Fondo di solidarietà Ue, dal 2002 Italia ha ricevuto più soldi di tutti per calamità: dati
L’alluvione in Emilia-Romagna ha riacceso la questione sui fondi destinati alla Regione e anche sui finanziamenti europei: dal 2002 l’Italia ha ricevuto la fetta più grande del Fondo di solidarietà destinato ai Paesi comunitari vittime di calamità naturali. Si fatica a usare i soldi europei, invece, per le opere di prevenzione, a causa dei tempi lunghi di realizzazione dei progetti. Di questo si è parlato nella puntata di “Numeri”, il programma di Sky TG24 andato in onda il 20 settembre 2024
- Quasi 3 miliardi di euro stanziati per il ripristino dei danni provocati dall'alluvione del maggio del 2023; altri 580 milioni messi sul tavolo dal ministero dell'Ambiente, ma in 14 anni, per le opere contro il dissesto idrogeologico e, infine, anche i fondi dell’Unione europea. A poche ore dall’alluvione subita dall’Emilia-Romagna si discute dei fondi destinati ai territori già colpiti nel 2023 e dei progetti di prevenzione. Di questo si è parlato a “Numeri”, il programma di Sky TG24 andato in onda il 20 settembre 2024
- L’Italia è il Paese che riceve la fetta più grande del Fondo di solidarietà europeo, che sostiene i Paesi europei in caso di gravi catastrofi naturali: dal 2002 ad oggi ha ricevuto quasi il 40%
- Il Fondo ha aiutato l’Italia anche nel 2023: per le alluvioni di quell'anno l’Unione europea ha stanziato 447 milioni di euro, più dei 428 della Slovenia e dei 101 della Grecia
- Il Fondo di Solidarietà Ue contribuisce solo in parte: in occasione del terremoto del 2016-2017 i danni vennero stimati in 23,5 miliardi di euro ma l’Europa diede 1,2 miliardi di euro
- Un tema importante è poi la prevenzione, cioè quelle opere di difesa del suolo: dal 1999 le richieste delle Regioni sono arrivate a costare 26 miliardi, mentre i fondi teoricamente disponibili erano 21 miliardi
- C’è anche un problema di tempi: il tempo medio di realizzazione dei lavori è di 5 anni, che si allungano rispettivamente a 6, per i lavori dal valore sopra il milione di euro, e a 7 per quelli sopra i due milioni
- A pesare maggiormente nella tempistica sono soprattutto la realizzazione del progetto e dell’opera, rispettivamente di 28 e 22 mesi. A ciò si aggiunge la scelta dell’impresa, pari a 8 mesi
- Tempi così lunghi mal si conciliano con le scadenze del PNRR, che prevedono lavori entro un massimo di 5 anni. Troppo poco se il tempo per le opere sopra i 2 milioni arriva invece a 7 anni
- Per questo i fondi destinati ai progetti contro il dissesto idrogeologico sono stati ridimensionati, passando dal 4,6% della prima versione all’1,5% dell’ultima
- Una parte dei fondi del PNRR sono stati stornati e destinati alle Regioni colpite all’alluvione del 2023: si tratta di quasi 1,2 miliardi, che però non sono stati sbloccati. A questi si aggiungono quelli destinati ad altre tipologie di interventi e al monitoraggio dei rischi