultimo anno in cui il dato è disponibile, è scesa a 82,4 miliardi: di questi, 72 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,4 sono il "frutto" dell'evasione contributiva

Il commento

“Sebbene non possiamo contare su oltre 82 miliardi di euro di entrate tributarie e contributive ogni anno, negli ultimi tempi l'Amministrazione finanziaria italiana ha imboccato la strada giusta e per gli evasori la vita è diventata molto più difficile. Grazie all'applicazione della compliance fiscale, dello split payment, della fatturazione elettronica e dell'invio telematico dei corrispettivi, una serie di contribuenti - tra cui gli evasori seriali, chi riceveva i pagamenti dallo Stato per un servizio o una prestazione lavorativa resa e poi non onorava il pagamento dell'Iva e, infine, i professionisti delle cosiddette "frodi carosello" - sono stati indotti a ravvedersi. Certo, il lavoro da fare rimane ancora molto, ma le misure messe in campo in questi ultimi anni stanno riscuotendo un buon successo”, ha sottolineato la Cgia

pubblicità

Le regioni

Guardando alle regioni, per gli 82,4 miliardi di euro di evasione fiscale stimati dal Mef l'area geografica che in valore assoluto registra l'evasione più elevata d'Italia è la Lombardia con 13,6 miliardi. Seguono il Lazio con 9,2 e la Campania con 7,7. Visto che la Lombardia conta quasi 10 milioni di abitanti - mentre il Lazio e la Campania rispettivamente 5,7 e 5,6 - da un punto di vista comparativo è più "corretto", spiega la Cgia, misurare il mancato gettito imputabile agli evasori calcolando l'incidenza percentuale dell'evasione sul gettito tributario e contributivo incassato in ciascuna regione. Utilizzando questa modalità, il tasso di evasione più elevato si attesta al 20,4 per cento e riguarda la Calabria. Al 19,1 c’è la Campania, al 18,7 la Puglia e al 18,3 la Sicilia. L'area più "fedele" al fisco d'Italia, invece, risulta essere la Provincia Autonoma di Bolzano, con un tasso dell'8,6%. La media Italia è al 12,5%

 

Per approfondireTasse, dai ristoranti alle discoteche: le categorie che evadono di più

pubblicità