Cedolare secca scelta da 3,1 milioni di proprietari. Cresce il gettito: vale 3,7 miliardi
EconomiaIntroduzione
Aumenta il ricorso alla cedolare secca sugli affitti. Dalle ultime statistiche del Mef sulle dichiarazioni dei redditi 2024, si rileva infatti il trend di continua crescita del numero dei locatori che optano per la tassa piatta (al 21% o al 10%), scelta nel 2023 da 3,1 milioni di proprietari, il 3,8% in più del 2022.
Quello che devi sapere
Gettito da 3,7 miliardi
- L'ammontare imponibile originato nel 2023 dagli affitti rientranti nel perimetro della cedolare è stato pari a 21,6 miliardi di euro, l'8,6% in più rispetto al 2022, mentre il gettito effettivo dell'imposta dichiarata ha oltrepassato i 3,7 miliardi di euro.
Per approfondire: Cedolare secca affitti, +3,8% e incasso record: i dati
L’aliquota al 21%
- La cedolare secca si distingue per 3 distinte aliquote applicabili ai diversi tipi di contratti di locazione, offrendo comunque opzioni vantaggiose per i proprietari in tutti i casi. In particolare, l'aliquota al 21%, per i contratti di locazione a canone libero, che offrono maggiore flessibilità nella definizione del canone e in cui rientrano anche gli affitti brevi di un solo immobile, nel 2023 ha garantito un imponibile di 13,7 miliardi di euro, mettendo a segno un +7,4% rispetto ai 12,8 miliardi del 2022. In media, i quasi 2 milioni di locatori che l'hanno scelta hanno percepito un reddito d'affitto lordo di 6.940 euro nel corso del 2023.
Per approfondire: Cedolare secca o tassazione ordinaria? Quale regime fiscale conviene di più a chi affitta
L’aliquota al 10%
- Il 10% si applica sui contratti a canone concordato, riservati a specifici Comuni con alta tensione abitativa o a categorie particolari come studenti universitari e locazioni transitorie (da 1 a 18 mesi). L'aliquota, spiega Fisco Oggi, è particolarmente vantaggiosa per i proprietari che desiderano accedere a benefici fiscali mantenendo canoni competitivi. Lo dimostra il fatto che è stata scelta da oltre 1 milione di proprietari, 1.108.560, i quali in media hanno raccolto un affitto annuale lordo nel 2023 pari a 5.720 euro.
Per approfondire: Città in affitto (breve): come Airbnb cambia le nostre vite. La nuova puntata di Overview
Locazioni brevi
- Le statistiche del Mef riportano infine i dati relativi ai redditi derivanti da contratti di locazione breve, ossia che non superano i 30 giorni, stipulati da comodatari ed affittuari (circa 30mila). L'imponibile è stato di 438 milioni di euro, con una media di 14mila euro annui lordi
Confedilizia, cedolare al 10% sia estesa in tutta Italia
- Il presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, commentando le cifre sulla cedolare secca, ha detto: “I dati sul canone di locazione annuo percepito in media dai proprietari, circa settemila euro per i contratti con cedolare al 21% e meno di seimila per quelli con aliquota al 10%, rendeono chiaro come alcune cifre in circolazione siano limitate a pochissime realtà. Quanto, in particolare, all'aliquota 10%, prevista per gli affitti calmierati, occorrerebbe stabilire per legge la sua applicabilità in tutta Italia, anche per ridurre la pressione abitativa sui comuni di maggiore dimensione”
La proposta per i negozi
- Appena qualche giorno fa, lo stesso presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha ricordato che "di fronte a una desertificazione commerciale sempre più estesa, è incomprensibile come ancora non vengano varate due misure che contribuirebbero a contrastare con efficacia questa deriva. La prima è l'introduzione della cedolare secca sulle locazioni non abitative, prevista dalla riforma fiscale approvata dal Parlamento nell'agosto del 2023 ma non ancora attuata. La seconda è il superamento della legge 392 del 1978, che impone vincoli contrattuali che erano sbagliati quando furono pensati (mezzo secolo fa), ma che sono addirittura surreali nell'Italia del 2025".
Le sentenze della Cassazione
- Intanto nei giorni scorsi sono arrivate due sentenze della Cassazione che hanno ribadito quanto detto già lo scorso anno con la sentenza 12395/2024: la cedolare secca si deve applicare sugli affitti di case anche se l’inquilino è un’impresa che stipula i contratti per le esigenze abitative dei suoi dipendenti. In sostanza il regime di tassazione flat non può essere negato se la controparte è un operatore economico con partita Iva, ma che stipula l’accordo per soddisfare il bisogno abitativo di un suo dipendente.
La posizione dell’Agenzia delle Entrate
- Finora l’Agenzia delle Entrate ha tenuto una linea di chiusura sul tema, anche dopo la pronuncia di un anno fa della Suprema corte, precisando che una sola apertura da parte della Cassazione non bastava, ritenendo “opportuno attendere la formazione di un consolidato indirizzo interpretativo, anche a tutela delle esigenze di gettito erariale”.
Per approfondire: Affitti brevi o tradizionali, cosa conviene di più e come cambia il mercato. Il confronto