Bonus colf e badanti 2024, da oggi è possibile fare domanda: i requisiti
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A partire dall'1 aprile è possibile richiedere la misura che prevede la decontribuzione totale per coloro che assumono collaboratori per l'assistenza di anziani con almeno 80 anni, non autosufficienti e titolari di indennità di accompagnamento. Si ha diritto all'agevolazione sia in caso di prima assunzione che di trasformazione del contratto a tempo indeterminato
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- Da oggi, 1 aprile, è possibile fare domanda per il bonus colf e badanti per il lavoro domestico, varato dal governo con un decreto-legge lo scorso 26 febbraio. La misura è finanziata con 137 milioni dal 2024 al 2028, attingendo al programma nazionale “Giovani, donne e lavoro 2021-2027”
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- Si tratta di un esonero totale, fino a 3mila euro annui, per assumere collaboratori che assistono anziani che hanno almeno 80 anni, non sono autosufficienti e sono titolari di indennità di accompagnamento
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- La decontribuzione è al 100% e riguarda sia i versamenti contributivi (INPS) sia quelli assicurativi (INAIL)
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- Attenzione però ai requisiti: possono accedere al bonus badanti solo i nuclei familiari con ISEE in corso di validità fino a 6mila euro
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- Ma quando spetta il contributo? Si ha diritto ad averlo sia in caso di prima assunzione sia di trasformazione del contratto a tempo indeterminato. L’esenzione non è invece concessa se risulta cessato da meno di sei mesi un rapporto di lavoro tra il badante e la famiglia che accede allo sgravio
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- Non è ammessa l’eventuale assunzione di parenti o affini, tranne in caso di assistenza a invalidi, ciechi o religiosi
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- Come viene riportato nel decreto, il bonus viene introdotto nelle misure per il lavoro col fine di “promuovere il miglioramento del livello qualitativo e quantitativo” dell'assistenza alle persone non autosufficienti e “favorire la regolarizzazione del lavoro di cura prestato al domicilio”
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- L’ultimo Rapporto promosso dall’Osservatorio Domina ha registrato che nel 2022 c'era stata una diminuzione significativa nell’assunzione di colf e badanti in Italia, pari a -7,9%, dovuta all’esaurimento degli effetti della “sanatoria” che ha consentito la regolarizzazione di molti lavoratori domestici stranieri, riportando gli assunti regolari ai livelli del 2016