Pubblica amministrazione, taglio del bonus per i dirigenti che ritardano i pagamenti
La Pubblica amministrazione non può più allungare i tempi di pagamento delle fatture. I debiti verso le imprese andranno saldati in 30 giorni, nel caso di un’azienda sanitaria si può arrivare a 60. Chi non centra il target, si vedrà tagliato il premio di un minimo del 30%
- I dirigenti della Pubblica Amministrazione che non pagheranno tempestivamente le fatture per beni e servizi acquistati dalle loro amministrazioni, si vedranno ridurre i premi di risultato. E lo stesso vale per i loro superiori, direttori e capi di dipartimento. I debiti verso le imprese andranno saldati in 30 giorni o 60 nel caso a pagare debba essere un’azienda sanitaria
- Come riporta Il Messaggero, se il governo non centra l’obiettivo rischia di perdere il versamento dei fondi europei e di pagare una multa che può arrivare a una cifra molto cara, dato che verrà calcolata per ogni giorno di mancato rispetto dei tempi
- Una circolare firmata dal Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, e dal direttore del Dipartimento della Funzione Pubblica, Marcello Fiori, spiega che nei contratti di chi si occupa dei pagamenti andranno inseriti degli obiettivi per il rispetto dei tempi di pagamento delle fatture commerciali e che questi obiettivi dovranno essere valutati ai fini del riconoscimento dei premi di risultato
- Chi non rispetta le scadenze per il saldo delle fatture si vedrà tagliato il premio di un minimo del 30%. Gli organi di controllo di regolarità amministrativa, cioè i revisori che sono presenti in ogni amministrazione, dovranno verificare che nel riconoscimento dei bonus ai dirigenti si sia tenuto correttamente conto del rispetto dei tempi di pagamento
- Il provvedimento sottolinea che le verifiche sul rispetto delle tempistiche dei pagamenti dovranno essere generalizzate, ovvero tutte le amministrazioni saranno controllate
- Già nel 2023 l’Italia si era impegnata a pagare in 30 giorni le fatture. L’obiettivo inserito nel Pnrr però non era stato raggiunto, perciò è stato spostato al 2025, ma la prima verifica sarà fatta, secondo gli accordi presi con la Commissione europea, sulle fatture pagate nel 2024, cioè quest’anno
- Inizialmente dovranno essere saldate rispettando le scadenze almeno l’80% di tutte le fatture emesse verso le amministrazioni pubbliche per poi salire al 95%. La Commissione europea svolgerà un controllo severo su questi obiettivi
- Dopo una prima condanna per violazione della direttiva europea sui tempi di pagamento, l’Italia è stata di nuovo deferita alla Corte di Giustizia. Una procedura di infrazione cosiddetta di “seconda fase” che porterà direttamente a una multa (che aumenterebbe per ogni giorno di mancato rispetto delle regole Ue), se il Paese sotto accusa non riuscirà a portare delle motivazioni convincenti per disinnescare il procedimento
- L’Osservatorio dei conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano, in un rapporto, ha ricordato come diverse amministrazioni paghino prioritariamente le fatture di importo più elevato (quelle delle grandi imprese), rimandando quelle di valore inferiore. “Questo meccanismo”, si legge nel rapporto, “permette alle amministrazioni di spostare la media ponderata dei ritardi di pagamento grazie al peso maggiore delle fatture più voluminose”. Ma potrebbe mettere in difficoltà le imprese medio piccole che vedrebbero ritardati i pagamenti verso di loro
- Le Pa dovranno mettere fine a questo tipo di escamotage per non incorrere in sanzioni. Inoltre, la commissione europea ha chiesto e ottenuto che siano messe a disposizione tutte le fatture e i contratti stipulati con i fornitori per verificare che non ci siano clausole illegittime che autorizzino pagamenti più lunghi