Btp, rendimento in calo: cosa succede e come gestire gli investimenti
I prossimi giudizi sulla Legge di bilancio da parte della Commissione europea, se negativi, potrebbero indurre i rendimenti al rialzo. Ma non succederebbe prima della prossima primavera: al momento è consigliabile mantenere le attuali posizioni in medio-lungo termine
- I rendimenti dei titoli di Stato sono in netto calo con gli investitori che sono pronti a scommettere su un taglio dei tassi a partire dall'anno prossimo. Lo spread tra Btp e Bund è sceso a 174 punti nella giornata di ieri, 22 novembre
- Il rendimento del decennale italiano è sceso al 4,3%. In calo anche il tasso del Bund tedesco al 2,52% (-6 punti). Flettono anche quelli della Spagna al 3,51% (-7 punti) e quello della Grecia al 3,75% (-5 punti)
- Come spiega Il Corriere della Sera nella sezione Economia, nella diminuzione dei rendimenti un peso ce l’ha anche il calo dello spread Btp-Bund, che il primo settembre scorso era ai minimi dell’anno con quota 163. Da lì però ha iniziato a salire fino a raggiungere quasi 208
- La discesa degli ultimi giorni è dovuta all’effetto Moody’s, che ha confermato per il debito italiano il rating Baa3, con prospettiva stabile
- A meno che non si verifichino eventi come choc o guerre, è verosimile che nei prossimi mesi i rendimenti tenderanno a rimanere stabili su questi nuovi livelli. Ecco perché, prosegue Il Corriere, mantenere le posizioni in Btp a medio lungo termine appare l’opzione più corretta
- Inoltre è tornato positivo il rendimento reale degli investimenti in titoli a reddito fisso grazie al calo dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% (a ottobre in Italia si è raggiunto un tasso dell’1,8%)
- Va detto che i prossimi giudizi sulla legge di bilancio da parte della Commissione europea, se negativi, potrebbero dare una scossa ai rendimenti e indurli al rialzo, provocando perdite sui titoli già emessi. Tuttavia, arriveranno non prima della prossima primavera
- Il Corriere sottolinea anche la tendenza al calo “assoluto” dei rendimenti pagati dalle emissioni governative, facendo l’esempio degli Stati Uniti. Prima c’è stato un rialzo costante, con il rendimento dei Tresury a dieci anni del Tesoro passati da 3,79% del 3 gennaio al 5% del 19 ottobre. Stessa cosa per i titoli a 30 anni, passati da un rendimento del 3,88% di inizio gennaio al 5,11% del 19 ottobre
- Da allora al 22 novembre però sono iniziati i cali: il decennale è passato dal 5% al 4,44% di oggi e il bond a 30 anni dal 5,11% al 4,57% odierno. Per entrambe le emissioni il calo dei rendimenti è stato superiore a 50 centesimi. Al contrario, restano alti i tassi sui titoli statunitensi ”corti”, a scadenza 1-3-6-12 mesi, tutti prossimi al 5,5%
- Questo meccanismo è detto inversione della curva dei rendimenti e – prosegue il Corriere Economia – fa ipotizzare che una diminuzione dei tassi di interesse da parte della Fed non sia alle porte. Nello specifico, non dovrebbe avvenire entro i prossimi 6-12 mesi